Fonte: PoliticaPrima.it
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di Giangiuseppe Gattuso – 11 febbraio 2015
Bene. Agrigento, la scandalosa città dei templi, delle 1133 sedute di commissioni consiliari in unanno, non ha più organi eletti dai suo cittadini.
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Il Comune, dopo le dimissioni del Sindaco per una questione giudiziaria, poi risolta, era commissariato dal 25 luglio 2014. I consiglieri comunali colpiti, giustamente (?) dalla gogna mediatica hanno rassegnato le dimissioni proprio in questi giorni. Che soddisfazione. E in primavera si rivota.
Massimo Giletti ha trionfato. Inchieste, ospitate, puntate della ‘sua’ L’Arena dedicate “all’enorme scandalo” costato alle casse comunali circa 300.000 euro (meno del suo stipendio di un anno). Così come aveva ospitato il Presidente Rosario Crocetta, quando in diretta decise che le Province siciliane sarebbero state abolite. Il risultato di quel proclama: quasi due anni di gestione commissariale, e ancora non è finita.
Su questa vicenda si sono spesi in molti. Non solo l’ineguagliabile Giletti. I quotidiani e altre trasmissioni televisive hanno stigmatizzato l’accaduto e condannato l’immorale comportamento dei consiglieri. Che invece di adoperarsi per migliorare le condizioni della città, sempre agli ultimi posti nelle classifiche del Sole24Ore, pensavano a come intascare qualche centinaia di euro a testa al mese. Gravissimo.
Hanno scoperto pure che Agrigento non ha l’acqua corrente ogni giorno. I tetti delle case e dei palazzi sono invasi da serbatoi di ogni genere e colore, riserve del prezioso liquido per i giorni di magra. Solo che il problema dell’acqua ad Agrigento esiste dalla notte dei tempi e, anzi, adesso l’acqua arriva nei rubinetti un paio di volte la settimana. Un successo. Una volta arrivava anche ogni dieci, quindici giorni.
E che dire della viabilità come la cosiddetta ‘scorrimento veloce’ Palermo Agrigento. Una delle strade statali più pericolose d’Italia, agli onori della cronaca nei giorni a cavallo di capodanno 2015 per il collasso di un tratto della rampa di accesso al nuovo viadotto, dopo solo qualche giorno dall’inaugurazione.
Agrigento la conosco. E posso testimoniare che non è affatto peggiore di tante altre analoghe città del Sud. Anzi. Io la trovo molto carina. E se potessimo misurare solo il valore aggiunto della stupenda Valle dei Tempi, probabilmente il salto nelle classifiche sarebbe notevole.
Ma non c’è dubbio, però, che le carenze di cui parliamo ci sono tutte e le responsabilità pure. Quelle responsabilità da distribuire equamente, e proporzionalmente, ai cittadini stessi e a quel potere, gestito su loro mandato, da tanti agrigentini. Si perché oltre a questi scalcagnati consiglieri comunali, con le debite eccezioni, le colpe sono di tanti. A cominciare dal sindaco che si è dimesso, Marco Zambuto. Giovane professionista e figlio d’arte che ha governato la città per sette anni sotto le bandiere di Forza Italia, dell’UdC, per poi approdare al PD renziano. Pensate che è stato eletto sindaco con una percentuale del 75%.
Se Agrigento si trova in queste condizioni le responsabilità vengono da lontano e sicuramente personaggi, che hanno avuto, e hanno ancora, ruoli enormi avranno quanto meno la colpa di non avere fatto abbastanza.
Era della provincia di Agrigento Francesco Crispi, Presidente del Consiglio per sette anni, nel 1887 e nel 1893. E quelli che hanno ricoperto la carica di Presidente della Regione. Giuseppe La Loggia e Angelo Bonfiglio (DC); Angelo Capodicasa (PD), e pure Vice Ministro nel Governo Prodi, e il mio amico Totò Cuffaro (UDC), che sta pagando per tutti.
E ancora. Calogero Pumilia (DC), Sottosegretario nei Governi Andreotti e Cossiga, al Lavoro, Trasporti, Agricoltura e Tesoro. Luigi Giglia (DC), Sottosegretario ai Lavori Pubblici nei Governi Moro, Andreotti e Cossiga e alla Presidenza del Consiglio con delega al Mezzogiorno, con Forlani.Giuseppe Sinesio (DC), Sottosegretario al Tesoro nelGoverno Rumor, ai Trasporti con Moro, all’Industria con Andreotti.
Ma anche Enrico La Loggia (FI) Ministro agli Affari Regionali per cinque anni nel Governo Berlusconi, avrà le sue responsabilità.
E così Calogero Mannino (DC). Ministro per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno nel VII Governo Andreotti, dell’Agricoltura e delle Foreste nel Governo De Mita, ai Trasporti nel Governo Goria, e alla Marina Mercantile nel II Governo Spadolini. Per non dimenticare Marianna Li Calzi (FI) Sottosegretario alla Giustizia nel Governo D’Alema e all’Interno, nel Governo Berlusconi.
Dulcis in fundo, Angelino Alfano, agrigentino purosangue, classe 1970. L’enfant prodige di Silvio Berlusconi è al Governo di questo Paese dal 2008, con incarichi di altissimo livello: Ministro della Giustizia; Ministro dell’Interno e Vice Presidente del Consiglio con Enrico Letta, e attuale Ministro dell’Interno del Governo Renzi, dopo avere lasciato Silvio e creato il NCD.
Forse dimentico qualcuno e mi scuso per la tediosa elencazione. Ma ho ritenuto doveroso farlo. Per ricordare ai diretti interessati, a chi oggi protesta, a chi strumentalizza, a chi ha la memoria corta, che, come spesso accade, le maggiori responsabilità sono di noi cittadini. Della nostra ignavia e indifferenza. Dei tanti, troppi, che “delegano” ad altri, spesso in cambio di un qualche favore personale, le scelte fondamentali per il futuro delle generazioni.
Giangiuseppe Gattuso
11 Febbraio 2015