di Antonio Gaeta – 13 novembre 2017
Dopo aver documentato le origini della cultura patriarcale nelle steppe euroasiatiche e in quelle pre-sahariane, corre l’obbligo di completare il quadro pre-storico, ragionando sulle culture che prosperarono nello stesso periodo (tra il VII e il III millennio) nelle altre regioni europee e in quelle che oggi definiamo medio-orientali, affacciate sul Mediterraneo.
A tale scopo inizio con il riportare un passo del famoso saggio “Il Calice e la Spada” di Riane Eisler: “Alcune delle testimonianze che maggiormente rivelano cosa fosse la vita nel corso della migliaia di anni di cultura umana europea, in precedenza sconosciuta, ci sono arrivate da luoghi assolutamente inaspettati. Per molto tempo é stata accettata la teoria che la Mezzaluna Fertile fosse la culla delle civiltà (da cui derivarono poi quella fenicia, l’ittita, la greca, la persiana, l’egizia, l’etrusca, la romana.. ndr), L’Europa Antica era stata sempre considerata un continente culturalmente arretrato, che soltanto in seguito avrebbe fiorto, con la civiltà minoica prima e quella greca dopo. Un po’ come dire: soltanto grazie ad influenze orientali. Tuttavia, oggi l’immagine che si va delineando é molto differente !”
«Proponiamo una nuova denominazione, ‘civiltà dell’Antica Europa’, riconoscendo l’identità collettiva e le conquiste di gruppi culturali dell’Europa sud-orientale neolitica-calcolitica» – scrive l’archeologa dell’Università di California Marija Gimbutas nel ‘Linguaggio della Dea’ – prima che Raine Eisler potesse leggere il più approfondito saggio della stessa Gimbutas ‘Le dee e gli dei dell’Antica Europa’ (*)
Entrambe le opere molto innovative (non soltanto in campo archeologico ma anche antropologico) analizzano centinaia di ritrovamenti e reperti nell’ambito di una vasta area geografica, che pressapoco si estende dall’antica Anatolia al Mare Adriatico e poi verso nord, fino all’attuale Repubblica Ceka, alla Polonia meridionale e all’Ucraina occidentale.
Eisler: “Gli abitanti dell’Europa sud-orientale settemila anni fa non erano assolutamente dei primitivi abitanti di villaggi ! «Nel corso di 2 millenni di stabilità agricola (VII e VI a.C.) il loro benessere materiale era costantemente aumentato, grazie allo sfruttamento delle fertili valli fluviali. – prosegue Riane Eisler, continuando a citare M. Gimbutas – Lì si coltivavano grano, orzo, veccia, piselli e altri legumi, nonché si allevavano tutti gli animali attualmente esistenti, tranne il cavallo. La tecnologia della ceramica e le tecniche di lavorazione dell’osso e della pietra erano avanzate e, dal 5500 a.C. venne introdotta anche la metallurgia del rame. Il commercio e le comunicazioni, che si erano ampliati nel corso dei precedenti millenni, introdussero una straordinaria interazione e un impulso ala crescita culturale [..] L’uso di barche a vela é testimoniato, a partire dal VI millennio, dalle riproduzioni incise su ceramica.» All’incirca tra il 7000 e il 3500 a.C. Gli Antichi Europei svilupparono un’organizzazione sociale evoluta, che implicava una specializzazione dei mestieri. Essi crearono complesse istituzioni religiose e statali. Usarono metalli come il rame e l’oro per ornamenti ed attrezzi. Svilupparono persino una forma di scrittura.” (**)
Come osserva la stessa M. Gimbutas: «Se per civiltà intendiamo la capacità di un dato popolo di adattare il suo ambiente e di sviluppare arti, tecnologia, scrittura e importanti relazioni sociali, é evidente che gli Antichi Europei raggiunsero un alto livello di civiltà !» (***)
Attualmente l’immagine degli Antichi Europei, che la maggior parte di noi si é fatta é quella di terrificanti membri di tribù barbare, che premevano verso sud-ovest, dove si sarebbero affermavano civiltà più progredite, come i Celti e gli Etruschi prima e i Romani dopo. Per questo motivo una delle caratteristiche più notevoli delle più antiche società europee, che fanno molto pensare, é che tutti gli gli scavi archeologici confermano quanto esse, invece, fossero assolutamente pacifiche. Inoltre, come dice M. Gimbutas, «Gli Antichi Europei non cercarono mai di vivere in posti scomodi, per esempio su colli alti e sconnessi, come fecero in seguito gli Indoeuropei, che costruirono cittadelle in luoghi inaccessibili, circondando spesso i loro stanziamenti collinari con ciclopiche mura in pietra (‘mura megalitiche’, ndr.).
