L’antica centralità sociale della donna

per tonigaeta
Autore originale del testo: Antonio Gaeta

di Antonio Gaeta  20 ottobre 2015

 

«Svoltarono a destra e si arrampicarono lungo un alto corridoio, che portava lontano dalla sala principale della grande caverna. Sul muro alte, sopra le loro teste, c’erano le inconfondibili sagome di animali selvaggi. Enormi graffiti di bisonti, cavalli, renne e tori feroci ricoprivano le pareti vellutate… In silenzio gli uomini fissarono quelle creature, che non solo temevano, ma da cui dipendevano. Essi iniziarono a concentrarsi sulla caccia, fissando intensamente quelle immagini e preparandosi a incontrare gli animali per davvero…»

 

Così Bryan Sykes nelle “Sette figlie di Eva” (Saggi Mondadori) descrive l’incontro di un gruppo di Homo Sapiens con alcuni graffiti, disegnati oltre 25.000 anni fa da altri Homo Sapiens, che avevano già usato le stesse caverne oggetto di visita dei nuovi abitatori.

 

La scena descritta con un po’ di fantasia dal famoso genetista fa parte del capitolo dedicato ad Helena, il nome che Sykes da a 1 delle 7 capostipiti delle 7 “stirpi”, che egli stesso ha geneticamente individuato in tutta Europa.

 

Grazie allo studio dei geni contenuti nelle cellule “mitocondriali”* Bryan Sykes riesce, infatti, a collegare gli esseri umani attualmente viventi in Europa con le loro 7 antenate, vissute nell’Era Glaciale, tra i 45.000 e i 10.000 anni fa !

 

Tuttavia, sebbene Bryan Sykes sia un insigne genetista, per tutto ciò che esula la materia oggetto del suo approfondito e appassionato studio, é costretto a rifarsi alle altre discipline scientifiche. In questo caso a ciò che la maggior parte degli studiosi di antropologia e di archeologia preistorica (forse erroneamente) sostiene.

 

Abbiamo appreso, infatti, che la speleologa e studiosa di preistoria, Marie Koenig, si é impegnata a decodificare i sistemi simbolici dell’Era Glaciale, presenti sia nelle caverne ad uso abitativo, sia in quelle ad uso rituale, ubicate nei territori dell’Europa. Le sue scoperte hanno permesso di confutare la nozione di “uomo cacciatore” dell’Era Glaciale: ovvero l’assunto secondo il quale sarebbe stato il sesso maschile l’artefice del corso della cultura preistorica dominante in Europa.

 

Visitando e perlustrando oltre 2000 grotte, tuttavia, Koenig é riuscita a comprendere il significato di una serie di segni astratti, molto simili alla scrittura, che si trovano vicini o associati a disegni parietali e a pitture rupestri. Grazie a questa decodificazione si é potuto apprendere di 2 sistemi astratti: quello del quattro (quadrato, rombo, cerchio diviso in quadranti), che Koenig attribuisce all’orientamento nello spazio; e quello del tre (3 linee, triangolo), che allude alle fasi visibili della Luna, utilizzate come la più antica misurazione del tempo.

 

Tale simbolismo é associato a una serie di disegni che ritraggono delle donne. Di queste una é con un crescente (mezzaluna) in mano, mentre le altre sono raffigurate come una trinità, suggerendo una connessione tra le donne e la Luna.

 

A fare da supporto alla ricerca di Marie Koenig sul ruolo centrale della donna nella struttura sociale arcaica troviamo il lavoro paleo-linguistico di Richard Fester. Questi é riuscito a dimostrare come nella maggior parte delle lingue del mondo le “sillabe-radice” e le “parole-radice” indicano invariabilmente il femminile.

 

Anche il team di ricerca, formato dall’antropologo David Jonas e dalla biologa evoluzionista Doris F. Jonas, é giunto ognuno nel proprio campo a conclusioni analoghe rispetto a quelle di Fester sul ruolo centrale della donna, assunto nell’ambito delle piccole comunità di Homo Sapiens. Essi, infatti, hanno scoperto che questa centralità femminile era protetta dai maschi e che i primi utensili in pietra, ideati per utilizzare al meglio la frutta spontanea, i tuberi e le radici, offrirono anche lo spunto per difendersi contro i felini predatori. Questo permise a piccoli gruppi di uomini e donne di sviluppare armi offensive, adatte per organizzare persino la caccia ! Tutto questo per ridimensionare l’eccessivo valore sociale attribuito a tale attività e, con essa, al ruolo del maschio preistorico.

