La pandemia, l’economia e la fiducia

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La pandemia, l’economia e la fiducia
Repubblica.it ci informa che in Lombardia le giornate di shopping sarebbero diventate tristissime, e i clienti dimezzati. Eppure, dico io, nessuno ha chiuso negozi, centri commerciali, esercizi al dettaglio di ogni genere. Evidentemente non è stato il cosiddetto ‘coprifuoco’ (o la cattiveria del governo) a influire sulle attività economiche (sempre che il dato del dimezzamento sia vero). Evidentemente la crisi c’è di per sé, ed è associata alla pandemia, perché questa ingenera paura, sfiducia, e spinge a stare sulle proprie per evitare un contagio e la successiva trasmissione del virus in famiglia, perché a nessuno (tranne pochi pazzi) piace rischiare la salute in cambio di una camicia nuova o di un paio di mutande.
Il punto è proprio questo, ed è focale. Non c’entra niente il governo se la gente si ammala e muore. Non c’entra niente Conte, né centra Speranza, se è in corso una pandemia che crea insicurezza, tale da sconsigliare gli acquisti, tale da spingere molti a non uscire di casa comunque, se non per lavoro o per scuola. Non si rilancia l’economia semplicemente lasciando tutto aperto o facendo il 3×2: se circola un virus letale, del 3×2 la maggior parte dei cittadini se ne sbatte. La prima regola dell’economia è la fiducia, e oggi questa fiducia non c’è, almeno sino a quando non sarà battuto il virus e vedremo la luce in fondo al tunnel. La sanità, la salute, la sicurezza sociale sono l’a priori di tutto, a partire proprio dall’economia, non un residuo finale.
E poi, guardate, la sfiducia non è solo dei consumatori, ma anche dei produttori. Prendiamo il caso del cinema. Sono andato personalmente due volte al cinema a settembre, adottando tutte le misure possibili (mascherina, gel, distanza tra le poltrone). Ebbene la prima volta eravamo in tutto dieci, la seconda sei. Come la famosa particella di sodio nell’acqua Lete. Diciamolo, il cartellone non era granché. Sono state per prime le case di produzione a non avere fiducia delle sale, preferendo la distribuzione in streaming. Per dire, “Soul” della Disney, presentato alla Festa di Roma, è andato direttamente su Disney plus, saltando i cinema. E così Mulan II. È stata la prima volta nella storia. Dunque, che c’entra il governo se la sfiducia è in primo luogo dell’economia verso se stessa?
Diciamo la verità. Le attività economica e le categorie vogliono i soldi dall’esecutivo, e li avranno. Ma almeno abbiano il pudore di ammettere che c’è una crisi che li riguarda e che dipende dall’economia, dai mercati, dalla regola base della fiducia, non dalle chiusure del governo (che non esistono, almeno nel settore del commercio al dettaglio). E poi si dia un’occhiata alla stampa e alla sfiducia che sta seminando senza ritegno per meri interessi editoriali e perché così pensano di catturare lettori o far cadere governi. Se tutti (pur nella differenza di opinione) si remasse dalla stessa parte, forse saremmo più comunità e potremmo indebitarci di meno – e la lotta al virus sarebbe più efficace, perché indirizzeremmo gli aiuti non verso i privati ma verso la sanità pubblica. La pandemia necessita di una intelligenza sociale. A me pare, invece, che prevalga la stupidità di massa. Oppure un egoismo sociale ipertrofico, che ovviamente la destra coccola come un pupo.
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