Post scriptum
Il premier Conte era stato appena “fiduciato” (non il contrario), martedì al senato e già il giorno dopo tutti i mass media hanno ripreso la solita cantilena che il governo non ha la maggioranza: tutti hanno dimenticato i governi che hanno ottenuto la fiducia senza maggioranza assoluta, a partire dal governo Berlusconi, dopo la rottura con Fini, E Berlusconi non si dimise e poi allargò la maggioranza, ancora Berlusconi nel 1994, Lamberto Dini e Massimo D’Alema. Un attacco tanto veemente e a testa bassa teso a condizionare i protagonisti di questa assurda crisi – a partire dagli eventuali “responsabili” o “costruttori” che dir si voglia, che mi è venuto il dubbio che la stampa voglia la testa di Giuseppe Conte perchè i ricchi proprietari dei giornali e delle Tv non ritengono il premier abbastanza affidabile per garantire i propri interessi nel momento che arrivassero i soldi dall’Unione Europea del recovery pand. Insomma un vero e proprio attacco alla diligenza carica di lingotti d’oro incuranti di mettere a repentaglio il Paese flagellato dalla pandemia e dalla grave crisi economica.
L’attacco mediatico si è rivolto senza sosta e alcun pudore contro coloro che hanno votato la fiducia per la prima volta a partire da lady Mastella, a Lello Ciampolillo, a Maria Rosaria Rossi, Renata Polverini e Andrea Causin. In conclusione la stampa invece di occuparsi a informare l’opinione pubblica è scesa in campo per condizionare gli eventi. La situazione è talmente caotica che non si possono escludere le elezioni nonostante siano una follia in questa situazione (che permarrebbe probabilmente dopo il voto) dove ci sarebbe da affrontare la pandemia con 500 morti al giorno (nonostante le restrizioni alla mobilità), la vaccinazione di massa, e da predisporre il piano di recovery pand. Elezioni che nessun parlamentare (a parte Giorgia Meloni) e nessun partito (a parte Fratelli d’Italia) vuole. Ho letto in questi giorni le dichiarazioni di alcuni parlamentari del centro destra, tra i più ragionevoli e potabili: Mara Carfagna, Gaetano Quagliariello, Gianfranco Rotondi, che si sono distinti dalle sciocchezze sostenute da Salvini e degli altri leader ma che sono impotenti in un tale manicomio.
E’ doveroso puntualizzare alcune questioni:
1) La qualità dei membri dell’attuale parlamento è desolante nella loro interezza, ma con questi partiti e questa legge elettorale si rischia di andare ad eleggere deputati dello stesso o peggior livello. La stampa irride i parlamentari che temono le elezioni, ma sarebbe curioso vedere che cosa farebbero loro se occupassero quelle poltrone. E’ puro istinto di sopravvivenza per persone che in molti casi non hanno neppure un mestiere: sarebbe come chiedere ai capponi di anticipare il Natale.
2) E’ necessario per l’Italia presentare all’Unione Europea il Recovery plan entro aprile, a vostro parere con le elezioni chi scriverebbe il piano e con chi condividerebbe la strategia che dovrebbe invertire la rotta e arrestare il declino (inevitabile?) del Paese? E se il Piano lo scrivessero Salvini e Meloni (che peraltro sono sovranisti contro l’U.e.) sarebbe più credibile? Salvini e Meloni a cui nessuna persona di buon senso affiderebbe neanche la gestione di una gelateria o di una merceria (e chiedo scusa ai gelatai e ai merciai). E ancora la stampa non perde occasione di accusare i ministri di incompetenza, ma un rimpasto migliorerebbe le performance? ad esempio venisse sostituita la ministra Paola De Micheli col pio Graziano Del Rio ci sarebbe una botta di vita?
