Fonte: esseresinistra
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di Nello BALZANO 3 giugno 2015
In un Paese intriso di rabbia, preda di una crisi economica e sociale che non vede soluzioni immediate, né a lungo termine, spicca l’assenza di una realtà politica di Sinistra. In un clima così teso e pieno di incognite, trovano facile terreno le politiche che mirano ad individuare negli “ultimi” i responsabili di tutto: non stiamo parlando di poche persone o piccole categorie sociali, ma di chi vede continuamente attaccare i suoi diritti da una politica orchestrata per mettere gli uni contro gli altri e distrarli dai veri problemi, più complicati nella soluzione e dedicarsi a rimedi più semplici ma senza prospettive.
I dipendenti diventano dei privilegiati, i pensionati un costo sociale, i disoccupati persone che devono abituarsi alla rassegnazione o al dover “adeguarsi” a regole del mercato del lavoro al limite della schiavitù nel nome della tanto osannata FLESSIBILITA’, i Sindacati additati come unici responsabili dello squasso del Paese. La motivazione è sempre la stessa: “E’ l’Europa che ce lo chiede!”, monito che ci arriva da tutti gli organi di informazione di massa.
In questo contesto come poteva mancare un attacco violento al mondo della scuola? Nel luogo dove si plasmano le intelligenze è “necessario” limitare la crescita di “pericolose” future voci critiche, allora coloro che sono designati a trasferire agli studenti la cultura, devono essere scelti e governati, da un’unica figura in ogni plesso scolastico: il preside.
In queste ultime settimane, però, sembra che qualcosa possa ancora succedere. Nel contesto elettorale di alcune regioni si inizia ad intravedere la semina di una sana rivoluzione politica nel mondo della sinistra. In due regioni in particolare: Toscana e Liguria.
In quest’ultima, in particolare le vicende che hanno visto un Partito Democratico infilarsi nel vicolo cieco di una “obbligata” e, al loro modo di vedere, unica possibilità di candidatura di Raffaella PAITA, nel nome della continuità e omologazione al disegno renziano, hanno creato una contrapposizione che ha visto figure di rilievo, come Sergio Cofferati prima e Giuseppe Civati subito dopo, mettere in moto un progetto che ha rivelato – così come nel caso di Sì Toscana a Sinistra di Tommaso Fattori – un importante segnale nei risultati: una componente di sinistra intorno alla candidatura di Luca Pastorino, fuoriuscito dal PD ha raggiunto un interessante livello di consensi poco sotto il 10%: con il coinvolgimento di tanti non assettati di vendetta o rivalsa, ma convinti che era l’occasione da non lasciarsi sfuggire per dar corpo a qualcosa di innovativo e serio.
È importante sottolineare che molti fattori hanno determinato questo risultato, che più tempo ed esperienza a disposizione potevano essere utili a rimediare inevitabili piccoli problemi, ma non approfittarne ora sarebbe stato un grave errore. E’ da mettere in evidenza, inoltre, che senza la martellante litania “veltroniana-berlusconiana” del “voto utile” trasmessa con ogni potente mezzo di informazione ed un’astensione pesante pari a metà del corpo elettorale, il risultato poteva essere ben superiore.
Il percorso di costruzione di una nuova idea di Sinistra è complicato, a mio giudizio, sono presenti ancora alcuni ostacoli che non sono e non devono essere visti come insormontabili, cerco in parte di illustrarli: soggetti politici identificati sia come Partiti, che singoli esponenti di rilievo, che nel bene e nel male hanno finito il loro corso storico, devono mettersi al servizio senza pregiudizi e nostalgie, accompagnando con la loro esperienza storica e valoriale chi intende partecipare senza mettersi sotto simboli e bandiere, che rappresentano la maggioranza di questo eventuale ambizioso progetto.
