La sala da the di Orfini

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1286

di Lucia Del Grosso – 21 marzo 2015

Non so quali bar frequenti Orfini, dove si trova questo bar dove entra D’Alema e dopo il quarto grappino si mette a sparlare di  “un partito a forte posizione personale e con un carico di arroganza” e si scatena una rissa?

Veramente, mi piacerebbe sapere dove ci si può ubriacare e rinfacciarsi a sediate gli ultimi 20 anni di storia della sinistra, con Rosy Bindi che sale sui tavoli per dire che lei no, no e poi no, proprio non vota più nessuna delle porcherie che le rifila la sua maggioranza, perché se no non si capisce perché non le ha votate quando faceva opposizione al centrodestra.

No, perché a me Fassina è parso lucido quando ha detto che la flessibilità del lavoro non è una sorpresa del Jobs Act, ma faceva già parte del patrimonio teorico della Terza Via, e sarebbe ora che la sinistra la estirpasse dalla sua cultura.

E nemmeno D’Alema mi è sembrato in coma alcolico quando ha detto che la sinistra non si può limitare agli ultimatum, qualche colpo lo deve assestare, porca miseria.

Casomai lui, Orfini, deve aver preso qualcosa per augurarsi che lì all’Acquario Romano si sono riuniti per lavorare all’unità del partito.

Non ha capito, Orfini, che se il PD è il Partito della Nazione allora le fratture che segnano il Paese si riflettono nel partito e perciò si deve rassegnare: una parte del partito guarderà al di qua della frattura, una parte al di là. E gli è andata già di lusso finora se la parte che guarda alla parte più debole e svantaggiata del Paese si è limitata ai mugugni e agli ultimatum che si sfiammano al dunque del voto in Parlamento.

Strano, ha detto che tra quelli che oggi erano riuniti all’Acquario Romano c’erano anche i suoi maestri: non deve avere studiato bene se non ha imparato che un partito può essere unito solo se rappresenta una parte della Nazione, quella portatrice di interessi omogenei, non può soddisfare allo stesso modo le aspettative antitetiche di ricchi e poveri, finanzieri e lavoratori, capre e cavoli.

E infatti non lo fa. Oggi in quel bar, caro Orfini, in molti interventi è emerso che il riferimento sociale del PD non è tutta la Nazione, come stravagantemente si vuole far credere, ma le élites sociali e che l’agenda del governo è di destra. Come sbicchierata in una taverna non c’è male, sempre meglio dei bistrot ripuliti dove brindi a champagne alle straordinarie riforme di Renzi.

Preferisco questo bar alla tua sala da the, ma non posso ancora dire che è il mio bar: fatta sera gli avventori se ne sono andati alla spicciolata e non si è capito bene come e quando si rivedranno.

Che c’è bisogno di sinistra in Italia ce lo siamo detti, che la parte più debole e svantaggiata della società è senza rappresentanza pure ce lo siamo detti, ora come rimaniamo? Sarebbe il caso di chiarirlo.

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