L’annuncio di battaglie che poi non vengono mai

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1247

di Lucia Del Grosso – 14 febbraio 2015

Siparietto alla buvette della Camera. Fratoianni: “Se resta la seduta non stop, noi non cambiamo atteggiamento. E ricordate che state votando la Costituzione come meno di 315 deputati, meno della metà…”. “Capisco…”, abbassa la testa Bersani.

Io no.

Perché la tua ditta, come ami chiamarla, e lasciamo perdere per carità, o la difendi o, se è indifendibile, dai battaglia per invertirne la rotta.

Il limbo nebbioso che sta nel mezzo non è una posizione politica, è sedersi alla riva del fiume sperando che non passino cadaveri, perché saranno salme indistinte, di renziani e non.

Il PD si sta intestando questa riforma in arrogante solitudine a colpi di canguri, tagliole, sedute fiume e tutti quegli artifici regolamentari che possono essere utili in caso di provvedimenti urgenti, sempre se adottati in caso di assoluta necessità e con parsimonia.

Ma mai per le riforme costituzionali, altrimenti perché i Costituenti hanno previsto la doppia lettura? Per infliggere perfidamente una ridondanza nel percorso riformatore?

Ed è il PD “totus” che si sta assumendo questa responsabilità, senza distinzioni tra maggioranza e minoranza, alla quale viene lasciato l’umiliante oltre che inutile compito da bidelli di richiamare i ragazzacci dentro l’aula.

Perciò non capisco il masochismo di non prendere nemmeno in considerazione l’ipotesi di divincolarsi dall’abbraccio mortale di Renzi: niente resterà impunito, si sa, e quando verrà chiesto il conto di questo scempio la sinistra PD non potrà accampare dissociazioni, se non a chiacchiere.

E mentre la minoranza PD si perde nei labirinti della dialettica parlamentare e nelle trattative, puntualmente stoppate da Renzi, fuori c’è un popolo disamorato che non si ritessera e non va più a votare.

Un popolo che non è neanche minimamente interessato ai calcoli d’aula sul momento più opportuno per dare un colpetto a Renzi o all’unità della ditta. Aspetta il cuore che viene lanciato altre l’ostacolo per raccoglierlo. Aspetta un atto concreto, uno NO deciso, dopo tanti annunci di battaglie che poi non vengono mai.

“Capisco”, abbassa la testa Bersani, è un invito rassegnato a questo popolo a rompere definitivamente le righe, a sparpagliarsi in mille derive.

Poi di sinistra in Italia non si sentirà più parlare. E la colpa non sarà stata tutta di Renzi.

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1 commento

Bruno Amore 17 Febbraio 2015 - 16:48

Craxi e Berlinguer, fossero stati davvero i grandi statisti che molti dicono, avrebbero trovato la summa delle ragioni comuni, condivisibili, da spendere e che fanno (o farebbero) della sinistra, la forza a difesa dei diritti fondamentali delle popolazioni che la politica del profitto lascia indietro. Ma l’arrocco attorno al molok del partito, glielo ha impedito. Hanno corso separatamente finendo tra le braccia del moderatismo opportunista, dal quale ottennero soltanto qualche caramella dal sapore sindacale.

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