3) Tutti ritengono che l’Europa chiede riforme perchè teme che i denari altrimenti verrebbero sprecati. La riforma che tutti reclamano è quella della pubblica amministrazione, incapace già di utilizzare i fondi negli anni precedenti. Penso che tutti riteniamo necessario riformare lo Stato perché la macchina statale è lenta e inefficace, ma con quale riforma dopo che negli ultimi 30 anni della seconda repubblica ai mali cronici della pubblica amministrazione si sono aggiunti altri guai, dalla politicizzazione delle burocrazie (Bassanini governo Prodi docet) alla generalizzazione del sospetto di corruzione. In questi trent’anni si sono succeduti governi di centro destra e sinistra – compreso il governo Renzi, con pessimi risultati: Basta pensare agli intoppi che incontra qualunque decisione pubblica complessa, dalla localizzazione di impianti industriali alla costruzione di strade, allo sfruttamento di giacimenti di fonti di energia.
La responsabilità è di tutti ma i mass media e la politica tendono a far ricedere le colpe sui meno colpevoli i dipendenti pubblici, i travet che hanno stipendi da 1.300 a 1.700 euro mensili mentre la realtà è diversa assai. Se la politica vacilla solo una buona amministrazione, attenta ai bisogni dei cittadini, può salvare il Paese dal declino, ma per raggiungere questo obiettivo è urgente una riforma della dirigenza che deve essere scelta con criteri e scuole imparziali lontano dalla pelosità del potere politico nazionale e locale. La seconda cosa da fare è quella di liberare gli uffici dalle pratiche e dalle attività inutili. Per fare questo è necessario costituire un sistema informatico universale e leggibile da tutti, al contrario di quello che accade in questi anni dove ogni ente ha programmi complicati che non si parlano con gli altri enti provocando costi insensati e un consumo di energie da parte delle persone smodato e inutile. Per quale motivo non viene fatta una gara per l’assegnazione di programmi per tutte le amministrazioni? L’unica spiegazione è quella che il mondo politico sia condizionato dalle oligarchie delle ditte informatiche. Tutti utilizziamo i social come un proseguimento dei lapis è possibile doversi scervellare per procedure che dovrebbero essere semplici e utilizzabili anche dalle galline e dai polli di allevamento.
La terza questione è quella degli appalti pubblici.: da trent’anni le regole vengono cambiate dai governi e dal parlamento due volte l’anno. Quale sarebbe la spiegazione? Quale lo scopo? E’ evidente che solo questo fatto rende complicato fare le gare sia per i funzionari che per le ditte che devono partecipare. Il risultato è quello di costi maggiori di quelli di mercato, costi che aumentano secondo i livelli di governo: i comuni più 13%, Regioni 21%, ministeri più 40 %.
In Portogallo ogni gara, in qualsiasi momento della sua fase, è gestita informaticamente, senza alcun passaggio cartaceo. Semplice e trasparente, ma in Italia non riusciamo nemmeno a pubblicare i bandi di gara. In ultimo la Lega (ai tempi del governo giallo-verde) con lo “sblocca Italia” ha dato un contributo notevole all’opacità dell’azione amministrativa.
Sono riforme che hanno costi immediati e benefici ritardati; vanno quindi realizzate subito. Perchè si sente un gran vociare sui denari del recovery plan ma nessuno tra le forze politiche e i mass media ma non è possibile ascoltare le proposte per le riforme che sono quanto mai necessarie per far uscire l’Italia dal pantano?
Il giorno dopo il voto di fiducia al senato, tutti i principali giornali e i commentatori televisivi, che sono poi gli stessi giornalisti, ripetono all’unisono il ritornello che il governo è indebolito e il premier dimezzato; un suono stridente e assordante tanto che mi hanno costretto a prendere in mano penna e calamaio e di fretta (assorbito da lavoro burocratico) per esporre il mio punto di vista.
Da settimane i mass media mettevano in risalto le esternazioni senza senso di Matteo Renzi e delle sue ministre e ancora ieri sera tutti i canali televisivi sostenevano che grazie a Renzi il Recovery plan è stato migliorato (???) aggiungendo taluni che aveva poi esagerato nel provocare la crisi di governo. Da giorni si sentiva ripetere che metà Pd era d’accordo con Italia Viva (cosa vera) e che i deputati 5 stelle barcollavano disorientati sull’orlo della crisi di nervi con il rischio di defezioni.
