Fonte: facebook
Vi ripropongo questo intervento, già pubblicato su facebook il 31 gennaio 2014 (Gian Franco Ferraris)
Nessuno crede che sia l’amore della Patria il motivo dell’accordo tra i due. Se si ricostruiscono i fatti di questi mesi in modo preciso, si comprende che Renzi non aveva nessuna necessità reale di portare Berlusconi nella sede del PD.
La tesi, sostenuta da molti, secondo cui le grandi riforme vanno fatte anche con l’opposizione è solo una grande balla e, di fatto, è un’arma di distrazione di massa.
L’accordo Renzi/Berlusconi entra in rotta di collisione con Napolitano: solo qualche mese prima Alfano e i suoi sono stati sostenuti per rompere con Berlusconi e appoggiare il governo Letta. L’auspicio di Napolitano, e non solo lui, era quello che nascesse finalmente in Italia una destra decente, rispettosa delle istituzioni democratiche e legata ai Popolari europei.
L’incidente avvenne nel momento in cui B. pretendeva/si aspettava che il Colle risolvesse i suoi problemi giudiziari. B., era quindi isolato e in posizione estremista.
Va da sè che Renzi avrebbe dovuto cercare un accordo per le riforme prima nella maggioranza e poi, in modo democratico, discuterle in Parlamento e con le varie opposizioni. Al contrario, Renzi ha riportato B. al centro della scena e lo ha riabilitato come padre della patria.
E’ un’ingenuità? Un capolavoro? No, dietro c’è un piano ben preciso.
Nel mirino dei due non c’è solo il governo Letta ma il ruolo di Napolitano, che da anni invoca le riforme.
L’esigenza condivisa da più parti di fare le riforme diventa per il duo un pretesto per fare fuori lo stesso Napolitano.
D’altra parte con le fragili istituzioni democratiche, con un Parlamento screditato e la crisi economica che impoverisce la popolazione, Napolitano è l’ultimo stanco baluardo della democrazia come la conosciamo da sempre.
Va detto che Napolitano ha forzato i suoi poteri per dare vita a un governo, ma almeno il suo scopo era di fare l’interesse dell’Italia.
Abbiamo tutti la memoria corta, ma chi ha voglia di riscostuire i fatti (e di non ascoltare solo i mass media dominanti), arriverà alle stesse conclusioni.
Immaginatevi i dialoghi tra Renzi e Berlusconi, dalla visita di Renzi ad Arcore in poi, di certo non parlavano di riforme. Sulla legge elettorale, Renzi è partito dal sindaco d’Italia, poi ha proposto tre alternative, infine dagli incontri con Verdini è uscita una legge copia del porcellum ma, nel frattempo, i due hanno concordato la strategia per far fuori Letta e Napolitano.
Renzi e Berlusconi si sentono uno più furbo dell’altro; resta da capire se sono d’accordo anche sui passaggi successivi o se ciascuno pensa di fregare l’altro.