La squola e i governatori, vil razza dannata
“Noi genitori abbiamo mandato i nostri figli ai campi scuola. D’altronde i bambini avevano bisogno di giocare, non sapete che il gioco è connaturato all’infanzia e all’adolescenza? Siamo anche quelli che hanno criticato la didattica a distanza: i ragazzi hanno bisogno di socialità, la scuola deve essere in presenza, ecchediamine, mica penserete che dobbiamo occuparci a casa della loro formazione! Poi li abbiamo mandati in piscina, in palestra, nelle scuole di danza (balli di coppia, di gruppo, ecc.): ma che non sapete che i ragazzi devono sperimentarsi, coltivare talenti, svagarsi, fare sport? Quindi abbiamo portato i nostri ragazzi, sempre gli stessi, in vacanza, sfidando gli assembramenti, tanto il virus si sa che in estate va in ferie e ritorna con comodo a settembre, no? Ai più grandi abbiamo dato i soldi per andare al mare e 20-30-40 euro per entrare in discoteca. I ragazzi devono scatenarsi un po’ e sballare, dopo tanto lavoro invernale! Fatto questo ci siamo finalmente concentrati sulla scuola, e abbiamo tuonato: dovete riaprire le scuole in sicurezza! Non penserete mica di ritornare alla didattica a distanza! Non penserete mica che si possa andare avanti con i permessi baby sitter, coi nonni, con i bambini soli in casa!”.
E così, mentre nell’intera nazione e sui giornali si scatena il dibattito sui metri, i centimetri, i banchi a rotelle, le rivolte dei governatori, le mascherine e i trasporti pubblici intasati, Michela Marzano scrive un editoriale “Dalla parte delle famiglie” (o “dei genitori”, dipende a che pagina di Repubblica andate), come se la scuola si componesse solo di genitori e bambini, come se il personale scolastico, che rischia più di tutti, non esistesse, come se insegnanti e ausiliari fossero zero, non contassero nulla e solo le famiglie (ossia le meno attendibili a proposito) avessero titolo a parlare. E come se la scuola non fosse pubblica, ma di proprietà privata, e appartenesse proprio alla componente genitoriale, la meno affidabile tra tutte. È chiaro che si fa leva sulle mamme (soprattutto) e sui papà per alzare un bel polverone, per rendere il lavoro del governo ancora più delicato, per metterlo in crisi e farsi strada verso il gruzzolo europeo.
Ma io non me la prendo nemmeno coi genitori. Me la prendo coi Presidenti di Regione. Passi quelli di destra, che fanno il loro mestiere, attizzando un casino irrefrenabile a uso politico. Purtroppo il re è nudo con quelli di centrosinistra, che si stanno contrapponendo al governo come se lavorassero in proprio e rappresentassero solo se stessi e la loro solitudine di imprenditori della politica. Il clima elettorale peraltro non aiuta, anche questo induce a surriscaldare i toni nel tentativo di racimolare qualche voto. Di certo non danno una immagine di statisti, non sembrano affatto Adenauer o De Gasperi (e forse chiedo troppo). Quello che dico è semplicemente questo: se fossi un elettore di centrosinistra, se vivessi in una delle regioni dove è prevista la tornata elettorale, avrei qualche dubbio a votarli. Perché non è che l’ambiziosa posizione di uomo solo al comando di per sé aiuti ad accrescere il consenso. Anzi, talvolta è esattamente il contrario.