di Alfredo Morganti – 21 ottobre 2015
A quanto pare, il Parlamento approverà una legge di stabilità ‘alla Berlusconi’, per stessa ammissione di Renzi. Dico ‘a quanto pare’, perché come essa sia fatta, letteralmente, non lo sa nemmeno Padoan. “E ho detto tutto” (cit. Peppino De Filippo). È una ‘cosa’ che nasce pian piano, giorno per giorno, un work in progress. Un castello di carte, appunto. House of cards. Peccato che il Consiglio dei Ministri l’abbia già approvata, ancor prima che essa si erga. Cosa abbia approvato, tuttavia, non si sa. Perché i famosi ‘castelli’ ieri non pagavano oggi sì. Ma pagheranno che cosa: la Tasi, l’IMU, o entrambi? Scusate, qualcuno avverte per favore Padoan che Renzi è nella modalità ‘bilancio pubblico creativo’? Che il premier è pieno di post it attorno a sé e non sa quale sia l’ultimo che ha compilato come memorandum personale?
Diciamo allora una cosa: questa legge di stabilità non è ‘alla Berlusconi’, ma è ‘alla Renzi’, almeno nelle modalità in cui sta nascendo. È una sommatoria di annunci, sparate, illazioni e di fiato perso. Un’escalation di affermazioni gratuite, casuali, da operetta politica o da comica finale. Come se i tasselli del puzzle nascessero prima del puzzle stesso. Un anacronismo: valli a incastrare! Non mi meraviglierei che la legge gliela stia scrivendo Proforma, un’agenzia di comunicatori, e che le slides siano esse stesse la legge stabilità di cui tutti parlano senza averla mai vista e prima ancora averla mai scritta. Non mi stupirei che essa contempli articoli contraddittori, tipo: i castelli pagano la Tasi ma-anche no. Pagano l’IMU ma-anche no. Oppure: per il contratto degli statali ci sono 300 milioni di euro, 200 milioni di euro, ma-anche nulla? Mettere la crocetta dove interessa dal punto di vista elettorale. Qualsiasi risposta va bene. E che je frega a Renzi? Mica si chiama Pasquale (a proposito di Totò)!