Quasi tutti sconsigliavano Conte di parlamentare la crisi perchè rischiava di non riscuotere la fiducia dei parlamentari e di dover tornarsene a casa a fare l’avvocato. Facciamo un consuntivo di questi due giorni e prendiamo atto che Giuseppe Conte ha ottenuto la maggioranza assoluta alla camera dei deputati, 321 voti a favore e 259 voti contrari, e si è assicurato la maggioranza relativa al senato con 156 voti a favore, 140 contrari e 16 astenuti.
Da notare poi che dello schieramento iniziale, Conte non ha perso nessun voto; al contrario Renzi ha perso due deputati e il senatore Nencini o meglio al senato il gruppo di Italia Viva contava 18 senatori e ha preso 16 voti. Forza Italia ha perso una deputata e due senatori, il gruppo Maie Italia 23 si è arricchito di tre o quattro senatori. In sintesi gli spostamenti sono stati lievi ma tutti attratti dalla calamita di Giuseppe Conte e nessuno verso il centro destra o verso Renzi.
Ora in sintesi le pagelle di questi giorni:
Vincitori:
Giuseppe Conte, non si è lasciato logorare da Matteo Renzi (che voleva far saltare il banco o almeno la testa del premier), ha parlamentato la crisi mantenendo i nervi saldi e si trova una maggioranza con meno parlamentari ma più compatta e non ricattata ogni giorno dalle pretese di Italia Viva (o morta).
PD, Liberi e Uguali e Movimento 5 stelle che con qualche ritardo hanno compreso che non potevano fare altro che restare compatti insieme al premier. Dovrebbero per il futuro apprendere l’insegnamento di Bobbio che è un buon consiglio per diventare bravi amministratori della cosa pubblica:
“Sono moderato, perché sono un convinto seguace dell’antica massima in medio stat virtus. Con questo non voglio dire che gli estremisti abbiano sempre torto. Non lo voglio dire perché affermare che i moderati hanno sempre ragione e gli estremisti sempre torto equivarrebbe a ragionare da estremista. Un empirista deve limitarsi a dire “per lo più”. La mia esperienza mi ha insegnato che nella maggior parte dei casi della vita pubblica e privata, “per lo più” le soluzioni, se non migliori, meno cattive sono quelle di chi rifugge dagli aut aut troppo netti, o di qua o di là. Io sono un democratico convinto. La democrazia è il luogo dove gli estremisti non prevalgono. La democrazia, e il riformismo suo alleato, possono permettersi di sbagliare, perché le stesse procedure democratiche consentono di correggere gli errori. L’estremista non può permettersi di sbagliare, perché non può tornare indietro. Gli errori del moderato democratico e riformista sono riparabili, quelli del estremista, no, o almeno sono riparabili solo passando da un estremismo all’altro. Il buon empirista, prima di pronunciarsi, deve voltare e rivoltare il problema… di qua nascono l’esigenza della cautela critica e…. la possibilità di sbagliare. Dalla possibilità dell’errore derivano due impegni da rispettare: quello di non perseverare nell’errore e quello di essere tolleranti degli errori altrui.”
(cfr. N. Bobbio, De senectute, Einaudi, Torino, 1996, p. 148).
La vecchia guardia del centro e della sinistra: nel Pd si sono distinti il grosso Goffredo Bettini e Dario Franceschini ma hanno svolto un ruolo saggio, Pierluigi Bersani con la sua esilarante metafora sul trattenere l’orgasmo, ha ricordato che Italia Viva è nata in parlamento (e non alle elezioni) e non c’è nulla di scandaloso della formazione di un gruppo parlamentare moderato e europeista a sostegno del governo. Massimo d’Alema: «Non si manda via da Palazzo Chigi l’uomo più popolare del Paese per fare un favore a quello più impopolare»
Sandra Lonardo (Lady Mastella) che nel suo bellissimo intervento al senato – da leggere, ha rinfrescato la memoria alla Meloni – la Trump de noialtri.
