Le pietre, o forse il tufo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti,

di Alfredo Morganti – 8 aprile 2016

Filippo Sensi, portavoce di Renzi, ha citato su twitter ‘Pietre’ di Antoine, un cantante francese che interpretò il brano a Sanremo nel 1967. Dice il testo: “Se sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto ti tirano le pietre…”. Come dire, le critiche sono sempre pregiudiziali e non tengono conto di quel che fai davvero. Insomma, ce l’hanno tutti a priori con il premier. Tuttavia, io non so se Sensi (e altri del cerchio magico) abbiano mai letto per intero e con attenzione l’intero testo della canzone. Forse no. Perché a un certo punto si dice: “Qualunque cosa fai capire tu non puoi / se è bene o male quello che tu fai”. A mio parere significa questo: visto che tutti ti tirano le pietre a prescindere, tu non capisci se le critiche che ti vengono rivolte siano vere e giuste, e dunque non capisci ulteriormente se quello che fai sia giusto o sbagliato. In sostanza, se la critica fosse meno pregiudiziale, capiresti se è bene o male quello che fai. E dunque, diceva Antoine nel 1967, cinquant’anni prima del prossimo congresso del PD, le critiche sono utili, altro che! Non è che ce l’hanno sempre con te, e vogliono ‘spazzarti via” per usare un eufemismo rivolto agli oppositori. È grazie alle critiche che si capisce se le scelte fatte siano quelle più appropriate.

Ma ciò avrebbe un senso, naturalmente, se ci trovassimo di fronte a qualcuno che ascolta le critiche, e sia meno egocentrico, meno narciso e meno “disintermediante”. Tant’è che, forse, l’accusa alle critiche di essere pregiudiziali, di essere ‘pietre’ lanciate in malafede, deriva proprio da questo carattere narciso, da un super io mastodontico, colossale, che ha infarcito tutti gli interstizi Palazzo Chigi a quanto pare. Non è da escludere, difatti, che le critiche giungano puntuali, anche perché si è sordi e ciechi alle stesse (e al dibattito attorno). Ritenendo che il mondo sgorghi da noi stessi, e prima vi sia stato il diluvio, e poi la salvezza finale per nostra infaticabile opera. Dio, in pratica. In fondo, citare le ‘pietre’ di Antoine nasce proprio dal mostrare una certa insofferenza alle critiche. Mostra come non si siano compresi sino in fondo i due versi che abbiamo citato or ora, che sono la chiave del brano. E significa non capire quale sia la funzione centrale della critica, e del dibattito politico, e dell’opinione pubblica, e della stampa: ossia, indurci a capire dove eventualmente si stia sbagliando. A questo servono anche le mediazioni, a centrare meglio l’obiettivo, pure al di là delle nostre personali convinzioni. Tant’è che la morale di ‘Pietre’ non è ‘qualunque cosa fai pietre in faccia prenderai’, ma ‘se non accetti le critiche finirai per sbagliare’. La questione non è le pietre che ti tirano, ma il tufo di cui si è corazzati.

PS E certo che il problema non è l’arroganza di Renzi, ma le sue politiche. Ma quell’arroganza è un segnale di stile. Ed è lo stile, si diceva, che “fa l’uomo”. E anche la sua politica.

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