Le allegre comari e l’epidemia

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Le allegre comari e l’epidemia
Se c’è qualcuno o qualcosa che esce sconfitto dalla pandemia è la stampa (e l’informazione in genere). L’inadeguatezza è stata palese. Non ha svolto un servizio (come si richiede anche a chi fa impresa mediale) ma giocato direttamente sul tavolo politico oppure puntato soltanto ad aumentare gli ascolti. Il vero punto debole sono state le famose “anticipazioni”. Prendete il caso del Natale. I giornali sono un florilegio di “condizionali” spacciati per “indicativi”: si farà, si potrebbe, si chiuderà, si aprirà, si sussurra, si mormora, zone rosse, gialle, verdi, coprifuochi alle 18, alle 22, alle 24, nonni soli, nonni nelle RSA, nonni in carriola.
Ne nasce una jungla di presunte notizie che creano scompiglio, ma che sono in realtà puri pettegolezzi da allegre comari se non vere e proprie castronerie, a cui le anticipazioni successive si susseguono e rispondono accumulando casino su casino, a strati geologici. Una canea di chiacchiere del tutto autoreferenziali, che serve nel migliore dei casi a riempire pagine bianche, nel peggiore a mettere in difficoltà il governo su indicazione dei padroni del vapore. Un po’ come nel calciomercato, appunto, quando si acquistano e si vendono calciatori senza che alle società in questione sia nemmeno venuta in mente l’idea.
L’effetto che ne consegue è l’opposto dell’informazione. Difatti, dire tutto e il contrario di tutto, spesso simultaneamente, non aiuta a capire granché. E forse l’obiettivo recondito è proprio quello. In taluni casi si arriva a vere e proprie cime di puntacazzismo, direi al puntacazzismo pro*, definibile come il cercare l’ago nel pagliaio portato all’eccesso oppure l’esibizione di uno zelo ossessivo-compulsivo molto vicino ai casi di psicosi traumatica. Per non parlare dei commentatori, veri e propri ribaldi, anzi dischi rotti. C’è Folli che è da mesi alla ricerca compulsiva di una crisi di governo che non si intravede, e che sembra girare in tondo senza trovare una via d’uscita, come la famosa mosca in bottiglia di Wittgenstein.
Meno male che i giornali non li legge più nessuno, verrebbe da dire, se non fosse una cosa bruttissima. Ci siamo sempre battuti per una stampa libera, per il diritto di informare, perché ci siano dei cani da guardia che controllino la classe dirigente a vantaggio della democrazia. Per trovarci, infine, con cagnolini scodinzolanti e attenti solo a catturare il populismo serpeggiante oppure a dire ‘sì’ alle braghe bianche del signor padrone. La democrazia non funziona se la carta stampata diventa carta straccia. Non è solo un problema di reputazione professionale gettata alle ortiche senza nemmeno rifletterci, è problema della vita di tutti e delle nostre libertà democratiche. La stampa è informazione e libertà, oppure è l’ennesimo anello della catena. Terzo non si dà.
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