di Alfredo Morganti – 20 settembre 2016
Spiace dirlo, ma si ha sempre l’impressione che ogni controffensiva politico-mediatica renziana serva a farci distogliere lo sguardo da altro. È una cosa tipica, nota, in linea con le leggi della comunicazione mediale, per cui si pongono in evidenza taluni temi per distrarre da quelli ritenuti negativi. Poi magari non è così, magari è solo una malevola impressione, ma il dubbio serpeggia, perché l’andazzo in fondo è sempre quello, con l’effetto di abbassare sempre più il livello di credibilità del premier e dei suoi. E si sa che, in politica, la credibilità è tutto. Il famoso detto: “compreresti da quel tizio un’auto usata?”, ancora funziona. Io da Bersani o da Fassina, per dire, comprerei senz’altro un’auto usata, da Renzi proprio no.
Da qualche giorno, il premier sta battagliando sulla questione dei migranti africani. Si sa che è un tema caldo, elettorale, che funziona bene sull’elettorato di destra e moderato. Sappiamo pure che a Renzi interessa solo una cosa, in realtà, la flessibilità di bilancio, grazie alla quale ripartire con le spericolate politiche di bonus che non solo non servono a nulla, ma fanno pure danni. Questa storia dei migranti, tuttavia, mi pare buona per nascondere soprattutto lo sfacelo economico, a rischio recessione, e il disastro della politica di generosi sgravi fiscali sul lavoro. Istat e Inps, per dire, stanno malmenando il governo. È di ieri il dato Inps, che smaschera in via definitiva l’assoluta aleatorietà del jobs act. “Nei primi sette mesi del 2016 i rapporti di lavoro sono stati 382.000 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente” ha scritto Enrico Marro sul Corriere di oggi. I soli contratti a tempo indeterminato sono calati di un terzo. Mentre è record per i voucher: più 36,2%. Ricordo, en passant, che abbiamo elargito 22 miliardi di euro di sgravi (dati CGIL).
Senza una politica strutturale del lavoro, senza piani di investimento che producano in futuro risultati (inutili, certo, rispetto alla necessità odierna di esibire ‘numeri’ sui media o in campagna elettorale), senza tutto ciò non c’è vera lotta alla disoccupazione, non c’è avvenire, non c’è trasformazione. Ma solo spericolate altalene di cifre, destinate a curvare inevitabilmente verso il basso, sinché il disastro non apparirà evidente a tutti. Ho dato un’occhiata in giro per il web, ma oggi non ho rilevato alcun hashtag presidenziale sui dati Inps, nessun tono accesso, trionfante, nessun inno al Capo da parte dei soldati renziani. Sarà per questo che si parla di migranti, sarà per nascondere un fallimento sempre più evidente nelle politiche sociali, economiche, del lavoro, col jobs act che crea precariato invece di cancellarlo. Il giochino ‘distraente’ è insomma scoperto. Ma è un giochino che non distrae nemmeno più tanto. Gli unici distratti, probabilmente, sono gli scudieri renziani, soprattutto quelli dalla seconda ora in poi, piuttosto intenti a decifrare il futuro per capire chi sarà il leader del PD prossimo venturo, a cui offrire magari i propri servigi e una provvisoria lealtà. Una specie di jobs act de noantri, interno, intrapartito, senza hashtag né istituti di ricerca a fare le bucce coi loro rilevamenti.