La testimonianza lucida e commovente del fratello di Bersani nei giorni drammatici del 2013-2014

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Gian Franco Ferraris

 di Gian Franco Ferraris – 17 febbraio 2018

Ripropongo due belle interviste di Mauro Bersani, la prima dell’aprile 2013 al momento delle pugnalate alla schiena di numerosi parlamentari del Pd che hanno portato alla rielezione di Giorgio Napolitano, e la seconda del gennaio 2014 prima del delicato intervento chirurgico.

Basta leggerle per comprendere la cifra del fratello di Pierluigi Bersani, ma sono anche una preziosa testimonianza che spiega meglio di qualsiasi analisi politica lo squallore della vita politica nel mondo attuale e la fine che ha fatto il Partito democratico.

Ricordo ancora che Mauro Bersani il 25 marzo del 2013 in un’intervista profetica durante il progamma radiofonico “Un giorno da pecora” definì suo fratello “un martire” e  alla domanda:”Ce la farà suo fratello a fare il governo?” Rispose “Credo che sia molto difficile, questa è una fase interlocutoria”. Lei come la pensa? “come D’Alema. In un paese dove non ci fosse Berlusconi, sarebbe il momento per fare un governo col centrodestra. Ma purtroppo c’è Berlusconi: come si fa a fidarsi di uno che ti frega sempre?”.

Le piacerebbe avere un fratello premier? “Io preferirei essere il fratello di uno sano, che non rischia la salute per dover stare mesi e mesi sotto stress. E che non stia lì ad offrirsi a tutti gli sberleffi di un Grillo qualunque”.

E negli stessi giorni dichiarò al Corriere della sera “se penso che solo due mesi fa erano tutti lì a incensare Pierluigi e ora intorno a lui è il fuggi fuggi: è davvero molto solo in questo momento mio fratello e da quello che vedo in Tv mi pare molto stanco”.

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di Domenico Ferrara – 21 aprile 2013

Bersani, la cronaca della fine politica. Il fratello Mauro: “Ora è solo”

Il segretario dimissionario del Partito Democratico un saggio ce l’aveva in casa. Ma non l’ha ascoltato fino in fondo. Per carità, anche lui ha creduto nella riuscita politica di Bersani, e anche lui ha toppato qualche previsione, eppure Mauro, chirurgo in pensione, lo aveva detto in tempi non sospetti che la strada al governo sarebbe stata impervia.

Adesso, non può far altro che constatare la solitudine dell’ex numero uno del partito. Il volto avvolto dalla mano di Bersani nel momento dell’elezione di Giorgio Napolitano è l’immagine simbolo di un uomo, ancor prima che un leader, solo, triste e affossato dallo stress del fallimento e dai franchi tiratori.

“Se penso che solo due mesi fa erano tutti lì a incensare Pier Luigi e ora attorno a lui è il fuggi fuggi: è davvero molto solo in questo momento mio fratello“, osserva sul Corriere della Sera Mauro Bersani, precisando di averlo sentito poco “in queste ultime due settimane” ma notando che “da quello che vedo in tv mi pare molto stanco”.

Quasi gli intima un congruo riposo, Mauro, convinto però che ci sarà “ancora bisogno del suo cervello, della sua competenza e della sua onestà”. E non è la prima volta che sui giornali si legge la preoccupazione per lo stato di salute del fratello. Solo due giorni fa, il fratello che vive ancora a Bettola di fronte alla pompa di benzina della famiglia, temeva per la salute di Pier Luigi: “Sono mesi che è sottoposto a degli stress“. E a chi gli chiedeva perché suo fratello avesse scelto Franco Marini d’accordo con Berlusconi, Mauro rispondeva: “Lui l’ha sempre detto: le istituzioni vanno elette anche con il consenso delle altre parti politiche. Quel che non ci capisce è perché i suoi si siano comportati così”.

Un colpo basso per entrambi i fratelli. Perché Mauro, almeno all’inizio, riponeva molte speranze in Pier Luigi. Ai tempi delle primarie contro Renzi si era pure sbilanciato prevedendo una vittoria del segretario – seppur non al primo turno – e un governo da lui guidato. “Non credo che mio fratello passerà al primo turno, ma avrà un buon successo, diciamo intorno al 40%”, ha dichiarato lo scorso 20 novembre, ricordando poi le capacità scolastiche del fratello.

Lui, era bravo in tutto. L’unica cosa in cui era scarso era a calcio: era un terzino destro disastroso. Io a calcio ero più bravo“. Mauro azzeccherà la previsione della vittoria delle primarie (perché “Bersani è il trionfo della normalità e per questo ha vinto“), ma non quella sulla formazione del governo. E nemmeno quella sulla vittoria alle ultime elezioni politiche.

Nelle ore che precedevano il risultato delle urne, Mauro si diceva sereno e “penso che sia sereno anche Pier Luigi. Sono fiducioso che il risultato sia anche un po’ più positivo di quello che ci si aspetta’‘. Quel 25 febbraio, Mauro Bersani si sbilanciava ancor di più quando, con lo scrutinio in corso, dichiarava che “abbiamo sbiadito il giaguaro”.

