Fonte: facebook
di Alfredo Morganti 03 giugno 2015
Se è vero che Renzi non calcola nemmeno i corpi intermedi, anzi li osteggia, e punta tutto invece sul rapporto diretto, verticale, di comando con la base del Paese (una base purgata da forme autonome di rappresentanza), se è vero questo, il clima delle prossime elezioni politiche sarà senz’altro un clima plebiscitario. Tutto quello che Renzi ha perduto a livello intermedio vorrà riconquistarlo direttamente da Palazzo Chigi (magari previo accordo con i cacicchi locali), imbastendo un’operazione di estrema e rischiosa verticalizzazione (coerente con la sua visione mediatico-comunicativa). Bene, quando questo clima monterà, che farà la sinistra italiana collocata entro il PD o nei suoi paraggi? Opererà dei distinguo? Si differenzierà dalla marea montante orientata a legittimare il potere assoluto del Capo?
Ma il punto è: come distinguersi dal plebiscitarismo, come non restarne impigliati? Operazione logicamente complessa, peraltro. Ecco, se non ci porremo per tempo il problema di dare vita a una piattaforma di sinistra politica e sociale, autonoma, salda anche dal punto di vista culturale, ben prima della cupa battaglia finale del renzismo, potremmo trovarci impreparati dinanzi agli eventi. Esserne sommersi, ad esempio. La sinistra italiana non ha nulla a che fare, nelle sue corde storiche profonde, con i richiami plebiscitari. Così, nel caso Renzi subisca una sconfitta, la mancanza di questa piattaforma di sinistra sarebbe una vera tragedia storica, l’ennesima della sinistra italiana. Non vorrei mettere fretta, ma il futuro si presenta più fosco del presente. E forse dovremmo pensare con più attenzione a una forza che resista al renzismo, ne sia una alternativa reale, proponga per il futuro (e già per il presente) una cultura politica che oltrepassi il virus che si è impossessato del PD e lo ha reso oggi una specie di zombie.