Le mele, le pere e i sondaggi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 15 gennaio 2017

A scuola ci hanno insegnato che le mele e le pere non si sommano mai. Ricordate? Poi ieri ho letto un tweet di Francesco Cundari e ho capito che era in corso il rischio di mischiare i due frutti. Cundari scrive così: “Il sondaggio del Corriere dice che il 69% degli italiani vuole tornare al voto. Titolo: «In calo gli italiani che vogliono le elezioni»”. Credo avesse voluto dire che il Corriere aveva commentato erroneamente il risultato del proprio stesso sondaggio. “Cala la spinta al voto – così ha scritto il giornale – : diminuisce di 8 punti (dal 48 al 40%) la quota di coloro che nel complesso vorrebbero elezioni il più presto possibile”. Cundari invece somma pere e mele. E dice, schermito, che in realtà, se il 69% vuole ancora andare a votare, questa ‘spinta’ al voto non sarebbe affatto esaurita. Ma donde proviene questo 69%? Dalla somma di 40% (coloro che vorrebbero andare al voto “il prima possibile, dopo la sentenza dell’Italicum”- linea Renzi) più 29% (coloro che vorrebbero andare a votare MA a giugno o a settembre, dopo una nuova legge elettorale – linea Mattarella e non solo). Il 40% sono le mele (che un mese fa erano il 48%) mentre il 29% sono le pere (che un mese fa erano il 25%).

Sommare le due linee vuol dire mischiare due sensi diversi, testimoniati da chi, da una parte, è un vero e proprio pasdaran del voto, mentre dall’altra vorrebbe, sì, elezioni anticipate ma con la garanzia prima di una buona legge elettorale, anche a settembre magari. La faglia tra le due posizioni è evidente, guai a ignorarla. Il sondaggio dice chiaramente che stanno diminuendo quelli del voto subito, senza se e senza ma, mentre crescono un pochino quelli che vorrebbero il voto anticipato, ma con la garanzia di una legge elettorale discussa dal Parlamento. Sommando mele e pere, come fa Cundari, si perde questo dettaglio essenziale, davvero significativo. Il Corriere insomma non sbaglia a scrivere che diminuisce la febbre del voto (“In calo gli italiani che vogliono le elezioni”), visto che i pasdaran calano anche sensibilmente rispetto al mese precedente. Capisco il disappunto di chi vorrebbe una rapida (ma niente affatto garantita, peraltro) revanche elettorale dopo lo schiaffo del referendum. Ma non è mischiando due addendi eterogenei che si ottiene la giusta somma. Al più si ingenera confusione.

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