La solitudine della Sinistra

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Marianna Sturba

di Marianna Sturba – 12 marzo 2018

Si è svolta sabato la direzione nazionale di Sinistra Italiana, intensa partecipata, alla ricerca di motivazioni e cause del risultato elettorale. Credo ci sia stata una riflessione abbastanza completa ma che ha cercato , erroneamente, di distribuire i carichi di responsabilità, un po’ ai fuoriusciti tardivi del PD, in parte alla poca mediaticitá di Grasso, un pezzetto a D’Alema e Bersani…un po’ per ciascuno.
Di vero e innegabile c’è che i cittadini non si sono identificati con noi! La nostra proposta non ha suscitato in loro il sentirsi riconosciuti nelle loro esigenze, hanno guardato in uno specchio in cui hanno visto “altro da sè”.
La sinistra radicalizzata, organizzata del nord ha trovato le sue risposte nella Lega. Il nord chiedeva protezione di quei privilegi dello stato sociale , frutto di una buona politica di sinistra, messi a rischio dall’arrivo di nuove “urgenze”. Il partito identitario diventa la Lega, radicalizzato e senza identità di classe, con un forte accento al localismo.
Il sud invece si identifica con il M5S perché abituato ad una sinistra movimentista e meno organizzata in strutture rispetto a quella del nord, frutto di una comunità meno organizzata. Il sud riconosce e apprezza nelle proposte del M5S una tutela assistenzialistica, non perché non in grado di sostenerne una di emancipazione vera del sud, ma perché disillusa è offesa da tanti anni di politica che nel sud non ha mai prodotto la crescita sperata, perciò la promessa di qualche “assistenza” è ben accetta e più credibile rispetto ad investimenti fin’ora mai visti.
Noi non riusciamo a dare risposte a queste due richieste, forse perché portatori di una proposta, basata su dati di realtà che non ci consentono di promettere chiusure o forzature ad esempio sui vincoli europei, o sul facile superamento della Fornero, decantati illusoriamente da alcuni. Noi abbiamo presentato qualcosa di sostenibile, non abbiamo usato il bisogno delle persone per ottenerne il consenso, e questa a casa mia è onestá.
Ora entro il 10 Aprile andrà presentato il Def, testo programmatico che contiene indirizzi politici ed economici per i prossimi tre anni, diventa necessario incidere su questo documento se si vuole poi dar seguito e realizzazione ai propri programmi. Nel caso in cui il Governo non si definisca, spetterá all’esecutivo Gentiloni stilare il Def, ma con quale indirizzo?
Di Maio fa presente che con i suoi 335 eletti, ha diritto a dar indirizzo, ma la legge non è funziona così! Condannati quindi forse all’instabilità politica?
Il m5s cerca i punti in comune su cui volgere l’attenzione al fine di stilare qualcosa di condiviso: con la Lega trova affinità sul tema Banca Pubblica, superamento Fornero, abbattimento tasse imprese, superamento Job act; col Pd trova accordo sulla riduzione dell’Irap e impletamento del reddito di inclusione. Ma nessuno per ora può darci sicurezze sulla strada che verrà percorsa, pertanto, il popolo della sinistra, pur identificandosi con i nuovissimi attori protagonisti, M5S e Lega, non può essere certo sull’attuazione di politiche che abbiano radici in quel sentire identificativo che fino a ieri lo ha fatto essere elettore di sinistra.
Con chi prendersela?
Solo con noi stessi, solo col disinvestimento che i partiti hanno avuto nei confronti delle Sezioni, sì, termine caduto in disuso in favore di un meno battagliero “circolo”, che però avrebbe dovuto avere la stessa vocazione.
Dove sono le sedi dei partiti? Dove sono i luoghi di incontro territoriale che creavano in passato identità comune?
Tiriamo fuori le persone da casa, togliamole da dinanzi ad un computer, e trasformiamo i “click” in discussioni costruttive. Torniamo a litigare faccia a faccia, in una discussione in cui oltre le parole contano , il tono, i gesti, la cadenza, il volume. Torniamo a favorire la discussione nella comunità! Fuori dal l’isolamento e l’ indottrinamento!
Le sedi, sezioni, circoli, si reggono a stento perché chi paga sono gli iscritti, i partecipanti,che non possono più nel forte impoverimento avvenuto, sostenere spese extra. Torni il partito a sostenere economicamente il radicamento territoriale.
Solo dopo aver riportato le nostre solitudini in comunità, possiamo tornare a preoccuparci ed occuparci dell’ identificazione necessaria alla possibilità di rappresentare in parlamento la cittadinanza, al di là e oltre le mezze scuse accampate.

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