PUBBLICHIAMO LA PRESENTAZIONE/SINTESI DEL DOCUMENTO PREPARATO DA UN APPOSITO GRUPPO DEL NETWORK PER IL SOCIALISMO EUROPEO
Fonte: Lanfranco Turci su facebook – 24 luglio 2014
C’è bisogno di più sinistra, di un dialogo e di una ricerca comune fra le forze di sinistra che sono convinte che occorre cambiare strada rispetto a ciò che Renzi sta proponendo al nostro paese. Ce n’è bisogno perché l’Europa è avvitata in una spirale di recessione economica generata da un’austerità, che il Governo italiano non ha la forza di invertire, se non in modo molto insufficiente. Questa ricetta di austerity ha determinato una perdita di oltre 7 punti di PIL, e di 1,2 milioni di posti di lavoro, mentre il debito pubblico è cresciuto di 400 milioni di euro. C’è bisogno di sinistra perché il possibile stravolgimento della nostra Costituzione, tramite le riforme in discussione, riduce gli spazi di esercizio della rappresentanza degli interessi più deboli. I sindacati sono alle corde. Il Senato verrà svuotato, e non riformato, come necessario. L’Italicum rischia di amplificare i difetti del vecchio Porcellum. Milioni di lavoratori vedono ridursi continuamente le tutele, sulla base di un ampliamento della precarietà operato anche dagli ultimi provvedimenti governativi. Generazioni di precariato vedono precluso ogni orizzonte di vita dignitosa, mentre persino chi un lavoro ce l’ha precipita ogni giorno verso la povertà, in un bacino che oramai sta per coinvolgere almeno 10 milioni di italiani.
E’ ora di dire basta. Il leitmotiv del “non c’è alternativa” sta distruggendo gli sforzi di unificazione politica europea ed il tessuto sociale dei nostri Paesi. Grillismo e populismi euroscettici non hanno nessuna proposta alternativa da offrire. Solo una sinistra libera dall’egemonia neoliberale e dalla sudditanza al liberismo, una sinistra – noi diciamo – socialista, è in grado di farlo. Proponiamo quindi un modello di sviluppo diverso. Un’Europa che sappia promuovere la crescita, fuori dalla gabbia di Trattati, come il Fiscal Compact, che ci proponiamo di superare, anche tramite la partecipazione al referendum in corso. Un’Europa che lanci un piano di ripresa degli investimenti pubblici nei settori strategici del nostro futuro (scuola, formazione, infrastrutture, ricerca, ambiente). Un’Europa che governi il movimento dei capitali, che si doti di una Banca Centrale funzionale al contrasto della speculazione finanziaria e all’obiettivo della piena occupazione. Un’Europa che lanci un social compact, per costruire insieme strumenti di creazione di occupazione e di solidarietà sociale.
