La soap opera a Monaco per la guerra mondiale

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Elena Basile
Fonte: Il Fatto Quotidiano

La soap opera a Monaco per la guerra mondiale

È proprio vero che una menzogna ripetuta diviene verità al di fuori di ogni logica. Se si ascoltano politici, analisti e giornalisti del mainstream, affermazioni non provate e contrarie alla razionalità sono considerate presupposti incontestabili. È triste vedere come durante la conferenza sulla sicurezza di Monaco la diplomazia sia stata messa nell’angolo.

I problemi reali come le disuguaglianze crescenti, la proletarizzazione del ceto medio, l’arricchimento esponenziale della società dell’1%, la destabilizzazione della frontiera orientale dell’Europa, il fallimento della politica di espansionismo della Nato che ha portato alla guerra con la Russia, i crimini di guerra e contro l’umanità del governo israeliano che nonostante l’abbaiare della potenza sponsor, gli Stati Uniti, non si ferma, il rischio rappresentato dagli investimenti in armamenti per i prossimi dieci anni per una guerra contro una potenza nucleare, la Russia, l’allargamento del conflitto in Medio Oriente perseguito con determinazione da Netanyahu, che come tutti sanno deve la sua sopravvivenza politica alla guerra, la pericolosità della leadership Usa che spera in un conflitto con l’Iran per presentarsi da vincitore alle elezioni, l’assottigliamento del tempo per le lancette dell’Orologio dell’apocalisse, ecco queste sfide allarmanti per l’umanità sono d’incanto sparite alla conferenza di Monaco e hanno lasciato il posto a una soap opera diretta dalle classi dirigenti occidentali, cantata da analisti e giornalisti.

Navalny, nazionalista russo che nel 2012 lanciava appelli per la superiorità degli slavi e immaginava deportazioni di massa per i non slavi, ripulito, costruito a tavolino e reso presentabile dall’Occidente diviene l’icona della Nato, l’oppositore di Putin quando di fatto non raggiunge il 10% dei consensi. Punito con un carcere duro in Siberia, muore in circostanze non chiarite. Un dissidente massacrato dal potere. La sua scomparsa è strumentalizzata per sostenere la guerra contro Mosca, per un invio senza termine di armi e finanziamenti. Chi osa affermare che il regime lo lasciava comunicare sui social, non aveva bisogno di ucciderlo in quanto già seppellito in una prigione, oppure che la sua morte giova alla propaganda occidentale, rischia il linciaggio. Naturalmente gli stessi che si commuovono per la morte del dissidente e per la sua “bionda e fremente” moglie (cui, per carità, anche noi esprimiamo la nostra solidarietà) non hanno mai pronunciato una parola a favore di Assange e di Stella Morris, “consorte bruna” che da anni chiede clemenza per il marito, giornalista che ha avuto il coraggio di svelare i crimini di guerra Usa.

Mentre il massacro di innocenti continua a Gaza, uno sterminio sistematico di donne, bambini e anziani, mentre i feriti giacciono sui pavimenti senza poter essere curati e la carestia avanza, mentre le democrazie occidentali, sulla base di accuse mai completamente provate di una connivenza di alcuni elementi dell’Unrwa con Hamas, interrompono i finanziamenti all’agenzia per i rifugiati, costituita da funzionari che rischiano la vita per apportare gli aiuti umanitari, mentre le autocrazie come Cina, Russia, Iran chiedono il cessate il fuoco e sono contrastate da Israele, dagli Usa, dall’Italia e altri zelanti Paesi europei, dunque mentre l’attacco al diritto internazionale continua sotto gli occhi di tutti e le mancate riforme delle Nazioni Unite, delle Organizzazioni Internazionali del Washington consensus (Banca Mondiale e Fmi) dividono il mondo in blocchi l’un contro l’altro armati, mentre il Sud globale si organizza con la Cina e l’Occidente appare sempre più isolato, i leader “turisti della storia” (espressione incisiva di Tremonti) si tengono per mano, fanno photo opportunity. Battono le mani a Zelensky, l’ex attore comico che ha abolito l’opposizione, rinvia sine die le elezioni, è contestato al vertice e abbandonato dalla gente, da quella che ancora analisti dalla faccia tosta e l’anima venduta chiamano eroica resistenza, formata da uomini terrorizzati, che pagano i trafficanti per poter sfuggire alla morte.

Una parte della cittadinanza europea è consapevole della destabilizzazione del mondo che i poteri rappresentati da un presidente con precaria salute mentale stanno perseguendo. Temiamo di lasciare ai figli un panorama geopolitico agghiacciante nel quale il rischio di una guerra nucleare non è remoto. Il declino dell’egemonia imperialistica occidentale porta al conflitto costante. Il diritto internazionale è violato a Kiev e a Gaza. Le istituzioni multilaterali create nel dopoguerra e mai riformate sono impotenti, celebrano il proprio vuoto. Come nel 1914 la retorica militarista imperversa, i sonnambuli ci trascinano verso l’abisso. Fermiamo la deriva della ragione e i nuovi barbari finché siamo in tempo.

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