Sergio Mattarella: Defilato, rispettoso della Costituzione, ma attento agli interessi collettivi del Paese. In questo drammatico interminabile periodo per il Paese tra pandemia e crisi economica il Presidente della Repubblica ha a cuore la vita delle persone in carne ed ossa e fa il possibile per non fare affondare il Paese pure con una classe politica cinica e non all’altezza dei problemi da affrontare.
Sconfitti:
Matteo Renzi: un vero capitano di sventure, ha provocato una crisi senza senso, forse nella speranza di far fuori Conte – come aveva già fatto con Bersani, Letta, Lapo (in gioventù), forse per far saltare l’intero governo e a favore di un governo “istituzionale” con la Lega e Forza Italia. Il risultato è che è ancora più impopolare di prima – se possibile. Ha sperato di essere l’ago della bilancia ma ha dovuto votare l’astensione perchè altrimenti sarebbe stato abbandonato da altri senatori del suo stesso gruppo. E’ evidente che se avesse potuto premere il pulsante del voto contrario per eliminare Conte da Palazzo Chigi, l’avrebbe schiacciato. Il futuro politico del bomba è assai oscuro perchè nessuno si alleerebbe con un perdente cronico e impopolare, per cui è facile prevedere altre defezioni da Italia Viva. In conclusione Matteo Renzi è il Ballottelli della politica italiana
Matteo Salvini e Giorgia Meloni: hanno riunito ogni giorno il centrodestra ma senza mai fare una proposta politica di buon senso – tipo un governo nazionale di salute pubblica. Si sono limitati a chiedere le elezioni o un incarico da Mattarella per formare un governo di destra (alla Camera hanno preso 259 voti contro 321). A mio parere si riunivano continuamente per far vedere che erano uniti e per cercare di non far scappare i senatori dell’Udc o di Forza Italia. Di fatto sono stati urlanti e irrilevanti. Mi preme ricordare la cattiveria inaudita e fuori luogo di Salvini contro i senatori a vita, ma anche un dettaglio, nel suo intervento il leader della Lega si è rivolta provocatoriamente ai banchi filogovernativi: “siete nervosi, credevate in un risultato positivo e ora avete paura di andare a casa”. Insomma pareva che avesse un asso nella manica ma alla fine è tornato a casa lui assai nervoso.
La Lega di Giorgetti: Sono mesi che Giorgetti sta lavorando per tentare di essere accettato dal partito della Merkel e sperava di passare indenne questi mesi, essere uno dei promotori della elezione di Mario Draghi a Presidente della Repubblica di modo che, passata la pandemia, affrontata la crisi economica con i fondi europei, con l’elezione di un Presidente autorevole sullo scenario europeo, si potesse andare alle elezioni con la probabile vittoria di una destra potabile e invece tutti i suoi sforzi rischiano di essere vanificati dalla scelleratezza del suo leader e della ducetta Meloni.
Carlo Calenda: mi era simpatico, ma un gentiluomo – non solo, un uomo politico degno di questo nome non diffonde a testa bassa una telefonata privata. Non solo la ricostruzione che Clemente Mastella gli abbia offerto l’appoggio alla candidatura a Sindaco di Roma in cambio dell’appoggio al governo è del tutto priva di fondamento. Mastella non può essere così stupido. Casomai Mastella gli avrà fatto un ragionamento politico del tipo “Calenda come puoi sperare nell’appoggio del Pd a Roma se in un momento cruciale ti schieri contro il governo Conte?”. In ogni caso Calenda farebbe bene a chiedere scusa pubblicamente a Clemente Mastella dopo avere dato alla stura ai più rozzi insulti verso il sindaco di Benevento.