La politica è prassi, serve partecipazione. Non siamo semplici tifosi, dobbiamo giocare anche noi la partita

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

Purtroppo la personalizzazione, il leaderismo, il maggioritario, la deriva individuale ci sono entrati dentro. Anche la sinistra ragiona in termini di vertice, delega al personale politico il compito di costruire una narrazione, assegna alla leadership l’impegno di farsi carico della prassi e funge da spettatrice spesso critica. C’è una responsabilità collettiva nella costruzione della linea, nella sua gestione, c’è il bisogno di agire da comunità, da collettivo, c’è la necessità di stare dentro, di non sentirsi un atomo scollegato, di adoperarsi in un compito grande. Per ricostruire la sinistra non basterà che una dozzina di bravi compagni di vertice si impegnino generosamente.

Senza la sinistra diffusa, senza le migliaia di compagne e compagni che sentono il dovere di rendere questo Paese più equo, più libero e più giusto non accadrà mai nulla. Rompiamo uno schema logico che ci vede spettatori e tifosi, e muoviamoci come un collettivo magari virtuale e di pensiero, ma forte e coeso. Non ci sono più i grandi partiti? Pazienza. Rimpiangerli servirebbe a poco, piuttosto facciamo collettivo e lavoriamo come protagonisti alla ricostruzione di una trama politica e di forme-partito che siano all’altezza dei compiti che assegna loro la Costituzione. Rompiamo lo schema chiuso delle nostre case e tentiamo forme di partecipazione anche semplici. La politica è prassi, non è un convegno e nemmeno uno spettacolo teatrale. Metterci il cuore e la mente e la forza di ognuno è necessario. Sennò dal box personale, anzi individuale, non si uscirà affatto.

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