La nuova oligarchia al potere

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

Il database

di Alfredo Morganti – 23 novembre 2015

Voi nemmeno immaginate quanto io abbia tentato di comprendere la nouvelle vague piddina. Ossia tutto questo agitarsi ‘rottamatorio’ prodotto dalla nuova oligarchia al potere. Pensate, ho persino acquistato il primo numero dell’U****, pentendomene subito dopo. Oggi, a distanza di mesi, scopriamo il vuoto politico che quella nouvelle vague sta ingenerando, a partire dalle nuove classi dirigenti, alla cui costruzione Renzi diceva di volersi impegnare. Ricordate la retorica del nuovo, dei giovani? Ecco. È evidente a tutti, pure a chi non lo ammette, che questo tentativo sta fallendo. Che il PD è un partito di cacicchi guidato dal super cacicco di Firenze, nulla più. E che il ricorso ai tecnici, ai prefetti, ai commissari, ai manager, al presunto ‘neutro’ insomma, ha una doppia valenza: indica, in primo luogo, che si sta scegliendo di ‘neutralizzare’ la politica, ma significa anche che sul mercato politico c’è poco in fatto di nuova classe dirigente. Il ritorno di Bassolino, per dire, indica proprio che il nuovismo è in fondo un cimitero degli elefanti, e che per rinnovare le classi dirigenti bisogna fare come facevano i grandi partiti di massa: dapprima si attaccavano i manifesti e si studiava, poi si dirigeva una sezione e si studiava, quindi, se eri bravo, concorrevi per qualche incarico locale politico o amministrativo (e studiavi), infine se eri bravissimo (e studiavi) potevi assumere incarichi nazionali. Insomma, si studiava, altro che tweet. Certo, anche in quel sistema c’erano falle, come in tutti i sistemi governati dagli uomini. Ma il punto vero è che si studiava e ci si metteva alla prova nel vivo della realtà politica, sociale, amministrativa, soprattutto di base. E forse era più meritocrazia quella che questa dei curriculum.

Oggi, dicevo, al vuoto politico si accompagna il vuoto organizzativo e delle classi dirigenti. E si capisce perché ciò accada, anche leggendo le interviste della Serracchiani. L’ultima in particolare a Repubblica. Quando le dicono che il renzismo forse non è stato capace di costruire una nuova classe dirigente, lei risponde che sì, c’è stata qualche difficoltà, ma “abbiamo costruito molto”. Sono anche partite, aggiunge, le nuove regole per le primarie, quelle che escludono la candidatura dei già sindaci (la cosiddetta ‘norma Bassolino’). E difatti le primarie, nella poetica della nouvelle vague renziana, servono proprio a ‘costruire molto’ la nuova classe dirigente. Ma che si è deciso in pratica? Udite: “abbiamo riordinato il database del PD” dice la Serracchiani. Dinanzi al caos del partito locale, delle primarie ingestibili (e già annullate altre volte), dei candidati che non ci sono, dei cacicchi che dettano le regole nei territori, il ‘nuovismo’ propone nientemeno che il “riordino del database”. Un’operazione comoda, digitale, fatta direttamente sul server, compiuta pigiando un tasto. Voilà. Una volta al primo segnale di crisi o di scollamento partivano gli emissari e si rinsaldava il rapporto tra centro e periferia mediante la discussione, un ascolto e un’attenzione reciproci. Oggi no, oggi, nel tempo della tecnica, si riordinano i database quale preludio all’insediamento dei ‘tecnici’ alla guida degli organismi politici e delle amministrazioni. Mi chiedo: perché non pensarci prima? Non serve nemmeno studiare granché. Basta manovrare un foglio di excel, basta conoscere office, basta applicare i comandi giusti, e la classe dirigente è rinnovata. A saperlo prima, perché perdere tanto tempo con la politica? Anzi, con le ‘risse’ e le ‘polemiche’ dei partiti? La soluzione era a portata di mouse, contenuta nel pacchetto office, e come la lettera rubata di Poe. Davanti agli occhi. Elementare Watson.

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