E vogliamo un’Italia all’altezza di questa nuova Europa, che coniughi efficienza, trasparenza e compatibilità sociale ed ambientale, costruendo una nuova alleanza del lavoro che promuova uno sviluppo imprenditoriale compatibile con le ragioni della giustizia sociale e dell’ambiente. Un Paese che deve:
– combattere il declino del nostro tessuto produttivo, anche con un ruolo più forte da parte dello Stato, per difendere asset strategici della nostra industria, per tornare a fare una politica industriale lungimirante, fondata su priorità precise (energia, trasporti, made in Italy, alta tecnologia, servizi avanzati, turismo) e sul potenziamento della competitività ;
– rilanciare l’occupazione, prevedendo uno strumento universalistico di sostegno al reddito, affiancato da interventi attivi di reinserimento lavorativo e sociale, differenziati in base ai fabbisogni, e con politiche attive di sostegno alle staffette generazionali, al rilancio di stabilimenti dismessi da parte dei dipendenti, ed allo sviluppo del cooperativismo sociale e del terzo settore;
– costruire un nuovo patto fra lavoro e capitale, basato sul criterio della restituzione al lavoro di una quota più significativa della ricchezza, e sulla più ampia copertura contrattuale di tutte le forme di lavoro, anche grazie ad una valorizzazione del contratto di secondo livello, ma anche su forme di cogestione dei sindacati nelle grandi aziende;
– Eliminare le norme ostili alle ragioni del lavoro, evitando abusi sui falsi licenziamenti per motivi oggettivi, disboscando la giungla delle tipologie contrattuali, prevedendo un contratto di inserimento, in direzione del tempo indeterminato, con un reale contenuto formativo, e la reintroduzione delle causali sui contratti a termine. Ma anche incentivando la stabilizzazione;
– essere equo ed efficiente sul versante fiscale, combattendo evasione ed erosione, redistribuendo risorse dalla rendita e dalle grandi ricchezze verso il lavoro e l’impresa;
– Costruire una società solidale e delle opportunità, tramite un salario minimo orario per le tipologie lavorative non tutelate, e corrispondentemente un aumento delle pensioni sociali ed al minimo. E tramite interventi di edilizia sociale della Cassa Depositi e Prestiti. Lavorando su una sanità equa, che tramite un maggiore investimento nella prevenzione, reperisca le risorse per ridurre gradualmente i ticket sulle fasce sociali più bisognose. Lavorando su una scuola pubblica inclusiva, incentivando il recupero dell’abbandono scolastico, ed i progetti di transizione scuola/lavoro. Serve inoltre una politica di integrazione dell’immigrazione, fatta di riconoscimento della nazionalità ai figli degli immigrati nati nel nostro Paese, ed interventi socio/lavorativi, mirati ad evitare assurde competizioni di costo fra immigrati e lavoratori italiani;
– promuovere la solidarietà territoriale. Senza un deciso colpo di reni del Mezzogiorno, è l’intero Paese a soffrire. Proponiamo dunque una revisione della governance dei fondi strutturali europei, con meccanismi di velocizzazione della spesa stessa, ed una rifocalizzazione tematica dei vari fondi, europei e nazionali, che agiscono sullo sviluppo del Mezzogiorno;
– difendere la democrazia con istituzioni efficienti. Prevediamo un superamento del bicameralismo perfetto, tutelando il ruolo di un Senato elettivo rappresentativo delle Autonomie Locali, e un rafforzamento della funzione del Governo, controbilanciato da una legge elettorale proporzionale. Prevediamo una nuova stagione del federalismo, più efficiente nella misura in cui elimina o accorpa enti, mentre rafforza le competenze di Regioni e Comuni laddove è più efficace che una decisione sia assunta a livello locale;
– rilanciare la funzione della pubblica amministrazione, in un quadro che preveda una reale valutazione dell’operato degli uffici, una dirigenza pubblica sganciata da influenze politiche indebite ed in grado di operare con efficienza, una riorganizzazione, concertata con i rappresentanti dei lavoratori, che restituisca snellezza e capacità di operare per progetti strategici e non per funzioni di routine, sbloccando anche la contrattazione pubblica, sulla base del principio che il lavoratore pubblico ha il diritto alla tutela del suo potere d’acquisto, ed anche a maggiorazioni dello stesso, sulla base del merito.
Proponiamo queste valutazioni politiche e queste idee programmatiche a tutti coloro che, sia nel PD, sia nella variegata area alla sua sinistra e nel vasto mondo dell’astensionismo, avvertono l’urgenza di una comune impegno per una ripresa della sinistra in Italia, capace di candidarsi al governo del paese su una piattaforma alternativa a quella dominante in Europa, di cui il governo Renzi, nonostante il recente e ambiguo successo elettorale, rappresenta solo una variante interna, connotata per di più dal culto del giovanilismo e del leaderismo antipolitico che possono aprire la strada a esiti autoritari.
Il testo integrale verrà pubblicato su un sito apposito in via di costruzione.