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di Manuel Santoro, segretario di Convergenza Socialista e direttore della rivista teorica L’Ideologia Socialista
La retta via è nel socialismo in quanto alternativa di società. Alternativa di sistema, strutturale, che si pone il problema di una nuova organizzazione della società partendo dai processi economici e produttivi, i rapporti tra classi e all’interno delle classi, e il completo superamento del sistema economico capitalista.
La sinistra, invece, è morta e quel che rimane si occupa della sola difesa dei diritti civili. Certamente sacrosanti ma del tutto insufficienti per il superamento del sistema economico capitalista. La sinistra, sia essa riformista o radicale non importa, è pervasa da un senso di smarrimento profondo, certamente per ragioni diverse, ma entrambe destinate alla irrilevanza politica. La sinistra non tratta più la questione di classe in quanto ne ha perso consapevolezza, e tale dimenticanza porta ad una confusione profonda degli obiettivi da perseguire e degli interessi da difendere.
Per quali motivi la sinistra ha smesso di parlare e discutere di classi sociali, di coscienza di classe, di lotta tra classi?
Se non si parte da queste semplici nozioni non si riuscirà a mettere in dubbio l’organizzazione del sistema economico capitalista. A meno che la sinistra in questo Paese e in Europa, la sinistra di oggi, non abbia nessuna voglia oppure interesse a trattare della questione strutturale e preferisca dedicarsi ai soli diritti civili, a tematiche cioè meramente sovrastrutturali.
Il nostro sforzo, da socialisti, consiste invece nel ribadire con forza e coraggio che il socialismo vive e si pone come alternativa di sistema sia al liberal-globalismo degli ultimi governi sia al populismo-sovranismo del nuovo governo, entrambi funzionali alla conservazione del capitalismo, più o meno nazionale, più o meno corporativo.
L’unica vera alternativa, la retta via, è nel socialismo poiché esso affronta le reali contraddizioni sociali rivendicando la necessaria ripresa della coscienza di classe che sfocia in un naturale conflitto tra classi, tra interessi diversi. Tra chi ha il capitale e chi non ce l’ha.
L’immigrato sfruttato e sottopagato nei campi, difatti, e l’operaio metalmeccanico che non arriva a fine mese appartengono allo stesso grande campo degli oppressi e alla stessa classe sociale del lavoratore salariato.
Paradossalmente è proprio nei luoghi dove è presente e vince la Lega che è più immediato far emergere la contraddizione sociale, all’interno della stessa classe, che vede fronteggiarsi italiani e non italiani, per un salario. Ci si combatte tra oppressi senza comprendere che gli unici ad ingrassare sono gli oppressori, i capitalisti dei nostri tempi.
Mentre la sinistra continua a perdersi transitando dalla sfera ideologica a quella populista, la Lega conquista il voto operaio. E ci rimarrà per anni se noi socialisti non faremo emergere con forza le grandi contraddizioni che contraddistinguono le politiche della Lega.
Gli strumenti per farlo ci sono: educazione politica, osservazione e analisi critica della società e della sua organizzazione, coscienza di classe. Dobbiamo riprenderci gli operaio, e non solo.