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di Luca Billi, 30 ottobre 2017
La sera del 30 ottobre 1938 la Cbs interruppe un programma di musica da ballo per annunciare che degli extraterrestri erano sbarcati, con atteggiamento apertamente ostile, nel New Jersey. Ovviamente non erano arrivati gli omini verdi: si trattava della geniale trovata di un giovane autore, tal Orson Welles, che aveva adattato per la radio il romanzo La guerra dei mondi dello scrittore di fantascienza Herbert George Wells. Lo stesso Welles interpretava la parte dell’annunciatore a cui era toccata la ventura di raccontare in diretta lo sbarco degli alieni.
La storia è nota ed è raccontata in molti film – con un evidente omaggio all’autore di Citizen Kane. In Radio days di Woody Allen quella trasmissione mette in fuga lo spasimante della zia Bea, che anche per colpa degli alieni deve mettere da parte il sogno di trovare finalmente marito. Secondo la vulgata quella trasmissione, nonostante fosse stata preceduta e seguita da un annuncio che si trattava di un programma di finzione, causò il panico, perché gli ascoltatori credettero davvero nell’arrivo dei marziani.
A dire il vero gli storici raccontano che non è andata esattamente così, non ci furono le scene di panico generalizzato che poi vennero raccontate e la trasmissione fu presa dalla grande maggioranza degli ascoltatori per quello che era: un’opera di finzione, uno spettacolo certamente ben riuscito. Un anno dopo le radio avrebbero annunciato un’altra invasione: quella della Polonia da parte delle truppe naziste e quella volta non era uno spettacolo, ma questa è evidentemente un’altra storia.
E allora perché si è creato un mito così duraturo su quella trasmissione? Naturalmente l’indole non proprio modesta di Welles contribuì molto all’affermarsi di questa leggenda, ma il vero elemento scatenante furono i giornali, che nei giorni successivi alla trasmissione cominciarono a scrivere articoli, enfatizzando episodi che pure c’erano stati, ingigantendo il numero delle telefonate ricevute quella sera dalla stazione radiofonica, contribuendo quindi a raccontare una cosa un po’ diversa da quella che si era effettivamente svolta. Poi i giornali cominciarono a citarsi a vicenda e ben presto una notizia non vera – o non del tutto vera – riuscì ad affermarsi nell’immaginario dell’opinione pubblica e diventò vera.
Questo interesse quasi morboso della stampa era legato al fatto che la vera protagonista della storia era la radio, un mezzo giovane, potente, che si stava rapidamente imponendo e che era visto come un concorrente, se non come un vero e proprio pericolo dal tradizionale mondo della carta stampata.
Quando parliamo di fake news e del difficile rapporto tra i mezzi di informazione tradizionali e la rete, dovremmo ricordare questa storia.
Signore e signori, è la cosa più terribile alla quale abbia mai assistito…