Aspettando che il nostro governo sollevi la questione del surplus tedesco

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: I Gessetti di Sylos

di Giovanni La Torre – 17 ottobre 2018

I “gessetti di Sylos” n. 399: Alcune riflessioni sul NADEF – Seconda parte (con un’ipotesi sulle intenzioni di Salvini)

Un accenno solo fugace alle sbruffonate senza senso del tipo “lo spread non è stato votato dagli italiani”, quindi “non può comandarci e noi ce ne freghiamo”, per il semplice motivo che lo spread non ha alcuna intenzione di comandare vuol solo dire “signori d’ora in poi per prestarvi dei soldi ci vogliono più interessi”. Di fronte a questo messaggio la risposta deve essere o “va bene abbiamo i soldi per pagare anche maggiori interessi”, oppure “adesso vi spieghiamo meglio le cose così le vostre pretese svaniranno”. Continuare invece con le sbruffonate (che per fortuna stanno diminuendo) può sottintendere il messaggio “non sappiamo cosa dire di sensato” con il rischio di far entrare in questa dialettica governo-mercati anche la speculazione professionale, la quale comincia a intravedere un esito certo (la crisi finanziaria) laddove prima era solo probabile.

Passiamo invece ad altro. Abbiamo visto che il bilancio pubblico italiano è ancora “recessivo” (e questo accade da più di vent’anni), ancorché meno degli altri anni, per via dei sostanziosi avanzi primari. Ma ora è anche il caso di aggiungere, per onestà intellettuale, che le politiche keynesiane, pur mantenendo anche oggi la loro efficacia quando c’è insufficienza della domanda, possono non dispiegare completamente la loro efficacia NEL SINGOLO PAESE che le adotta. Infatti quando si opera in un mercato senza barriere, come quello attuale, e se non c’è equilibrio nel commercio internazionale, gli effetti delle politiche keynesiane possono andare a beneficio più di altri paesi.

Non a caso Keynes in persona sostenne alla conferenza di Bretton Woods (era il capo della delegazione inglese), che in caso di squilibri persistenti nel commercio internazionale bisogna indurre a cambiare registro e, se del caso, sanzionare, non solo i paesi in deficit ma anche quelli in surplus; e per questo qualche mente intelligente è riuscita a inserire questo principio nei trattati dell’Ue, che però non viene fatto rispettare. Fare una politica di rilancio della domanda in un paese dell’Ue rischia di risolversi nell’ennesimo favore alla Germania che, come l’ho definita altre volte, è una sorta di “spugna” nel mercato europeo. Per questo attendo sempre che qualche governante italiano sollevi seriamente la questione del surplus eccessivo dei tedeschi nelle partite correnti, che è questione molto più grave dei deficit di bilancio; quello sì è un attentato all’Unità europea. Anche il M5S e la Lega, evidentemente, di fronte all’idea di attaccare frontalmente, e non genericamente, la Germania se la fanno addosso e preferiscono tacere e limitarsi alle sbruffonate ad uso del popolo bue.

Per questo va pure notato come i tedeschi preferiscano il silenzio e non entrare mai direttamente nelle polemiche che stanno interessando l’Italia. Lasciano fare la faccia feroce ai francesi, che da Sarkozy in poi si sono accucciati agli ordini della Germania. Ecco perché, inoltre, i tedeschi fanno solo finta di attaccare Draghi, ma poi lo hanno lasciato fare perché è meglio il Qe che subire la censura sul surplus; e poi, i tedeschi sono stati i maggiori beneficiari della politica monetaria della Bce in quanto ha impedito la rivalutazione dell’euro. Insomma, non mi stancherò mai di dire che finché non si risolve la questione del surplus tedesco, tutto il resto sarà secondario. Ecco perché sono rimasto deluso quando della questione non ho visto traccia nel Nadef.

Ma tutto ciò non deve spingerci, come qualcuno può frettolosamente concludere, a dire “usciamo dall’euro e dall’Ue”, perché sarebbe un suicidio ancora più grave. Anche se comincio a pensare che l’obiettivo finale, non tanto del M5S quanto della Lega, anzi di Salvini personalmente, sia proprio quello di uscire dall’Ue, non solo dall’euro. Qualche “gessetto” fa ho scritto che il modello di paese per la Lega è la Svizzera, ebbene comincio a pensare che quello sia l’obiettivo di Salvini. Creare le condizioni che costringano l’Italia a uscire dall’euro e dall’Ue, conquistare la maggioranza più o meno assoluta, grazie anche ai voti dei centromeridionali conquistati con la questione dell’immigrazione. Una volta avuto in mano il Parlamento, se mai con l’aiuto di qualche partito “ascaro”, riprendere il progetto secessionista (con tanto di gesto dell’ombrello ai centromeridionali che l’hanno votato) tracciare una novella “linea gotica” e trascinare la parte Nord verso la Svizzera lasciando che il resto dell’Italia scivoli verso il Mediterraneo e l’Africa.

Secondo qualcuno, e forse anche per me, questa sarebbe pura fantapolitica, però non me la sento di escludere che sia nella mente, non tanto della Lega, quanto di Salvini.

Bisogna vigilare.