Il giaguaro invece è rimasto vivo di colore. E da lì, le previsioni di Mauro si sono fatte più nere. Già l’8 marzo, il fratello di Pier Luigi era caustico e tranchant sulla possibilità che Bersani potesse formare un governo: “‘Io ho un’idea ma non posso dirla, senno’ mi caccia via di casa. Sicuramente è molto dura, però io penso che lui stia dando più che altro una testimonianza”. Sull’ipotesi di passo indietro per evitare di andare a sbattere però ammoniva: “No, sbattere ci vuole, perché bisogna che gli scandali si manifestino fino in fondo”. Passa una settimana e le previsioni di Mauro si fanno ancora più nere. Bersani viene definito “un martire” e la probabilità di creare un esecutivo diventa “molto difficile”.

Io preferirei essere il fratello di uno sano, che non rischia la salute per dover stare mesi e mesi sotto stress. E che non stia lì ad offrirsi a tutti gli sberleffi di un Grillo qualunque”, tuonava Mauro, aggiungendo addirittura che nel caso in cui Pier Luigi riuscisse nell’impresa di formare un governo “non so se vale la pena, sarebbe un altro calvario”.

Infine, l’ultima amara sentenza arriva il primo aprile. E non è uno scherzo.“Pier Luigi premier? Sì, in un’altra vita…”. Il fratello non ci crede più. E, a un Giorno da Pecora racconta: “A Pasqua, ieri, ci siamo incontrati per un aperitivo, abbiamo bevuto un bicchiere di Ortrugo. L’ho trovato sereno, certo non felicissimo, un po’ meno allegro del solito. Certamente era un po’ deluso, ma lui riesce a mascherare bene”. E alla domanda se suo fratello possa ancora diventare premier la risposta dice tutto: “‘Sì, in un’altra vita forse…”.

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di redazione Blitz – 7 gennaio 2014

ROMA – “Non diamo colpe allo stress da politica”, queste le parole di Mauro, il fratello di Pierluigi Bersani, intervistato da Repubblica:

«Ero lì anche quando Pierluigi, prima di entrare in sala operatoria, ha chiesto alla figlia Elisa di registragli la partita Juventus-Roma. Ho capito bene perché l’ha fatto. Voleva dire: stai tranquilla, ci vediamo dopo. Voleva dare un tono di normalità a una cosa che normale non è». Mauro Bersani, il fratello medico dell’ex segretario del Partito democratico, è stato vicino a Pierluigi in tutta la drammatica prima giornata.
Come l’ha trovato?
«Ha reagito molto bene. Sempre controllato, lucido, collaborativo e con il morale alto. Insomma, era lui a fare coraggio agli altri. Lo dimostra l’idea della partita da registrare. Un autocontrollo davveroimpressionante».
Il 2013 è stato un anno pesante, per suo fratello. Pensa che abbia avuto qualche parte nella sua improvvisa ma-lattia?
«Le ultime vicende non lo hanno certo aiutato, anche se lui è abituato da sempre alle tensioni. Ma voglio essere chiaro per non innescare assurde polemiche. C’è chi vive con un aneurisma o altre malformazioni, nemmeno lo sa e arriva a fine vita senza problemi. Qualche volta invece l’aneurisma si rompe e provoca sanguinamento. Elementi che possono provocare queste rotture sono il susseguirsi di crisi, gli sbalzi di pressione, l’ipertensione… E questo riguarda tutti, dal politico al chirurgo, al pilota… Più sono presenti ansia e preoccupazione, più sei esposto. Per questo non voglio incolpare nessuno: anche l’infortunio fa parte del mestiere, e Pierluigi il mestiere di politicose lo è scelto».
Quando ha saputo che suo fratello stava male?
«Ero al supermercato, domenica verso le 11 del mattino. Mi telefona la moglie Daniela, mi racconta che mio fratello è sul divano con un fortissimo mal di testa, che non l’aveva mai visto soffrire così. Per fortuna anch’io sono un medico, ho capito che doveva essere portato immediatamente all’ospedale. La velocità dell’intervento, in questi casi, è importantissima».
Lei l’ha poi accompagnato in ambulanza all’ospedale Maggiore di Parma.
«Si parla della sanità quasi soltanto quando le cose vanno male. Io invece ho visto una bellissima collaborazione fra l’ospedale di Piacenza, dove Pierluigi è stato sottoposto a una Tac, e quello di Parma. Dopo i primi risultati, mentre il paziente veniva avviato verso l’ambulanza, i medici dei due ospedali si stavano parlando in teleconferenza. Quando è arrivato al Maggiore, avevano già le prime indispensabili informazioni».
Ma suo fratello è un paziente con un nome famoso.
«Guardi, con il mio mestiere ho conosciuto tante persone che hanno avuto problemi simili e possono dire che per tutti c’è stato questo trattamento. Dovremo aspettare ancora non pochi giorni, prima di conoscere il futuro di Pierluigi. Ma già oggi si può dire che siamo di fronte a un caso di buona sanità. E non solo perché il malato si chiama Pierluigi Bersani».
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