La “Sindrome di Stoccolma” dei nuovi proprietari di Repubblica e l’altro revirement

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos

La “Sindrome di Stoccolma” dei nuovi proprietari di Repubblica e l’altro revirement

Nel precedente “gessetto” abbiamo denunciato come Repubblica sia diventata berlusconiana, dimenticando tutte le battaglie fatte in passato per cercare di scongiurare al nostro paese la vergogna del berlusconismo. Oggi sul giornale romano compare un articolo di Ezio Mauro che sembra riportarlo sulla vecchia via. E’ presto per dire se si tratta di ripensamento al ripensamento, o se sia solo la concessione del canto del cigno a un gruppo di giornalisti della vecchia guardia definitivamente emarginati e ai quali viene concesso di esprimere l’ultimo desiderio prima dell’esecuzione. Purtroppo la sintesi selettiva che ne ha fatto il direttore Molinari nella quotidiana email agli abbonati autorizza questa seconda interpretazione. Staremo a vedere.
E’ indubbio comunque che la svolta a 180 gradi filo berlusconiana dell’altro giorno sia dovuta alla nuova direzione, evidentemente imbeccata dalla nuova proprietà, la quale come è noto fa capo alla famiglia Agnelli-Elkan. Con ogni evidenza il giovane Elkan, e chi gli sta intorno, devono aver rimosso dai loro ricordi l’offesa volgare che il berlusca aveva arrecato al nonno Gianni, e che se ci fosse un po’ di orgoglio nel lato sinistro del petto di quelle persone, oltre che il portafoglio, dovrebbe bruciare ancora.
Forse i miei lettori non ricorderanno, allora li aiuto io. Eravamo alla vigilia delle elezioni del 2001, B fremeva per ritornare al potere dopo i cinque anni di centrosinistra, ma l’impresa appariva incerta, soprattutto per la cattiva fama che l’attuale pregiudicato di Arcore riscuoteva all’estero. Per tutti citiamo la copertina di Economist che dichiarava “Berlusconi unfit”. Come risalire la china? Chi era l’italiano più autorevole all’estero che avrebbe potuto garantire per lui? Ma l’avv. Agnelli, no? E infatti B lo contatta per chiedergli una dichiarazione favorevole che compensasse le cattive referenze. E infatti l’Avv. fece, dopo qualche giorno la copertina di Economist, la seguente dichiarazione: “l’Italia non è una repubblica delle banane”.
Per essere convinto, l’avv. Agnelli pretese però delle garanzie, visto che si assumeva, e ne era pienamente cosciente, delle grosse responsabilità considerato il personaggio che si trovava a dover difendere. Questa garanzia consisteva nella promessa di nominare ministro degli esteri il diplomatico Renato Ruggiero, già più volte ministro e all’epoca direttore generale del WTO, persona di prestigio internazionale e uomo che riscuoteva la fiducia della famiglia Agnelli.
Berlusconi vince le elezioni, forma il suo governo e nomina effettivamente Ruggiero ministro degli esteri. Allora tutto ok? Niente affatto: sei mesi dopo, il malcapitato è costretto a dare le dimissioni per contrasti con altri ministri senza che B faccia qualcosa per trattenerlo e per mediare i contrasti, alimentando il sospetto che era tutto premeditato per far fuori l’indesiderato ministro e rispedirlo al mittente (l’avvocato).
L’avv. Agnelli, capito di essere entrato nella lista di coloro fatti fessi da quel giocatore delle tre carte che rispondeva e risponde al nome di Silvio Berlusconi, lista che già comprendeva nomi come Bossi e D’Alema, e che ne avrebbe compresi altri di calibro negli anni successivi, fece questa amara dichiarazione: “l’Italia non è il paese delle banane, ma dei fichi d’India”. Alludendo al Nord Africa al posto del Sud America.
Oggi, i discendenti dell’Avv. ecco che sono pronti a essere fatti fessi una seconda volta.
Sono affetti dalla “Sindrome di Stoccolma”?

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