Autore originale del testo: Alfredo Morganti
L’astensione che cresce, la politica che muore
Qual è il senso della politica e della democrazia, in questo del tutto omologhe? La partecipazione. Il dibattito pubblico. La deliberazione collettiva, anche nella forma della rappresentanza. E cosa manca al voto espresso alle amministrative appena svolte? Esattamente questo, la partecipazione, almeno dal punto di vista elettorale (perché dal punto di vista della militanza quotidiana è zero già di per sé). Per cui mi chiedo: quanto può reggere sostanzialmente una democrazia, se l’astensionismo tende a prevalere sul voto? Se la questione diventa per pochi intimi? Se le oligarchie politiche fanno e disfano (e spesso pure malamente, visto che cadono preda di tecnica e tecnocrati)? Se tutto appare scialbo, come una sorta di cartavelina? E la democrazia sembra una piramide rovesciata, con una punta strettissima alla base e un’area vasta e autoreferenziale al vertice?
Sono queste le domande da farsi, non altre, se davvero interessa la politicizzazione e non il suo contrario. Ma interessa davvero? Oppure il modello “consuma e getta” ha prevalso in via definitiva sull’attività politica, sulla vita collettiva, sull’impegno verso il bene comune? Oppure l’idea che conti solo il “fare”, e non il dibattere, non la partecipazione e il confronto, non la deliberazione collettiva? Ho quasi la certezza che sia mutato il paradigma e che la spoliticizzazione sia l’avvio di una nuova modalità di pensiero, che vede nella discussione pubblica una perdita di tempo, e nel lavoro dei migliori e dei più competenti un vantaggio tecnico (che ci libera dall’impegno pubblico). Affidarsi a loro vuol dire potersi dedicare al tempo libero, ai consumi, oppure a fare soldi. La libertà insomma, così come la declina questo capitalismo dell’ultim’ora. Mentre invece la libertà è occuparsi di politica, non astenersi da essa. È disfarsi per un attimo del proprio lavoro per occuparsi della vita in comune, delle proprie città, dei propri paesi, del futuro dei propri figli, del bene di tutti e della pace. Sembrerà a molti una noiosa litania, e invece è il balsamo che manca alla nostra vita pubblica.