Si fa un gran discutere, in questi mesi, del “populismo”, del “fascismo”, del “nazionalismo” e delle loro eventuali ed estrose combinazioni. Sottovalutando una caratteristica essenziale, che dovrebbe chiarire le nostre idee in merito. Ogni “–ismo” di questa tipologia, ha un elemento che fa da trait d’union con gli altri. Ed è questo: la disintermediazione, la cancellazione o la subalternità dei corpi intermedi, l’azzeramento della mediazione istituzionale, la cortocircuitazione tra vertici e base sociale, tra Capo e Popolo, tra governanti e governati. Ogni tipo di –ismo, si struttura e raggruma attorno a una personalità leader e punta a orientare ‘tecnicamente’ la fascia intermedia del potere per agganciarsi direttamente alla base popolare, senza alcun ‘frammezzo’ se non di natura burocratica o mediatica o social.
La democrazia rappresentativa, partecipativa, dei partiti deve essere dunque smantellata, per consentire quell’aggancio diretto e per rendere il sistema politico e quello sociale adeguati alle regole attuali dell’economia. A questo serve la destra, per questo si attiva una rivoluzione passiva, dove i cittadini vengono attratti nell’orbita consensuale del potere e orientati direttamente al mercato, e dove il ‘governo’ viene semplificato, incarnato, levigato, riducendolo ad atti di comando e impulsi impositivi.
Che questa operazione (riprodotta storicamente innumerevoli volte, dal principato romano al fascismo) assuma diverse forme e vesta diverse membrane conta poco. Il senso di tutto è nella cancellazione delle articolazioni sociali, nella passività dei cittadini (tutti ‘ammucchiati’ in un cosiddetto ‘popolo’). L’obiettivo è agevolare il riavvio dell’economia, superare una crisi, garantire profitti, far riaffluire risorse. L’autoritarismo diventa indispensabile quando la società è refrattaria a questa manovra, ma in un’epoca come la nostra, dove la corsa al consumo e ai miti del mercato è arrembante, apparentemente inarrestabile, lo stesso autoritarismo può essere dosato alla bisogna, persino solo accennato. Ed è tutto più facile se le intermediazioni sono neutralizzate e il Popolo si lascia sospingere senza opporre resistenza.
L’immagine che ne traggo è quella della scintilla, che scocca, deve scoccare al momento del contatto e del cortocircuito tra Uomo al comando e Gente, nell’istante stesso in cui il Capo si rivolge direttamente alla folla, magari da un balcone oppure da una diretta facebook, e lì ottiene il plauso plebiscitario: così si fa!, adesso basta, ma che vogliono questi negri, ci rubano il lavoro, ci vogliono le ruspe, bisogna fare piazza pulita, altro che leggi, ci vogliono le mani libere, senza tante rotture di marroni, basta buon senso altro che tanti ragionamenti, vogliamo il popolo non i radical chic, e i salotti, e la sinistra di Bibbiano, di Capalbio, dei Parioli. È la scintilla che sprizza, insomma, per dare fuoco alla democrazia.