Al contrario, gli insediamenti degli Antichi Europei venivano scelti in base alla bellezza naturale della posizione territoriale, all’abbondanza di acqua e alla bontà del terreno, nonché alla disponibilità di pascoli per gli animali. Le aree di insediamento di Vinca, Butmir, Petresti e Cucuteni sono notevoli, per i bellissimi scorci sul paesaggio circostante, non certo per il loro valore difensivo. L’assenza di massicce fortificazioni e di armi da lancio dimostra il carattere pacifico della maggior parte di queste popolazioni, amanti delle arti».
Inoltre, in questi luoghi, come a Catal Huyuk e Hacilar, le testimonianze archeologiche dimostrano che il dominio maschile non era la norma. Sono reperibili numerosi indizi di divisione del lavoro tra i sessi, senza alcuna superiorità dell’uno sull’altro.
«Nel cimitero 53 di Vinca – scrive M. Gimbutas – non si distingue quasi nessuna differenza in termini di ricchezza di addobbi tra le tombe maschili e quelle femminili […] Per quanto riguarda il ruolo della donna nella società, le testimonianze di Vinca suggeriscono una società egualitaria e chiaramente non patriarcale. Insomma, qui, come a Catal Huyuk, le testimonianze indicano società generalmente non stratificate e fondamentalmente egualitarie, senza marcate distinzioni di classe e di sesso». Purtroppo, questa qualità del lavoro archeologico della grande archeologa Marija Gimbutas non viene ripresa da altri archeologi, che preferiscono ignorare, venendo meno al rigore scientifico dell’archeologia e dell’antropologia e rivelando di essere anch’essi vittime dell’assurda credenza, secondo cui il dominio del sesso maschile fa parte della «natura umana».
Poiché su questo entra in campo l’evoluzione della specie, corre l’obbligo di far sapere come in un capitolo molto importante del saggio “Il piacere é sacro”, Riane Eisler prende in considerazione il sorprendentemente differente comportamento sociale dei “bonobo” rispetto agli “scimpanzé”, per far capire come i paleontologi possano aver trascurato l’importanza di questo ramo dei primati, nell’individuazione delle origini degli ominidi da cui discendiamo.
Ne parlerò in un altro articolo, nel quale inizieremo a considerare le conseguenze distruttive ai danni delle antiche società dell’Antica Europa (di cui l’ultima in ordine di tempo fu quella di Creta), derivanti dalle invasioni indoeuropee e relative imposizioni patriarcali. Ma anche la maggiore complessità delle nuove società, frutto di fusioni e permanenti separazioni (classi sociali, sessi, padri/figli) generatesi nell’ambito delle convivenze tra culture matrilineari e patriarcali, caratterizzanti ciò che noi definiamo Storia.
NOTE:
(*) Vedi LA GIA ESISTITA ANTICA EUROPA UNITA
https://www.nuovatlantide.org/la-gia-esistita-antica-europa-unita/
E IL MONDO DELL’ANTICA EUROPA
https://www.nuovatlantide.org/mondo-dellantica-europa/
(**) – Vedi LE ORIGINI DELLA SCRITTURA IN EUROPA
http://pernonlitigare.blogspot.it/2017/03/le-origini-della-scrittura-in-europa.html
E https://www.nuovatlantide.org/le-origini-della-scrittura-europa/
(***) -Vedi: L’ABBIGLIAMENTO NELL’ANTICA EUROPA
https://www.nuovatlantide.org/labbigliamento-nellantica-europa/
1 commento
[…] Basta leggere indietro o andare sul web che c’è tutto. […]