La “spallata” di Figliuolo e quella data invece al governo Conte

per mafalda conti
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La “spallata” di Figliuolo e quella data invece al governo Conte
Avrete letto tutti della “spallata” che, secondo il generale Figliuolo, staremmo per dare al Covid. Immagine potente, da rugbista. Grazie a cui, certo, si accredita un’idea prometeica dell’uomo in divisa che, infaticabile, ha preso sulle spalle tutta la fornitura dei vaccini per distribuirla con le sue proprie mani a ogni singolo punto vaccinale. Proprio come non aveva fatto Arcuri, che neanche avrebbe potuto peraltro, visto che ha svolto le sue funzioni di commissario quando non avevamo nemmeno le mascherine, quando si dovevano ricacciare le persone in casa, quando no-vax e destra gridavano aprite-aprite le discoteche e gli impianti di sci nonostante le terapie intensive e la morte, e non sapevamo neppure con quale morbo avessimo a che fare.
Tutti bravi a correre dietro al lupo cattivo quando si ha una doppietta carica. Affrontate il lupo a mani nude, con la sola forza della persuasione, poi mi dite. Una deputata di FI oggi in tv ha esaltato l’indomito Figliulo, attaccando pesantemente Arcuti e i suoi “ciclamini” e accusandolo, nemmeno troppo velatamente, di incapacità. Probabilmente, ai tempi del governo Conte, questa stessa deputata si trovava a inneggiare alla libertà dello spritz, oppure alla riapertura di tutto e tutti, qui e ora, senza se e senza ma. Cambiano i tempi, cambiano le parole, ma la stoltezza rimane la stessa.
E allora ricordiamolo che il vaccino day si è svolto soltanto il 27 dicembre scorso, che solo da gennaio è iniziata la distribuzione del vaccino, che i contratti con le case farmaceutiche erano già stati sottoscritti, che sono state le singole regioni a predisporre materialmente le vaccinazioni e sono esse le prime responsabili del successo (o insuccesso) dell’iniziativa. Diciamo anche che con il 15% degli anziani non ancora vaccinati, si sta spingendo, invece, per vaccinare ragazzi e bambini. Ecco. Avrei voluto vederlo Figliulo a mani nude contro il virus, senza stampa a favore e senza Draghi a copertura. Avrei voluto vederlo, mentre infuriava il morbo e c’erano le anime belle che volevano le riaperture delle scuole sennò il senso di socialità si perdeva. Si perdeva? Come in una terapia intensiva?
Facciamo, allora, un altro passo indietro a quei mesi di dicembre-gennaio in cui, in vista del Recovery e del piano vaccini, cominciarono, esse sì, le “spallate” al governo Conte. Io me li immagino tutti a confabulare come se fossimo su ‘Scandal’, predisponendo il piano di rinascita nazionale che avrebbe esautorato Conte, fregandosi le mani dinanzi ai soldi europei, tentando di convincere Draghi a guidare l’esercito della (loro) salvezza finanziaria. Vedo tanti e tanti Autogrill attivati per ribaltare il tavolo da gioco e introdurre nuove regole. Quella “spallata” contro il governo fu la vera spallata, non le cose che oggi si “narrano” ai giornali per dare un’immagine promoteica di un governo nato di forza, pensando che tutto ormai fosse in discesa. E a fondo valle vi fosse un enorme bonus, un mega bonus di 230 miliardi di euro per le imprese e per la loro stampa embedded, che si limita a riprodurre veline e a raccontare le notizie dal punto di vista dei potenti.
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