La Repubblica, il Pd e Carlo Galli che offre un florilegio di motivazioni circa il carattere ambiguo dei 5 Stelle: Il bue che dà del cornuto all’asino

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini
Il bue che dà del cornuto all’asino
Su Repubblica Carlo Galli, pure rimarcando la necessità di una alleanza per non consegnare alla destra un potere a tempo indeterminato, offre un florilegio di motivazioni circa il carattere ambiguo dei 5 Stelle. L’opposizione populista che poco sa di sinistra, come recita il titolo. Il parlamento da aprire come una scatoletta come prova di un rabbioso spirito anticasta; l’alienità ai congressi e alla democrazia interna di partito; la tendenza a farsi latore di richieste di protezione a carattere individuale e assistenzialista; l’indifferenza a collocarsi sullo scacchiere destra/sinistra aderendo alle contrapposizioni valoriali che lo strutturano; la tendenza ad andare a braccetto con chicchessia, tanto da essersi alleato con tutti: Lega, Pd e ogni altro partito a sostegno del governo Draghi; la collocazione internazionale poco chiara da cui la rinuncia a scegliere fra Trump e Biden….Tanti elementi concorrenti, secondo il nostro, nel configurare il M5S come il diretto discendente dell’Uomo Qualunque di Giannini. Nella sostanza un movimento protestatario qualunquista populista che riduce la politica ad occasionalismo, contingenza e particolarismo.
Sono valutazioni di largo uso, trite ritrite, presso la sinistra che si definisce tale ed ama rivendicare il monopolio autentico della causa. Merce comune sulle pagine dell’ammiraglia euro-atlantica e già sollevate da una parte della sinistra, anche anti-renziana, per scongiurare la nascita del Conte due e andare alle elezioni anticipate nel 2019. Ma venendo da Articolo Uno le ho udite svariate volte anche da questa parte, specie in prossimità delle elezioni del 2022, in corso il rientro nel Pd nello stile del procione, ed anche in scorno alla più benevola definizione bersaniana dei 5S come ‘sinistra di nuovo conio’. Peccato siano definizioni approssimate e sbrigative, se non totalmente fallaci e con queste valutazioni c’è davvero da chiedersi che senso abbia una alleanza. Ma soprattutto non è ben chiaro il criterio di misura della ‘vera sinistra’, e ci vuole un bell’ardire a prendere il Pd come pietra di paragone.
Se i 5S non fanno congressi è ben vero che le loro sessioni tematiche sono partecipate e che fanno votare gli iscritti circa le scelte di fondo, cosa che non accade nei Pd i cui congressi non prevedono altro che una corsa ai gazebo. Se si sono alleati con la Lega (meglio, fecero un contratto a tempo) è perchè il Pd decise di mangiare i pop corn. Se è vero che co-firmarono i decreti sicurezza è altresì vero che sul piano sociale il Conte uno ha fatto più cose di sinistra di qualsiasi governo di centro-sinistra. Del resto anche il Pci togliattiano sapeva muoversi con spregiudicatezza nelle alleanze, Nè si vede come la lotta alla povertà, al precariato e al lavoro povero (col salario minimo) possano essere considerate nel segno del particolarismo. Così vero che anche il Pd si è messo a rimorchio dopo avere a lungo storto il naso. Il quadro attivo grillino è composto tutt’ora, come all’origine, da giovani istruiti di bassa media estrazione sociale impediti dalle greppie del sistema patrimoniale e dall’occlusione della mobilità sociale, mentre la base di consenso è costituita da un variegato mondo popolare (disoccupati, precari, inoccupati, lavoratori, ma anche lavoro autonomo e classi medie impoverite) dislocato prevalentemente al sud ma non solo, che soffre la ristrutturazione neo-liberista. E’ la costituente sociale sottesa alla lotta alla casta e non si vede quale perniciosa ambiguità sia ad essa intrinseca. Semmai, il ‘pane sociale’ di qualsiasi forza autenticamente di sinistra e una barriera al vero populismo a matrice destrorsa. Un certo quantum di greve populismo (i forchettoni i magna magna) non era estraneo alla propaganda del Pci e alla sua base popolare, sebbene con l’intenzione di fare evolvere il plebeismo nel segno di una coscienza trascendente. L’attentato al parlamento da aprire come una scatoletta non si è risolto in altro, alla fine, che in una riduzione dei parlamentari di per sè innocua e peraltro a suo tempo perorata dal Pci, mentre il Pd ha fatto di tutto e di più per snaturare la Costituzione, aprendo di fatto la strada agli stravolgimenti in atto ad opera della destra fascio-leghista. Quanto alla politica internazionale i 5S non fanno altro che muoversi nel solco che a suo tempo, putre in un quadro diverso, fu del Pci ma anche della Dc: pacifismo, negoziato, partenariato plurimo, multilateralismo. Un indirizzo totalmente dismesso dal Pd, semmai orientato a un virulento saragattismo, con toni talvolta apertamente maccartisti e guerrafondai. Sui tempi dell’immigrazione e dei diritti civili i 5S hanno un approccio in linea col Pd, sebbene assai meno enfatico e ideologico. E con giusta ragione, interpretando remore molto diffuse che si rischia altrimenti di eccitare facendo il gioco della destra. Questo era anche lo stile del Pci, il quale non pensò mai che l’emigrazione (l’exit di massa) fosse la risoluzione dei problemi del terzo-mondo, bensì .le rivoluzioni nazionali anticoloniali. Quanto al pensiero politico dei 5S se si deve trovare un antenato è nel radicalismo giacobino (la democrazia diretta, uno vale uno, la lotta alle possidenze politiche e sociali, il ‘giustizialismo’…..). Anche questo uno degli ingredienti che furono propri del comunismo.
Certo i 5S di Conte non hanno come obiettivo una società socialista e come tali non hanno alcuna eredità da far valere verso il comunismo e il socialismo storici. Ma questo vale anche per il Pd. In ogni caso il paragone col movimento gianniniano del ’46 dell’Uomo qualunque (una lista che funzionò da navetta per i fascisti costretti dlla censura repubblicana) è letteralmente una panzana. Infine i 5S amano definirsi ‘progressisti” anzichè di sinistra giudicando ormai logoro il noto asse della collocazione. Una decadenza di fatto favorita dalle cattive performances della sinistra ‘ufficiale’. Ma questo non impedisce che molti dei temi cavalcati dai 5S (ivi comporeso l’ambientalismo) siano in linea con lo spartito dei valori sottesi a quell’asse.
In sintesi se si deve trovare una qualche affinità comparativa dei 5S, seppure solo stilistica, al netto di ogni continuità ideologica, questa è col Pci. Come ben sosteneva De Masi. Uno spazio di ruolo, anche sistemico, lasciato libero dalla rottamazione operata dal Pd e che i 5S hanno occupato sotto spoglie mutate. Ma ben vedere questa situazione, questo scambio di ruoli, è anche la dimostrazione dell’alleabilità dei due soggetti, competitivi, ma anche complementari. Volendo usare la classificazione topologica classica: i 5S nel ruolo della sinistra, il Pd nel ruolo di una forza, moderata nell’intonazione sociale e più radical in quella civile, a orientamento centrista, E a mio parere più i due soggetti chiariscono questa differenza di ruolo più l’alleanza è fattibile.
Questi stereotipe macchiettature che Galli ripropone rendono perfetto l’adagio proverbiale: il bue che da del cornuto all’asino
Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.