Europa, deflazione e disoccupazione – La profezia di Luigi Spaventa
“Quest’area monetaria rischia oggi di configurarsi come un’area di bassa pressione e di deflazione, nella quale la stabilità del cambio viene perseguita a spese dello sviluppo dell’occupazione e del reddito. Infatti non sembra mutato l’obiettivo di fondo della politica economica tedesca: evitare il danno che potrebbe derivare alle esportazioni tedesche da ripetute rivalutazioni del solo marco, ma non accettare di promuovere uno sviluppo più rapido della domanda interna.”
Sono parole tratte dal discorso parlamentare con il quale Luigi Spaventa motivò il voto contrario del PCI all’ipotesi di adesione dell’Italia allo SME. Era il 12 dicembre 1978. Il rischio che Spaventa lucidamente aveva individuato si è concretizzato: le sue parole, purtroppo, descrivono alla perfezione la situazione attuale dell’Europa.
fonte Contropiano.org
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Gabriele Pastrello E’ VERO. LE DIFFERENZE RISPETTO A QUEL PERIODO SONO ENORMI E, IN GENERE, ATTUALIZZARE DICHIARAZIONI DA PERIODI COSI’ DIVERSI PORTA A ERRORI. MA, IN QUESTO CASO, C’E’ UNA PERMANENZA STRATEGICA DELLE POLITICHE TEDESCHE, CHE ATTRAVERSANO TUTTE LE DIVERSE CONDIZIONI, ED E’ IMPRESSIONANTE.
LA GERMANIA HA OTTENUTO DI EVITARE SVALUTAZIONI COMPETITIVE, E RIFIUTA OGGI COME NEI PRIMI ANNI ’80 CHE VENGANO FATTE POLITICHE ESPANSIVE. L’UNICO TIPO DI CRESCITA CHE LA DIREZIONE POLITICA TEDESCA ACCETTA E’ QUELLA TRAINATA DALLE ESPORTAZIONI (PER QUELLO HA ACCETTATO LA MISURA DI DRAGHI, CHE SVALUTA L’EURO, E QUINDI SOSTIENE L’EXPORT), SENZA CHE IL BILANCIO DELLO STATO DIA IMPULSI ESPANSIVI (CIOE’, TRADOTTO, DEV’ESSERE IN PAREGGIO). PENSO PROPRIO CHE OGGI SPAVENTA RIPETEREBBE QUELLE PAROLE
Lanfranco Turci peccato che poi Spaventa abbia abbandonato, come pure Napolitano, quella analisi al momento del trattato di Maastricht.
Gabriele Pastrello 1) DA PRIMA A DOPO LA CADUTA DEL MURO C’E’ UN’ENORME DIFFERENZA, 2) DA PRIMA A DOPO LA GLOBALIZZAZIONE C’E’ UN’ALTRA ENORME DIFFERENZA, DIVENTATA ANCORA PIU’ COGENTE 3) DA PRIMA E DOPO LA CRISI VALUTARIA DEL ’92.
QUESTE DIFFERENZE FACEVANO SI’ CHE LA PROPOSTA FOSSE MOLTO MENO RESISTIBILE NEL ’92 CHE NELL’82. LA MONETA UNICA PRESENTAVA DUE VANTAGGI DI AMPLIARE MERCATI EUROPEI DEL NORD E FAR USCIRE GRAZIE ALL’EURO COME MONETA COMUNE DAL PROBLEMA DEI DISAVANZI DI BILANCIA COMMERCIALE (PACE CESARATTO). INFATTI, PARADOSSALMENTE, SE SI AMPLIAVA PER I PAESI DEL SUD L’EXPORT CON IL NORD, SI AMPLIAVA ANCHE L’IMPORT, CON L’ ESITO DI UN MAGGIOR DISAVANZO, NELLE CONDIZIONI PRIMA DELL’EURO NON AFFRONTABILE; E CHE FINO AL 2007 NON AVEVA FUNZIONATO DA LIMITE.
QUESTI DUE VANTAGGI HANNO EFFETTIVAMENTE FUNZIONATO DAL 2001 AL 2007. E FINO AL 2009 SEMBRAVA ANCHE CHE SI POTESSE TRACCHEGGIARE SUI PARAMETRI (PUR NEL RISPETTO ALL’INGROSSO). NEI PRIMI ANNI 2000 LI AVEVANO VIOLATI OLTRE L”ITALIA ANCHE FRANCIA E GERMANIA. E’ LA CRISI CHE HA CAMBIATO TUTTO E HA RIPORTATO SUL TAVOLO LA VERSIONE PIU’ DURA DEI TRATTATI, GRAZIE ALLA RAGGIUNTA FORZA POLITICA TEDESCA, ANCHE PER VIA DELLA CLAMOROSA RIPRESA POST-CRISI.