Le mascherine e la libertà. Rilanciare con un progetto di cambiamento. Non c’è altra strada al possibile ritorno della destra

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

Le mascherine e la libertà

“Le mascherine sono bavaglio”, ha detto così Giorgia Meloni. Un bavaglio. Come dire: vogliono far tacere gli italiani imbavagliandoli, ma noi ci ribelliamo. Evidentemente ritiene che il Covid sia pura ideologia, una truffa ai danni della libertà, un sistema di controllo sociale senza riscontri. Peccato che di questa “ideologia” si muoia, peccato che il Covid esiste, sennò quello della Meloni sarebbe uno scoop formidabile. Un attentato alla libertà: pensate che impatto avrebbe questa denuncia! Certo, sarebbe opera di una fascista, e questo le farebbe perdere un po’ di valore, ma non del tutto. I fascisti che inneggiano alla libertà di parola sono una cosa mai vista. Un inedito assoluto. Solo una pandemia (ancora in corso) poteva tanto.

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Rilanciare con un progetto di cambiamento. Non c’è altra strada al possibile ritorno della destra

Più si attenua (se si attenua) l’emergenza Covid e più rialzano la testa i mestatori politici. Era ampiamente prevedibile. Si sono nascosti limitandosi a dire “aprite” o “chiudete” al contrario di quanto dicesse il governo, e oggi riemergono assetati di potere e soprattutto di soldi europei. La sinistra non poteva non sapere che la dinamica era questa. Sarebbe stato meglio pensare a tempo debito una strategia unitaria della coalizione di governo, per mutarla progressivamente in coalizione politica ed essere pronti al tentativo di ritorno della destra.

Purtroppo su questo punto si è balbettato, e i risultati si vedono tutti: FI, Lega e Fd’I si presentano apparentemente compatti, rivendicando il taglio delle tasse e concordando i sette candidati governatori. Il centrosinistra, invece, deve ancora una volta guardarsi dal nemico interno di Italia Viva, che piazza nella competizione elettorale i suoi candidati disturbatori contro quelli ufficiali, con l’intento palese di sfasciare tutto. Se c’è un equivoco nella coalizione di governo si chiama in primo luogo IV, in secondo luogo le titubanze del PD, in terzo luogo le incertezze di una parte dei 5stelle.

Non ci vuole molto a capire che qualcuno deve prendere una iniziativa chiara, netta, di prospettiva. E rilanciare la posta con un manifesto, una lettera, un appello indirizzato alle forze che sostengono il governo, affinché vi sia un salto di qualità politico effettivo, visibile, comunicabile. Se ne faccia portatore Zingaretti per primo, se vuole. Si tratta di mettere i vari soggetti seduti al tavolo di governo dinanzi alle loro responsabilità, indicando un percorso comune e i possibili punti di convergenza.

Ma, ancor più, si tratta di mettere a fuoco i punti di novità e quelli di rischio della fase politica, di guardare all’Italia che soffre, che è in ginocchio, che lavora duramente o vorrebbe lavorare, e di puntare al rilancio della PA e dei servizi pubblici, come l’istruzione, la sanità, i trasporti, proponendo di investire i fondi europei in un grande piano di rinascita. Non un accordo politico di convenienza, come fa la destra, che vuole solo spartirsi il bottino, ma un progetto di cambiamento, come serve oggi e come non se ne vedono da tempo nel nostro Paese. Le condizioni ci sono. Se non ora, quando?

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