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I “gessetti di Sylos” n. 398: Alcune considerazioni sul NADEF (in attesa della legge) – Prima parte

Sono molto dubbioso sull’utilità di commentare la manovra economica del governo prima che la stessa si concretizzi in vere e proprie leggi. Lo stesso ministro Tria scappò dalla riunione di Bruxelles non per spocchia, come molti hanno rilevato, ma perché il documento che aveva in mano era molto lacunoso e soprattutto privo di cifre e quindi non sapeva che dire ai colleghi europei. Oggi comincia a esserci qualcosa di ufficiale: la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF). Non è molto, ma è qualcosa. Certo mancano i dettagli e, si sa, il diavolo si nasconde proprio in essi. E noi già sulla presunta lotta alla ludopatia smascherammo la bufala dopo aver letto la legge vera e propria (v. “gessetto” n. 389 del 3/8/18), quindi si dovrà poi tornare sull’argomento.

Partiamo dai numeri più citati, quelli del disavanzo pubblico: 2019 -2,4% del Pil, 2020 -2,1%, 2021 -1,8%, livelli che sono sensibilmente superiori a quelli sollecitati dall’Ue, da qui le polemiche in corso con Bruxelles, nelle quali Di Maio e Salvini calcano la mano in vista delle elezioni europee della prossima primavera.

Quegli sforamenti vengono giustificati con la considerazione che si tratterebbe di una manovra per il popolo e non per le banche e la finanza e, dagli economisti di area, per dare un colpo all’austerità con una bilancio finalmente keynesianamente espansivo. Ora, sono costretto a ripetere una cosa che ho già detto altre volte e cioè che fino a quando presenteremo un “avanzo primario” il nostro bilancio pubblico sarà sempre “recessivo” e il NADEF prevede degli avanzi primari sensibili: 2019 +1,3% del Pil, 2020 +1,7%, 2021 +2,1%. Certo sono inferiori a quelli pretesi dall’Ue e a quello che sarà per il 2018 (+1,8%), ma sempre di avanzi primari si tratta. Quindi dire che la manovra è espansiva è inesatto, quello che si può dire è che sarà meno recessiva della precedente e di quella pretesa dall’Ue, ma sempre di bilancio recessivo si deve parlare. Gli interessi, che sono la causa del disavanzo finale, non creano domanda. Ci tengo sempre precisare questo per spuntare in anticipo l’arma dei neo liberisti pronti a dire che Keynes non funziona, qualora il Pil non dovesse crescere a dovere.

Lo sforamento serve a recuperare le risorse per le due promesse principali delle forze governative: reddito di cittadinanza per il M5S e superamento della Fornero per la Lega, in totale 15 miliardi. Tralasciamo la considerazione se i fondi siano sufficienti per rispettare le promesse (per questo attendiamo la legge), e facciamone un’altra più generale: valeva la pena dare battaglia all’Ue per questi provvedimenti o non era meglio farla per altre cose?

Nel precedente “gessetto” ho recensito positivamente il documento che il ministro Savona ha redatto e inviato alla Commissione europea. In quel documento si parlava giustamente di avviare una politica europea della domanda e a tal fine si parlava di “investimenti”, sia comunitari che nazionali. Si accennava poi ai surplus eccessivi della Germania. Entrambe queste linee guida/denunce non hanno trovato spazio nei dati del documento che stiamo commentando e questo, mi permetto di dire, è grave. Litigare al punto di dire “me ne frego dei mercati e dell’Ue” per aumentare dei trasferimenti dallo stato ad alcuni cittadini, sia pure giustificati con esigenze di tipo sociale, consolida certi luoghi comuni sull’Italia, un paese che pensa al beneficio immediato e a “regalie” indebitandosi, senza pianificare seriamente il futuro, con il risultato che quei provvedimenti di soccorso di breve periodo saranno sempre necessari.

Una delle misure che portò al fallimento la Grecia fu la pensione riconosciuta alle donne non sposate. Anche quella misura aveva giustificazioni sociali, pensate a una donna che resta sola senza lavorare, ma in tutti questi casi si tratta di provvedimenti di breve periodo che non risolvono alla radice le cause dei mali, che sono due: la scarsa crescita e la scarsa equità del sistema.

Ci pensate se il governo avesse annunciato che quei 15 miliardi erano destinati all’Università, alla Scuola, alla Ricerca, a Infrastrutture moderne? Chi in Europa avrebbe avuto il coraggio di opporsi? E invece si preferisce proseguire con le mance renziane, solo più corpose, e per queste litigare con l’Europa e i mercati. Si tratta di un’evidente occasione sprecata per litigare. Penso che gli stessi governanti stiano avvertendo ora l’imbarazzo, altrimenti non si spiegherebbero le uscite bislacche, e sintomatiche di un nervosismo latente, tipo “se uno spende il reddito di cittadinanza presso Unieuro gli arriva la finanza” (pensate un po’ la Finanza anziché perseguire gli evasori si deve occupare di acquisti di qualche decina di euro), oppure “sei anni di galera a chi imbroglia” (certo, proprio in Italia dove non si va in galera neanche con tangenti ed evasioni milionarie. Sarà solo un’altra ipotesi di reato che intaserà ancora di più i tribunali).

Il seguito al prossimo “gessetto”.

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