La politica ridotta ad adrenalina da comizio

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 15 dicembre 2016

Gli animali feriti sono, da una parte, molto pericolosi, perché disperati, ma dall’altra mancano di lucidità. E difatti, priva di lucidità perché rabbiosa è stata la dichiarazione di Renzi a exit poll ancora aperti, domenica 4. Molti dei guai odierni del PD vengono da lì, da quelle parole pronunciate irresponsabilmente, ancora sotto l’effetto dell’adrenalina da comizio. Errore più grande non poteva essere commesso. In realtà Renzi avrebbe dovuto dire altre cose, assumersi le proprie responsabilità, dichiararsi pronto a dimettersi, ma lasciando al partito NELLA SUA INTEREZZA il compito di decidere. Il giorno dopo, in una conferenza stampa, dopo aver riunito la segreteria, avrebbe dovuto ammettere la sconfitta, mostrare di aver capito che c’era qualcosa di sbagliato nella riforma stessa, abbozzando un inizio di analisi che prevedesse una considerazione concreta dello stato del Paese: precarietà, disagi, disuguaglianze. Sarebbe stato il viatico per avviare una ripartenza serena, equilibrata, in vista di un congresso tutto giocato sulle tesi e non sulla leadership. Sarebbe stata persino una buona notizia, pensa un po’.

Così non è andata e così non poteva andare. Ci sarebbe voluta, per l’ex premier, una sorta di illuminazione sulla via di Damasco, che però non c’è stata. Oggi il PD sconta anche questa pessima e frettolosa reazione implosiva all’esito referendario. Coerente, non c’è dubbio, col modello di partito renziano: più una squadra di colonnelli al servizio del Capo, e dunque cattivi e ringhianti attorno alla sua figura, che un collettivo vero, per quanto coi piedi di argilla di una base di iscritti ridotta all’osso. Ciò non è casuale, Renzi così l’ha voluto il partito, e adesso ne sconta per primo il panico e la paura. Inservibile il PD, nelle mani altrui il governo, a Renzi non resta che il giglio magico coi suoi addentellati. Un po’ poco. Anche perché io non sono affatto sicuro che questo giglio non si sia già un po’ smembrato, perdendo qualche petalo. C’è poco da fare, se si perde (e il 4 dicembre è stata una durissima sconfitta, di quelle che ti lasciano inebetito) il tuo seguito scema, qualcuno te lo perdi, e c’è già chi si guarda attorno. Siccome hai spiegato che solo ‘vincere’ conta, e chi perde è sfigato ed è pure gufo, mo tocca a te, da perdente, subire le conseguenze di questa sciocca logica da totocalcio.

(Anche se la politica è altra cosa, non ‘vincere-perdere’ come nel calcio, non il teatrino sciocco di questi miseri anni. Per questo, ancor prima dei programmi, ci sarebbe da ristabilire un livello minimo, sindacale, di politicità).

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