Le ”riforme di Renzi”. Quelle false e quelle gravi

per Gabriella

articoli@rinascita.eu 24 giugno 2014

Ricapitoliamo il nulla sotto vuoto spinto. Matteo Renzi prosegue nelle sue sventagliate di annunci riformistici. Non importa l’oggetto da sventagliare, il cosa o il che, con quali denaro e come, purché sul frontespizio delle varie pratiche vi sia ben stampigliata la parola “Riforma”.
I cittadini teledipendenti applaudono di fronte a tante folate di vento. “Province abolite”… (salvo costituzione di altri organismo metropolitani o regionali)… “Nuovo sistema elettorale”… con congruo premio, con solidi sbarramenti anti-alternative, con “listini bloccati. “Senato abolito, anzi no, in parte”. “L’immunità resta, ovvero non resta”… “Pubblica amministrazione snellita”… salvo dovute eccezioni… E così via.
Insomma se “riforme” si vedranno, saranno in realtà ondate di fumo a tutto danno del popolo italiano. Creano un Senato da operetta (espropriando al popolo il diritto di eleggere i propri rappresentanti); un nugolo di “nuove Autorità” (l’ultima e quella anti-corruzione) che raddoppiano e triplicano o quadruplicano competenze ministeriali, statali, di controllo o cosiddetta “garanzia”; toccano corporazioni (magistratura, forze armate) con qualche buffetto allegro; “semplificano le tasse” regalando 80 euro a una parte degli italiani aumentando le imposte a tutti quanti, danzano attorno ad un “nuovo parlamento” inventando e subito rimuovendo “immunità” a cascata.
Una volta questo ignobile gioco delle tre carte si chiamava “porcata”. Oggi, nell’era renziana, quella del annuncia-una-riforma, mordi-un-po’-di-tasse e fuggi con un altro annuncio, i cittadini teledipendenti vengono “educati” a ritenere “fatti” i progetti annunciati, senza non soltanto andare a vedere se siano stati realizzati, ma senza nemmeno sapere di che cosa si tratti.
Per di più viviamo sotto la guida di una maggioranza di governo (Pd, centristi, centrodestra) formale con un alleato-ombra, Forza Italia che si dichiara tuttora “l’unica opposizione”. Viviamo insomma artigliato da un partito unico di governo destra-centro-sinistra che ha, come uniche opposizioni, il M5 Stelle e la Lega, seguiti a fasi alterne da Fratelli d’Italia e Sel.
Un governo che, a guida Renzi, si propone come bandiera “decente” – giovane, rispettosa degli aut aut atlantici ed burocratici – per la presidenza semestrale di quell’altro mostro mangia denari che è la burocrazia Ue.
Così come da “contratto” evidentemente – dopo Monti, dopo Letta – stilato con i padroni esteri e con il loro maggiordomo del Quirinale e ripetuto sia alla Camera che (in sintesi) al liquidando Senato.
Eccone l’estrema sintesi:
1)    L’Italia va a Bruxelles puntando sui “un pacchetto di riforme puntuale, specifico, legato a visione di insieme”, da presentare chiedendo in cambio un riconoscimento di quella flessibilità che sta dentro le regole Ue”.  Perché, secondo Renzi, “viola il trattato chi parla solo di stabilità, non chi parla di crescita. Senza crescita c’é l’immobilismo.  Noi non chiediamo di violare la regola 3%, a differenza di quello che fece la Germania nel 2003, quando sia la Germania che la Francia chiesero di sforare il 3%”.
2)    “L’Italia intende presentarsi al semestre con un pacchetto unitario di riforme” che si sviluppa su un “arco di tempo sufficiente, un medio periodo politico di mille giorni: dal primo settembre 2014 al 28 maggio 2017.  Indichiamo un arco temporale ampio, sul quale sfidiamo il Parlamento: vi proponiamo un arco di tempo quasi triennale, 1.000 giorni, in cui individuare, già entro l’1 settembre 2014, in modo esplicito come cambiare il fisco, lo sblocca Italia, come interviene dai diritti all’agricoltura, dalla Pa al Welfare,come migliorare il paese”
3)     “L’Europa dovrà avere la forza di gestire in modo unitario e condiviso” ciò che sta accadendo nel Mediterraneo” e “internazionalizzare l’intervento umanitario con un investimento molto forte in Frontex”. Renzi ha ringraziato la Marina italiana, le “donne e gli uomini che lavorano all’accoglienza e con professionalità straordinaria hanno gestito l’emergenza”.
4)       “Prima diciamo dove andiamo, poi chi guida. Chi immagina che il gap di democraticità si colmi solo indicando Juncker o un altro vive su Marte”.
Espresse queste magnifiche ovvietà, peraltro un compendio di precedenti esternazioni offerte da ogni esponente del partito unico di centro-destra-sinistra che ci governa, l’unica cosa da sottolineare è come Renzi abbia glissato sia sulle “raccomandazioni” dell’Ue (Merkel in testa) che hanno aperto le porte alla voluta “flessibilità” sui parametri ma a patto che il governo italiano faccia ingoiare al suo popolo suddito nuove flessibilità di lavoro, nuove liberalizzazioni e nuove privatizzazioni, e sia sul vero “compito a casa” dato all’Italia e all’Ue per il prossimo settembre: la firma di quel vergognoso “Trattato transatlantico” tanto voluto da Obama e dalle compagnie finanziarie e dalle multinazionali delle quali il presidente Usa è il maggiordomo. Un trattato che eliminerà anche ogni più residua traccia di sovranità nazionale in materia di economia, monetaria, produttiva, sociale.

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