 

Nel modo in cui Bryan Sykes ipotizza, poi, la possibile vita di Jasmine, il nome dato alla capostipite dell’unica “stirpe” europea sviluppatasi grazie all’avvento dell’agricoltura, diffusasi 10.000 anni fa dalla Mesopotamia in tutto il mondo, Heide Goettner-Abendroth individua una delle cause fondamentali della cattiva interpretazione fatta da molti antropologi circa la nascita e lo sviluppo delle società matriarcali.

 

Sykes: « Mentre Jasmine sedeva osservando il suo campo con il grano pronto per la raccolta, non si rendeva conto del fatto che lei (e altre come lei) avevano dato inizio a una rivoluzione, che avrebbe cambiato per sempre il mondo. Nel giro di appena un paio di generazioni i villaggi di tutta la Mesopotamia avevano modificato il loro stile di vita, passando dall’economia basata sulla caccia e sulla raccolta (della stirpe di Helena, ndr) a quella basata sull’allevamento delle capre, pecore e successivamente anche altro bestiame, grazie alla coltivazione di specie vegetali, selezionate per l’uso sia umano sia animale…»

 

Goettner-Abendroth: « Nel simbolismo lunare, raffigurato dalle immagini femminili scoperte da Marie Koenig, non compaiono immagini di animali correlate all’idea di “caccia magica”. Anzi la rappresentazione astratta e non naturalistica delle corna é associata alla Luna, come misura del tempo. Tutto questo rimanda alla religione più antica di tutte: quella che risolve il problema della vita e della morte con il concetto di “rinascita”. In questa antica (e attuale presso le residue società matriarcali, ndr) religione le donne avevano (e hanno) un ruolo centrale !

 

Le loro immagini non sono associate al culto della fertilità (che da quando il maschio crede di essere la sola causa delle nascite, nelle società patriarcali si estende soltanto ai campi coltivati, ndr): una concezione riduttiva – sottolinea Goettner-Abendroth – che non si decide a voler morire !»

 

Tali immagini, infatti, parlano della funzione femminile di depositarie della religione primordiale e, di conseguenza, di fulcro della cultura umana; proprio in virtù della capacità femminile di offrire la rinascita. «Le immagini scoperte da Marie Koenig – essa prosegue – sono, dunque, un segno, di questa centralità. Soltanto più tardi comparvero le statuette femminili, ricoperte con gli stessi segni simbolici astratti delle pitture rupestri !»

 

Koenig le vede come espressioni di sistemi spazio-temporali. Pertanto figure simboliche cariche di potere: quello che fu alla base della formazione della società matriarcali nell’Era dell’Agricoltura.

 

Dirò nel prossimo articolo di questo straordinario e originario potere sociale, oggetto di studio antropologico, che ha acquisito conferme anche biologiche e genetiche.

 

 

 

  • Mitocondri – B. Sykes: I mitocondri sono minuscole strutture presenti in ogni cellula. Essi non si trovano nel nucleo, ma in quello che viene chiamato citoplasma della cellula. Si pensa che un tempo essi fossero dei batteri, che centinaia di milioni di anni fa invasero cellule più evolute, insediandosi nel loro citoplasma. A differenza del DNA dei cromosomi nucleari, che viene ereditato da entrambi i genitori, ciascuno di noi riceve i suoi mitocondri soltanto dalla madre. Dopo che lo spermatozoo é riuscito ad entrare nell’uovo, per consegnare il carico di cromosomi nucleari, i mitocondri non servono più e vengono eliminati assieme con la coda dello spermatozoo. L’ovocita della donna fecondata contiene allora soltanto il DNA nucleare (di entrambi i genitori). Tuttavia, i suoi mitocondri sono gli unici che persistono nel citoplasma e tutti sono sono di provenienza solo materna. Per questo in ciascun discendente é possibile individuare geneticamente la madre, la nonna, la bisnonna, la trisavola e così via.. fino alla 1′ donna con le stesse caratteristiche genetiche !

     

 

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