La salvezza della sinistra è nel ritorno al socialismo

per Manuel Santoro

di Manuel Santoro, segretario nazionale di Convergenza Socialista, 3 dicembre 2017

‘Per portare avanti chi è rimasto indietro’ (P. Nenni)

Ritorniamo alle politiche economiche e sociali socialiste promuovendo l’alternativa al modello neo-liberista, denunciandone il totale fallimento nel soddisfacimento dei bisogni primari dell’uomo.
Riavviamo la dialettica politica sulla centralità dell’essere umano e degli esseri viventi, dei loro bisogni e delle loro necessità.

Riattiviamo il discorso sulle riforme strutturali che abbiano al centro l’uomo e non il capitale:
· sul piano economico, rendere pubblico tutto quello che è di pubblica utilità, dalle risorse naturali ai servizi di base, incluso quello bancario;
· sul piano sociale, piena ed equa ridistribuzione della ricchezza;
· sul piano politico, la piena rappresentatività nelle istituzioni affinché nazionalizzazione equivalga a socializzazione e non sia un processo in mano a pochi.

L’unica possibilità reale di affrancamento della società dalla sudditanza del Lavoro agli interessi del capitale usuraio è nel Socialismo, che punti al soddisfacimento dei bisogni delle popolazioni.
L’area del mondo che è oggi in fase di stagnazione permanente è l’Europa, perché attraverso i trattati che hanno dato vita a quel “mostrum” giuridico che è l’Unione Europea sono state imposte spietate regole neoliberiste. Come conseguenza di tali logiche si è dato vita ad una unione monetaria che non si fonda, come dovrebbe, su di un debito pubblico unico e su un unico livello di pressione fiscale. Avremmo dovuto fondare una Europa politica, prima che monetaria. Così l’unione sulla moneta si è trasformata inevitabilmente in un nodo stretto al collo delle economie più deboli, quelle con minore capitalizzazione, quelle della Grecia, dell’Italia, della Spagna, del Portogallo.

E’ in questa ottica che rimane punto fondante per il Socialismo valorizzare linee guida, direttrici politiche riformatrici per il sollevamento economico, sociale e culturale di chi è indietro. Questo implica essere contro le politiche di austerità sin qui adottate, promuovere ed ottenere il primato della politica sulla finanza, chiedere con forza la realizzazione di un’Europa politica, non tecnocratica. E’ altresì fondamentale capovolgere profondamente l’idea di Europa, le sue funzioni, i suoi vincoli, iniziando dal Fiscal Compact e dal Patto di stabilità e crescita.
Ripensare le politiche di governo, locale, nazionale ed europeo, in modo tale da ricostruire un welfare di “pubblica utilità”.

Solo il ritorno al progetto socialista autentico può permettere all’Europa di uscire dalla decadenza, cioè dalla stagnazione permanente, economica e sociale.

Bisogna prendere atto del fatto che le politiche sociali tendenti a valorizzare l’uguaglianza, la giustizia sociale e la solidarietà tra gli uomini e tra i popoli, sono politiche antitetiche, aliene e, quindi, nemiche di un modello di capitalismo finanziario il quale, uccidendo il profitto da produzione, ha capito di potersi espandere senza limite rigenerando il capitale dal capitale.
L’incapacità della politica nazionale, europea ed internazionale, di contrapporre un modello di progresso sostenibile alternativo è ed è stata dettata dalla mancanza cronica dei soggetti politici e delle classi dirigenti di proporre un progetto politico di lungo periodo che coinvolgesse la società civile ad un dialogo per il futuro.
L’eclissi del Socialismo sta preparando l’eclissi della democrazia, del progresso, della giustizia sociale. E’ tempo di invertire la rotta.

L’Europa, che sta soffrendo, più di ogni altra area del mondo, a causa del trionfo delle “criminogene” politiche economiche neoliberiste, può conservare l’unità ed uscire dalla crisi solo invertendo marcia, solo scegliendo una nuova politica autenticamente “socialista”. Solo grazie a questa l’Europa potrà ricevere la spinta per procedere verso un’autentica unità politica. Occorre porre fine allo strapotere delle banche, fondato sugli squilibri delle risorse finanziarie dei vari stati e sul deficit di diritti dei lavoratori, dei risparmiatori, della piccola e media impresa.

Non vi sarà mai vera ripresa senza un rafforzamento della domanda interna con le politiche socialiste e senza combattere la speculazione attraverso il rafforzamento dello Stato sociale e l’intervento attivo dello Stato nell’economia.

La liberazione dallo sfruttamento capitalistico può avverarsi solo da un autentico ritorno al Socialismo, quello fondato sul pieno rispetto della democrazia e della libertà.

 

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1 commento

Luigi Proia 5 Dicembre 2017 - 13:51

RISORGIMENTO SOCIALISTA.

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