di Alfredo Morganti
La psicosi di massa
I medici che lavorano sul campo allo Spallanzani oppure al Sacco sembrano temere più il clima e la paura serpeggianti, che gli effetti reali della malattia, giudicata dalla direttrice di quest’ultimo poco più di un’influenza. A montare il clima di psicosi ci sta pensando la destra, ci stanno pensando i media, ci pensiamo anche noi da soli. D’altronde siamo il paese che ogni tanto si fa conquistare dall’uomo nuovo di turno, e dunque di che meravigliarsi? La psicosi di massa è un movimento avvolgente, una spirale che blocca le coscienze e ci rende disponibili a qualsiasi strana avventura. Di questo dovremmo aver paura. Per il coronavirus serve invece un po’ di attenzione in più, un po’ più di cura, e anche una certa dose di calma.
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Statistiche mediche e coronavirus
Il numero di casi di coronavirus scoperti in Italia è dovuto anche al fatto che vengono eseguiti tamponi di massa, così che emergono anche casi lievissimi, che altrimenti sarebbero stati scambiati per normale influenza e passati inosservati alle statistiche mediche. Questo dovrebbe tranquillizzarci, non creare panico. E invece accade il contrario, anche perché i media sono intenti a scrivere titoli a nove colonne di questo tenore: ‘primi’ morti, ‘già’ 100 contagi, il Nord in isolamento, il governo fa prove tecniche di stragi, ecc. La funzione della stampa e della TV è informare, non alimentare la psicosi di massa tanto per accrescere l’attenzione e quindi fare fatturato, contatti, click. Se ai cittadini si chiede responsabilità nei momenti di emegenza, lo stesso deve valere per tutti i soggetti, stampa compresa. Non fosse altro perché il clima di emergenza è alimentato in primo luogo dagli stessi media. Ecco.