Esiste poi, secondo me, un problema generazionale, ciò che poteva essere normale in passato con la staffetta accompagnata dalla presenza di un’importante scuola di Politica, non può più palesarsi, c’è la necessità di armonizzare le varie esperienze per evitare che si cada nell’errore di gettare il bambino insieme all’acqua sporca.
L’autoreferenzialità di una classe politica di questi ultimi decenni, che pretendeva di rimanere in sella a discapito di chi forte della sua passione e nuove idee, si avvicinava e immediatamente usciva dalla Politica, deve vedere la fine.
Questo non deve entrare in confusione con la “rottamazione” renziana, ma ogni singolo soggetto deve riconoscere le peculiarità ed i valori di chi gli cammina a fianco, ognuno deve limitare il proprio protagonismo.
Vorrei fare un esempio, comprendo molti giovani, non solo di 20 anni, ma anche di 30 o 40, che considerano il sindacato un limite, un impedimento per la crescita e la creazione del lavoro. Non è così. So che non è facile spiegarlo, ma chiedo a loro di rispettare quelli come me, che del sindacato hanno un’immagine davanti, quella di Guido ROSSA che da semplice delegato della FIOM-CGIL dell’ITALSIDER di GENOVA, nel 1979 fu assassinato dalle BR, perché giustamente si opponeva all’infiltrazione delle criminali logiche del terrorismo all’interno della fabbrica.
All’epoca ero studente dell’ITIS quell’episodio come altri tragici fatti ti segnano la vita e ti portano a lottare perché certi principi restino saldi, soprattutto all’interno delle strutture che devono difenderli, ma non è eliminandole che si risolve il problema, anzi.
Per proseguire, e continuo con gli esempi, con le polemiche di questi giorni che alimentano una facile demagogia contro chi è andato in pensione con 35 o poco più anni di lavoro e che percepiscono una cifra vicina alle ultime retribuzioni, obiettivo non più perseguibile ai giorni nostri, se non si attua una profonda politica di crescita e lavoro degno del rispetto delle persone.
E’ vero queste persone all’apparenza possono apparire detentori di un privilegio ed è anche vero che all’interno ci sono storture ben più gravi, provocate da una politica clientelare per raccogliere consensi su una fetta importante di ex lavoratori del pubblico impiego (baby pensioni), ma ritornando ai primi immaginiamo per quanto possibile, in che contesto lavoravano, con quali strumenti e cosa respiravano all’interno delle realtà lavorative (l’amianto, un esempio per tutti), ma soprattutto quanto hanno lottato perché le condizioni migliorassero, per loro e per tutti quelli che venivano dopo.
Quando si toglie un diritto a qualcuno, chi viene dopo non l’avrà più e non riuscirà a comprenderne il valore, che non è “monetizzabile”, come ci vogliono far credere.
Altri potrebbero portare altre esperienze, e vanno tutte raccontate e messe a disposizione del discorso politico.
E’ questo è il senso di un progetto di Sinistra che mi piacerebbe contribuire a realizzare, accompagnare le generazioni future, con il racconto delle esperienze del passato, per costruire riferimenti, per innovare e migliorare ciò che di buono si è realizzato, ma nel frattempo lottare al loro fianco condividendo le loro idee innovative, la tutela del patrimonio ambientale, di diritti e tutto ciò che riguarda il benessere materiale e immateriale delle persone.
Se questo sarà il percorso saremo in tanti, se ognuno non guarderà al proprio interesse saremo ancora di più.
Lancio un appello, quindi, a chi vuole dedicarsi a questo progetto: guardate ai tanti che si astengono dal voto, a chi non sceglie la via facile di farsi rappresentare da coloro che gli dicono che il problema sono altre persone che hanno altre sofferenze o culture, o chi gli prospetta soluzioni di fatto irrealizzabili, se non con grandi rinunce.
Ascoltate e parlate con umiltà, lì sono nascosti i tanti affamati di giustizia e che vogliono che sia riconosciuta la loro dignità, che sono tra i principali valori della sinistra, non sarà una passeggiata, ma non si può non provarci.
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