Fonte: MicroMega
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di Enrico Grazzini 5 maggio 2015
In apparenza Tsipras e Merkel si stanno giocando il futuro dell’Europa. Ma in effetti, il sogno europeo è già morto e sepolto sotto i colpi dell’euro-marco. Comunque vadano le trattative tra la Grecia del socialista Alexis Tsipras e l’Unione Europea, guidata dal mastino Angela Merkel, il destino dell’Unione Europea è già segnato. Le illusioni di una Europa più forte e più giusta sono ormai del tutto ingiustificate. La UE è ormai apertamente nemica dei popoli. L’Europa è ormai solo l’alibi dei governi europei di tutti i colori per imporre le riforme strutturali neo-liberali volute dalla grande finanza: riduzione del costo del lavoro, disoccupazione, abbattimento selvaggio del welfare, privatizzazioni, compressione dei diritti sociali e politici, riduzione della democrazia a feticcio formale.
Le regole europee della moneta soffocano l’Europa, ma nessuna regola vincola invece la grande finanza. “Vi tolgo tutto in nome dell’Europa”. Questo è ormai lo slogan dei governi “europeisti” per perseguire drastiche politiche di destra, come quelle di Matteo Renzi. I governi europei e le elite dirigenti delle nazioni europee sono diventati dei semplici portavoce di interessi sovranazionali – istituzioni europee e grande finanza – che perseguono politiche di prolungamento della crisi.
L’Unione Europea è già fallita così come sta fallendo anche l’euro, che è diventato il vero simbolo del disastro europeo. Doveva diventare il contrappeso della prevalenza assoluta del dollaro come valuta internazionale di riserva. Invece ormai il dollaro domina proprio grazie all’inconsistenza dell’euro. Secondo il Fondo Monetario Internazionale la quota dell’euro sulle riserve di valute internazionali detenute dalle banche centrali di tutto il mondo è scesa al 22%, il punto più basso rispetto al 2002, mentre il dollaro è salito al 63%. Al di là delle oscillazioni, le banche centrali di tutto il mondo stanno vendendo euro per comprare dollari.
Perché l’Eurogruppo vuole fare fallire la Grecia
L’euro è già una moneta in ritirata e l’Unione Europea è in frantumi: è tenuta unita solo dal fatto che nessuno sa come uscire dall’euro. Gli Usa di Obama paradossalmente puntellano l’euro perché hanno paura del fatto che l’euro possa crollare trascinando con se il caos globale, come successe con il caso della banca d’affari Lehman Brothers. Allora, nel 2008, una “piccola banca d’affari” fallita stava per provocare il crollo globale. Lo stesso potrebbe accadere sette anni dopo con la Grecia, secondo gli strateghi americani. La Grexit avrebbe conseguenze imprevedibili in Europa e nel mondo. Per questo motivo gli Usa sostengono l’euro e implorano la Germania perché risolva il problema greco.
La Germania fa invece un calcolo cinico, guidata dai suoi interessi nazionalistici. Merkel crede che il Quantitative Easing della BCE, che compra ogni mese decine di miliardi di titoli pubblici europei, possa arginare le conseguenze della Grexit, l’uscita della Grecia dall’euro. La BCE ha preparato il QE in previsione della Grexit: crede che finché inietterà miliardi di euro nelle casse delle banche e degli stati europei, anche se la Grecia uscirà, la speculazione non affonderà la moneta unica così come invece tentò di fare nel 2010.
Questo è il calcolo della BCE e della Merkel: molto probabilmente la cancelliera tedesca si augura che la Grecia esca dall’euro perché sa che, con il 175% del debito sul PIL, il paese ellenico è già fallito, e che la sua permanenza nell’euro richiederebbe continuamente nuovi aiuti. Secondo Paul De Grauwe, forse il maggiore economista monetario europeo, sembra proprio che l’Eurogruppo voglia deliberatamente fare fallire la Grecia[1].
Eppure, sul piano puramente finanziario, l’Eurogruppo potrebbe facilmente salvare la Grecia, che rappresenta solo il 3% del debito europeo. Potrebbe cancellare in un solo colpo il 50% del debito greco. Nessuno soffrirebbe per questo. La Troika (UE, FMI, BCE) che detiene il debito greco potrebbe farlo scomparire nei suoi bilanci, perché è composta da organismi pubblici che non devono rendere conto a nessuno. Nessuna banca e nessun paese europeo fallirebbe se si ristrutturasse il debito greco fino a cancellarlo.
Ma il problema è invece politico. Se la Merkel decidesse di graziare la Grecia dovrebbe dire apertamente al mondo, ai cittadini europei e ai suoi elettori, che la politica che sta perseguendo ora è folle e suicida, che l’austerità è contrproducente in un periodo di crisi. E questo ovviamente la Merkel non può e non vuole farlo.
Non si sa ancora chi vincerà: se l’Europa della Merkel e di Juncker riuscirà a schiacciare Syriza, a dividere il movimento-partito di Tsipras, e a spaccare la società greca, tra buoni e ossequiosi europeisti, e cattivi anti-europei; o se invece Tsipras riuscirà a strappare un compromesso onorevole e salvare la faccia di fronte ai suoi elettori. Il premier greco ha già avvertito che se non riuscirà a ottenere un compromesso almeno minimamente accettabile, indirà un referendum, in pratica per chiedere al popolo greco se intende o meno restare sotto il giogo della moneta unica teutonica.
