Le case crollano per il business dell’edilizia

per Gabriella
Autore originale del testo: Fabrizio Salvatori
Fonte: Controlacrisi.org
Url fonte: http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2016/8/30/47891-le-case-crollano-perche-il-principale-business-di-questo/

di Fabrizio Salvatori  30 agosto 2016
Sulla fragilità del nostro territorio, i numeri sono eloquenti: 100.000 alloggi a rischio rientranti nell’edilizia storica delle grandi città, e circa 400.000 alloggi a rischio dell’edilizia storica nel resto del Paese. In totale le case che hanno più di 40 anni di vita sono 800.000 e due milioni sono le unità abitative legate al boom edilizio degli anni ’60, costruite in zone di cui non si conosce la struttura geologica sottostante. Vi sono poi quasi un milione di edifici abusivi multipiano, che sono mano a mano condonati. “Quindi il problema è la messa in sicurezza di tutto questo patrimonio abitativo e per poterlo fare c’è bisogno di un piano nazionale”. A sottolinearlo è stato il segretario generale della Fillea, il sindacato delle costruzioni della Cgil, Alessandro Genovesi nel corso dello speciale sul terremoto messo in onda ieri da Radio Articolo 1, e al quale ha partecipato anche il professor Salvatore Settis.
Secondo l’Ance, associazione che rappresenta i costruttori, noi stiamo pagando quattro miliardi e mezzo l’anno per i danni derivanti da sismi e alluvioni e li pagheremo fino al 2032, senza considerare gli ultimi eventi. “Si tratta ora di capire, avendo le conoscenze e le capacità tecniche, quali sono le priorità della nostra classe dirigente che probabilmente dovrà ripensare al proprio modello di sviluppo”, ha spiegato Genovesi, che ha voluto ripercorrere le esperienze nella ricostruzione dopo i terremoti degli anni passati (Umbria, Emilia, Abruzzo).
Come mai abbiamo il consumo di suolo più alto d’Europa, nel Paese a crescita demografica più basso d’Europa?” ha chiesto polemicamente il professor Settis, storico dell’arte e archeologo. “Io credo ci sia un errore di fondo della politica e della classe imprenditoriale, che ritengono l’edilizia il principale motore di sviluppo del Paese. Lo continua a ripetere l’ex ministro Maurizio Lupi, come se tutto il resto, a partire dall’industria, non contasse più nulla. Anziché continuare a costruire e ad aggiornare continuamente la politica dei condoni, va riaffrontata la politica del suolo, ma non con nuove leggi, perché quelle vigenti già vanno bene così, se solo le applicassimo, così come è all’avanguardia anche la nostra Costituzione, all’articolo 9 con la tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, e all’articolo 32 difendendo l’ambiente e il diritto alla salute. Semmai ci vogliono nuovi regolamenti urbanistici, con l’obbligo della proiezione demografica, e dunque dell’eventuale fabbisogno di nuove unità abitative come una precondizione per poterle costruire. Inoltre, ci vuole il censimento di tutti gli edifici abbandonati e vuoti, che non è stato mai fatto. Sembra quasi che noi costruiamo non per i cittadini, ma per far lavorare le imprese edili! I lavoratori delle costruzioni non resterebbero certo senza lavoro se solo venissero impiegati nell’unica grande opera di cui l’Italia ha davvero bisogno, ovvero la messa in sicurezza del suo territorio”, ha concluso il professore.
Dopo il terremoto che ha colpito il centro Italia, sottolinea ancora Genovesi, ora dobbiamo fare in modo che il nostro new deal sia il tema della prevenzione e della messa in sicurezza del territorio, che potrebbe diventare un volano per il rilancio della nostra economia, che in questo caso vuol dire mettere in sicurezza anche il nostro paesaggio, il nostro patrimonio storico-artistico, il nostro patrimonio sociale. Renzi parla del progetto Casa Italia: ben venga, a patto che non sia una fiammata passeggera, ma un impegno di medio-lungo periodo e che faccia delle scelte chiare contro gli interessi che hanno finora impedito di far nascere i centri di controllo geologico, la precondizione per un’analisi statica dell’attuale patrimonio. C’è il tema delle detrazioni fiscali che vanno allargate agli incapienti; c’è il tema del libretto unico del fabbricato: è mai possibile che un’auto è sottoposta revisione periodica e un edificio no? È mai possibile che quando si fa una compravendita di una casa, se hai il certificato energetico o non lo hai te la cavi con 20.000 euro di multa? È mai possibile che nei piani urbanistici non si dia la priorità alla manutenzione dei centri storici? Su tutto questo, oltre a salvaguardare il nostro Paese, possiamo creare almeno 400.000 posti di lavoro per i prossimi vent’anni, investendo due miliardi all’anno contro il dissesto idrogeologico e sismico. Ma il governo è pronto ad aprire un confronto? Noi ci siamo”.

 

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