Fonte: i pensieri di Protagora...
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di Luca Billi – 11 luglio 2017
Esiodo racconta che Zeus, volendo punire gli uomini per il fatto che Prometeo aveva rubato per loro il fuoco, mandò sulla terra Pandora, dandola in sposa a Epimeteo, il fratello meno intelligente di Prometeo. Pandora portava con sé un vaso che le aveva donato Zeus, ordinandole di non aprirlo. Naturalmente Pandora lo aprì e dal vaso uscirono la vecchiaia, la gelosia, la malattia, la pazzia e il vizio; quando la giovane donna si rese conto di quello che era successo cercò di chiudere il vaso, impedendo alla speranza di uscire. Solo più tardi, quando ormai i mali usciti dal vaso si erano diffusi nel mondo, Pandora lo riaprì e lasciò che anche la speranza uscisse.
Ho ripensato a questa storia e a questa contraddizione leggendo la storia di Charlie Gard, il bambino inglese affetto da una malattia molto rara, la sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, che i medici considerano incurabile e che è destinato a morire. In questi giorni i genitori di Charlie si aggrappano a una speranza e si battono affinché Charlie non venga staccato dalle macchine che lo tengono in vita. Questa speranza, assolutamente comprensibile – ciascuno di noi che si trovasse nelle condizioni dei genitori di Charlie immagino avrebbe gli stessi pensieri – viene alimentata da chi si batte contro la decisione dei medici inglesi. Immagino che in alcuni casi chi alimenta questa speranza lo faccia in buona fede, che sia intimamente convinto di avere la possibilità di cambiare il corso delle cose. Temo che molti altri lo facciano per altri scopi, per averne un beneficio politico ed elettorale, per combattere la propria guerra santa contro l’eutanasia, per fare pubblicità alle proprie ricerche scientifiche. La speranza dei genitori di Charlie vale moltissimo, ma ha valore ovviamente solo fino a quando il bambino è vivo.