Landini: io non penso a un nuovo partito, ma a nuove forme di aggregazione e partecipazione

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fabrizio Roncone
Fonte: Il corriere della sera
Url fonte: http://www.corriere.it/politica/15_gennaio_19/landini-candida-cofferati-puo-diventare-tsipras-italiano-c589802e-9fa4-11e4-84eb-449217828c75.shtml?refresh_rum&

intervista a Maurizio Landini di Fabrizio Roncone 19 gennaio 2015

Il segretario della Fiom: «Dobbiamo andare oltre gli schemi classici. Le primarie pd dovevano aiutare la partecipazione. Ora per vincerle si fanno votare lobby e fascisti»

Guardi, glielo dico con simpatia, ma il suo modo di ragionare è vecchio, polveroso, legato a schemi politici ormai superati. Lei continua a chiedermi se lo strappo di Cofferati può essere la scintilla per far nascere un nuovo partito a sinistra del Pd: ma io non penso a un nuovo partito, io penso invece a nuove forme di aggregazione, penso a tante persone che possono finalmente tornare a partecipare, organizzandosi nella forme che più ritengono opportune».

Mi viene in mente una parola: Tsipras.
«Non so se è un modello esportabile. Però so che è estremamente interessante come certi meccanismi di elaborazione del cambiamento possano mettersi in moto proprio come si sono messi in moto in Grecia: in questo senso, naturalmente, un personaggio del carisma di Cofferati, con le sue grandi qualità etiche e morali, può certamente contribuire ad accelerare un percorso simile anche qui. Dove pure è necessario andare oltre l’idea di sinistra classica».
( L’intervista andava avanti da una ventina di minuti: e Maurizio Landini, il líder máximo della Fiom, lui che è un formidabile comunicatore, battuta sempre pronta, velocità, ritmo, lucidità, allergia con bolle al politichese, stavolta tendeva stranamente a prenderla un po’ alla larga. Incalzarlo è stato opportuno: ad un certo punto, sia pure sorridendo, ha come perso la pazienza ed è andato così giù diritto alle conseguenze che possono derivare dall’uscita di un personaggio come Cofferati dal Pd ).
«Mi spiego meglio: qui il punto non è se adesso nascerà o meno una forza a sinistra del Partito democratico. Qui la scena è più grave. Qui dev’essere chiaro a tutti che il processo in atto, come testimonia in modo emblematico anche la vicenda Cofferati, è più profondo. La sinistra non c’è più in Italia. Il dato, purtroppo, è ufficiale e definitivo. Siamo innanzi a un passaggio di drammatica rottura nella storia politica e sindacale del Paese».

Lei dice che la vicenda Cofferati è emblematica: può essere più preciso?
«Le rispondo ricordando a tutti che in tasca, il sottoscritto, ha due sole tessere: quella della Cgil e quella dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani. Questo per dire che ragiono seguendo solo la logica, il buon senso, e ricordando che il Pd s’era dotato delle primarie, immaginando, sperando che potessero essere uno strumento capace di determinare novità e partecipazione. Bene: dobbiamo prendere invece atto che è uno strumento che allontana i giovani e porta alle dimissioni persone come Sergio, che quel partito ha addirittura contribuito a fondarlo. E perché accade tutto ciò? Accade perché anche nelle primarie del Pd prevalgono lobby e logiche di potere, perché pur di vincere è lecito portare a votare i fascisti, perché diventa secondario che siano state riscontrate irregolarità e alla fine ci tocca anche sentire la Serracchiani che dice: “Non si rimane solo se si vince”. Ma si vince cosa? Si vince come? E il rispetto delle regole? E l’onestà? Io sono mesi che parlò di onestà, che invoco onestà…».

In effetti, lo scorso autunno, lei provò a introdurre il tema e lo fece con toni piuttosto ruvidi: disse che «gli onesti sono contro Renzi».
«Il primo a rispondermi, suppongo su ordine del capo, fu il presidente del Pd, Matteo Orfini. Peccato che adesso sia proprio lui, Orfini, con i gradi di commissario straordinario, a dover indagare sulla palude del malaffare in cui galleggia il Pd a Roma. La verità è che dovrebbero avere la forza di interrogarsi sul gorgo nel quale hanno fatto sparire ogni traccia di etica e morale… e mi scusi se continuo a usare queste due paroline».

Lei non ha il minimo dubbio che Cofferati abbia almeno sbagliato, come pensano alcuni osservatori, i tempi di reazione?
«Conobbi Sergio quando diventò segretario della Cgil: io, all’epoca, ero il segretario della Fiom di Reggio Emilia. Da allora, con Sergio, abbiamo condiviso percorsi e avuto anche qualche momento di democratico conflitto: sempre, però, ho pensato d’avere di fronte una persona perbene, rigorosa, capace di far prevalere valori e principi, un socialdemocratico autentico».

A suo parere, cosa gli impedì, nel 2002, quando dopo la straordinaria manifestazione del Circo Massimo era al culmine della popolarità, di diventare il leader della sinistra italiana?
«A impedirgli di diventare ciò che avrebbe meritato furono certe logiche di partito. Che lui, un uomo incapace di porre questioni personali, rispettò. Per questo trovo assolutamente offensivo che qualcuno stia provando, nelle ultime ore, a dargli lezioni di comportamento. Piuttosto…».

Piuttosto cosa, Landini?
«Leggessero bene il sondaggio pubblicato dal Corriere : con il Pd che è in caduta libera e con il governo che non gode più di tanti consensi. Del resto, cancellano lo statuto dei lavoratori, varano provvedimenti in cui si depenalizza la frode e, di fatto, l’evasione fiscale… e poi tengono il Paese legato a quel misterioso patto del Nazareno, in cui sembra sia stato deciso addirittura il nome del prossimo Presidente della Repubblica. Gente così pensa davvero di poter dare lezioni di etica e morale a Cofferati?».

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