La pazienza di Giobbe

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Manlio Converti
Fonte: Qualcosa di Napoli
Url fonte: http://www.qdnapoli.it/index.php?option=com_content&view=article&id=961%3Al-atto-di-giobbe&catid=21&Itemid=114

di Manlio Converti –

L’atto di Giobbe, dovremmo tradurlo così, come farebbe D’annunzio, questo ridicolo americanismo del Jobs Act, che in America non verrebbe mai chiamato in questo modo, visti gli evidenti contrasti ideologici proprio con i lavoratori anche a Napoli, dove la disoccupazione è quello che occupa i giovani maggiormente, quando non è direttamente la camorra.

Ah l’America! Un Paese incredibile, considerato la Patria della democrazia moderna, che ci fu imposta nel dopoguerra, come ci fu imposto il voto alle donne ed una costituzione europeista, ma che continua ad essere feroce con i propri stessi cittadini.

L’America è un sogno, in cui se nasci bianco e fai il poliziotto puoi uccidere chi è nato nero e continuare a fare il tuo lavoro impunemente. In cui se nasci gay puoi donare il sangue solo dopo dodici mesi di astinenza sessuale, oppure mentendo, come fanno a Napoli, visto che da noi i maggiori donatori di sangue sono probabilmente persone omosessuali. In cui se nasci nero hai più probabilità di subire la pena di morte, anche se sei innocente o minorenne, mentre a Poggioreale al massimo subisci violenze sessuali e rischi infezioni mortali come l’Epatite C e l’HIV.

L’atto di Giobbe, ovvero il perseguitato, riconosciuto come tale anche dagli islamici e dagli ebrei di tutto il mondo, è diventato legge e finalmente i disoccupati potranno essere assunti, mai a tempo indeterminato, mentre i lavoratori potranno essere licenziati, per evitare il tempo indeterminato e le conseguenti spese pensionistiche.

Renzi ha dichiarato che era questo a fermare l’economia nel nostro Paese, anche se a tutti sembra evidente che fosse la burocrazia borbonica, il pizzo delle varie mafie, l’assenza di programmazione politica, l’inutilità dei trasporti su ferro e via mare in ottemperanza ad un vassallaggio con la Fiat, che intanto, come molte altre imprese, ha spostato all’estero il proprio budget, il proprio peso fiscale e le proprie attività produttive.

Restiamo ai fatti, alla guerra informatica inventata sotto Natale, per promuovere l’ultimo film della Sony che sarebbe decisamente stato ignorato dal pubblico e dalla critica, visti anche i capolavori natalizi programmati dalla concorrenza. Torniamo a Napoli, dove la cultura verrà finalmente rappresentata da Gigi D’Alessio, mentre i circoli quasi privati di radical chic che frequentano i teatri d’avanguardia, i vernissage e le presentazioni di autori classici e moderni, saranno confezionati meglio da una vetrina di Hermès a Via dei mille piuttosto che dal cellophane bianco che ricopre tutti i principali monumenti urbani.

L’atto di Giobbe include ovviamente l’autorizzazione per migliaia di case da gioco, dove recuperare da ludopati e camorristi, veri e propri, miliardi di tasse non più esigibili neanche con quel coacervo di Imu-Ici-Tasi-Tari-Tares-compagnia-bella, che ci ha perseguitato fino al sedici dicembre, lasciandoci nel dubbio di aver dimenticato qualche vessatorio contributo inevaso.

Torniamo in America, dove il PIL è salito al 5%, mentre in Campania sono aumentati del 300% i profitti dei manicomi privati e di altre cliniche private, omaggiate dalla distruzione del Sistema Sanitario ed al quale nessuna opposizione reale sembra volersi contrapporre, né quella vintage del Partito Democratico, né quella fantasy di De Magistris o dei Cinque Stelle ancora non epurati.

Guardiamoci in faccia, siamo a Natale, e non siamo affatto migliori dell’anno precedente. Nessuna rivoluzione sociale è in atto, ed anzi gli atti di egoismo e di furbizia sono sempre più loschi e meschini, nonostante siano inutili ed autolesionisti, mentre nessun politico o cittadino cerca in questo un nuovo percorso di innovazione, ma solo di aggregare un consenso elettorale, populista o di protesta che sia, ma comunque di delega totale, con il patto implicito di restare appunto nel caos indisciplinato e nell’anarchia comportamentale più completa.

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