In effetti, se Tsipras perderà, perderà anche l’Europa; ma se Tsipras riuscirà in qualche modo a cavarsela con un buon compromesso – cosa che al momento appare assai difficile, se non impossibile – questa UE perderà ugualmente, perché tutti capiranno immediatamente che l’attuale politica europea è un suicidio folle. In tutti i casi, sperare che la Germania, l’Eurozona e l’Unione Europea si redimano e riducano i debiti dei paesi deboli è una pura illusione, coltivata in Italia solo da pochi benpensanti della sinistra che fu radicale.
L’euro è una moneta-zombie
Una moneta unica per economie molto diverse e per stati con storie così differenti si sta dimostrando una camicia di forza che fa comodo solo alla Germania, alla grande finanza e alle multinazionali in grado di finanziarsi su più mercati. Le nazioni più deboli, le famiglie, il lavoro e le piccole e medie aziende pagano l’euro.
A causa dell’euro la prospettiva di una Europa più forte, più unita e più giusta non esiste più. L’euro però è un cattivo calcolo, anche per chi sta approfittando della moneta unica. E’ una moneta senza più prospettive, se non la pura sopravvivenza. Finché durerà …. perché la BCE ormai gioca solo in difesa! Finora alla Germania conviene però tenere l’euro così. L’euro fa male a tutta L’Europa ma fa bene alla Germania, che ha una crescita stabile, del 2% circa, che ha il 5% di disoccupazione, e una bilancia commerciale sempre più in attivo (6-7% sul PIL).
L’euro è deflazionistico per struttura, per difetto genetico: non solo non permette svalutazioni per riallineare i prezzi dei diversi paesi ma non consente neppure manovre anticicliche per rilanciare l’economia in tempi di crisi. Impone sempre e comunque il pareggio di bilancio pubblico. La moneta unica frena l’economia, provoca miseria e disoccupazione, divide e crea conflitti, invece di unire e costruire la pace. Nel frattempo l’Europa si scioglie.
In Gran Bretagna tutti i partiti, laburisti, conservatori, liberali, sono – giustissimamente – contro l’euro, e si sta discutendo solamente se abbandonare anche la UE o se invece continuare a sfruttare l’enorme potenziale del mercato europeo. L’Ucraina mette a nudo l’impotenza dell’Europa di fronte al rinnovato conflitto tra gli Usa e la Russia nelle terre dell’Europa orientale. L’Europa conta nulla, e a partecipare alle trattative con Putin sul futuro dell’Ucraina vanno solo la Merkel e quel genio politico di Francois Hollande.
La Grecia vuole essere un monito per tutti i paesi europei: chi si adegua alla politica europea di austerità andrà sempre peggio, ma anche chi si ribella perderà. Sembra che non ci sia via di uscita alla tragedia europea. Ma le elezioni in Gran Bretagna, in Spagna e in Portogallo sono imminenti: è difficile che l’Unione Europea possa resistere di fronte alla protesta verso la disoccupazione dilagante. I governi dovrebbero reprimere duramente le proteste popolari per riuscire a rimanere in questa Unione Europea che provoca miseria. Non è certamente una prospettiva allettante.
La moneta parallela è l’unico possibile argine alla rovina europea
Sul piano monetario c’è ormai solo una possibilità di resistere all’euro aggirando i suoi stupidi vincoli: creare a livello nazionale una moneta parallela. Occorre dare ossigeno monetario all’economia reale e affiancare all’euro una moneta nazionale complementare. Infatti l’euro è un disastro ma uscire dall’euro in maniera unilaterale sarebbe come fare un salto in un burrone del quale non si vede il fondo sperando che non sia troppo profondo.
Una moneta complementare all’euro è indispensabile e urgente per riuscire finalmente a realizzare una politica keynesiana di espansione dell’economia reale e dell’occupazione: l’economia uscirebbe dalla trappola della liquidità, dal soffocamento per mancanza di moneta, attualmente abbondante ma intrappolata nei circuiti finanziari.
La nuova moneta dell’economia reale non può essere però una moneta bancaria, perché le banche si tengono ben stretta i miliardi di euro che la BCE ha versato e versa a loro favore. La nuova moneta non può neppure essere una moneta legale, dal momento che la moneta legale dell’Europa è monopolio della BCE, e perché una nuova valuta nazionale si svaluterebbe subito. La nuova moneta non può essere altro che un titolo emesso dallo stato garantito dalle entrate fiscali, e quindi con un valore stabile a livello nazionale.
Un titolo di credito fiscale immediatamente convertibile in euro potrebbe rimettere in moto l’economia[2]. La moneta riprenderebbe a circolare nell’economia reale e la produzione e il PIL potrebbero finalmente tornare a crescere. E con il PIL crescerebbero le entrate fiscali e diminuirebbe il debito pubblico. Gli stati nazionali, la politica e la democrazia potrebbero finalmente riprendere voce e contrastare la dittatura tedesca e lo strapotere della grande finanza. Finalmente si potrebbe davvero ridiscutere con la Merkel e il suo complice, il vicepremier socialista Sigmar Gabriel, da posizioni di forza, e non di debolezza, l’intera architettura di questo disgraziato euro. Finalmente si potrebbe pensare di rifondare l’Europa della cooperazione e non della sventura.
NOTE
[1] Paul De Grauwe, “Are Creditors Pushing Greece Deliberately Into Default?” Social Europe, 28 aprile 2015
[2] Vedi l’appello “Per Una Moneta Fiscale Gratuita: Uscire Dall’austerità Senza Spaccare L’euro” promosso da Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Luciano Gallino, Enrico Grazzini, Stefano Sylos Labini, Maria Luisa Bianco, Massimo Costa, Stefano Lucarelli, Guido Ortona, Tonino Perna.
1 commento
bravo un ottimo ragionamento