Le vibrisse di Goffredo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

Le vibrisse di Goffredo

Ieri sera ho guardato Bettini dal vivo. La sua confessione esistenziale mi è piaciuta: uomo che ha un rapporto intelligente con la politica ma che non ha le risorse bio-psichiche per misurarsi con la leadership. Un contingente nel quale siamo legioni. E vien da chiedersi se non sia il caso, per sedare la discrasia, che molti di noi si diano all’ippica.

Detto questo la sua linea (un’alleanza a più gambe: Pd, 5s più altri e un’area di centro che Renzi dovrebbe federare) è talmente incontrovertibile da sconfinare nel truismo. Una volta dismessa l’idiozia del ‘partito maggioritario’, va da sè che la destra può essere contrastata solo con un’ampia alleanza di forze. Un sano ritorno al centro-sinistra come trama d’alleanza tal quale era stato concepito dal vituperato D’Alema, prima che tracimasse la sbornia fondativa del Pd. Ma anche una ripresa dei fondamenti togliattiani, e scendendo per li rami, persino dei fronti popolari della terza Internazionale di Dimitrov. Senonchè il ‘maggioritarismo’ non era solo una retorica identitaria da scimuniti ma un’asse politico: saturare a sinistra, per coscrizione obbligatoria, e dilagare al centro, per vocazione. Come si fosse democrat americani. Per questo un discorso così ovvio trova tanti inciampi. Esso richiederebbe infatti una rifondazione del Pd come classica sinistra riformista, delegando il centro a fare la sua parte fuori da sè. Un’impresa che richiederebbe la sostituzione (o la rieducazione in campi di lavoro) dei tre quarti del suo ceto dirigente. Un’impresa ardua almeno quanto quella che porti alla riunificazione di disadattati egolatrici come Renzi e Calenda assieme ai bambini di satana di Più Europa. Perciò un programma tanto ovvio quanto ardito. Da far tremare le vibrisse.

Ma c’è dell’altro. Richiesto di pronunciarsi sulla proposta avanzata da Merlo di D’Alema come Candidato capitolino il nostro si è ritratto dietro argomenti di goffa futilità, quali l’inesperienza amministrativa (sic!) di D’Alema, come se gente come Letta e Sassoli e prima di loro Veltroni e Rutelli avessero fatto praticantato in qualche comune…. In realtà D’Alema, anche in virtù della sua fede giallorossa, oltre che per i suoi rapporti internazionali e l’alto lignaggio del profilo curricolare sarebbe il candidato naturale per l’Urbe. Cosa che tra l’altro lo trarrebbe dal suo neghittoso isolamento da accademico rubato alla politica neanche fosse Giuliano Amato. Sarebbe anche un primo atto di buona volontà sul percorso di riunificazione della sinistra riformista. Mettendo fine alla diaspora. Ma è evidente che nel tremebondo Pd, reo d’aver portato in Campidoglio un idiot savant come Marino e come conseguenza delle orfiniane gesta la Raggi, la sola idea è irricevibile. Predica bene il Goffredo, ma il sedimento veltroniano che è in lui è duro da smaltire…..

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.