LA NOSTALGIA DELLE STELLE
La Lettura n. 521 di Domenica 21 Novembre a pag. 12 riporta un interessante articolo-intervista alla astrofisica Ersilia Vaudo Scarpetta dell’Agenzia Spaziale Europea, dove si illustrano le prospettive di esplorazione del Cosmo negli anni a venire. Ivi si discute del ritorno alla Luna nel 2025, delle prossime spedizioni a Marte per riportare a Terra campioni marziani, dell’enorme osservatorio spaziale J. Webb Space Telescope che a grandissima distanza da noi si fermerà galleggiando nel vuoto cosmico a scrutare l’Universo. Massima attenzione sarà poi data a una delle Lune di Saturno che racchiude segreti sotto un guscio di vapore, e dove si spera di trovare indizi sull’origine della vita. Le imprese spaziali come è logico sono frutto di collaborazioni dei tanti paesi europei e si basano ovviamente su tecnologie di punta le quali hanno una importante ricaduta terrestre. Si è capaci di atterrare (si fa per dire) su una cometa a 500 milioni di Km di distanza, fotografare le prime galassie: l’ESA è divenuta il primo fornitore di dati spaziali, obbiettivi preclusi alle singole Nazioni.
Un punto interessante dell’intervista è quello dove Ersilia Scarpetta fa cenno all’origine del verbo desiderare: essere lontani (de) dalle stelle (sideris). È qui che vorrei soffermarmi, sul significato letterale originario e le domande che suscita. L’esplorazione spaziale fondata sulle conoscenze scientifiche e resa possibile dalla tecnologia, ci rivelerà al segreto dell’Universo, ci avvicinerà alle stelle?
Desiderio significa letteralmente “mancanza di stelle”, nel senso di avvertirne la lontananza, l’assenza. Nel linguaggio dei marinai, quando non c’erano satelliti artificiali a cui affidarsi, constatare l’assenza di un astro magari oscurato dalle nuvole significava delusione, anche angoscia per chi navigando anelava trovare la giusta rotta per tornare al porto, alla Patria. Qui è racchiusa una profonda metafora. Il desiderio prende mille forme, ma è sempre la percezione di una mancanza, il sentimento di ricerca appassionata. E’ una tensione per riavvicinarsi, riunirsi, ritrovarsi.
Ci sono molti modi di approssimarsi alla “mancanza di stelle”, di ridurre idealmente la distanza che ci separa da esse. Tanti come i cammini individuali che si aprono davanti a noi tracciati da un saggio destino. E ognuno potrà in cuor suo interrogarsi. Il vero mistero a mio modo di vedere è la futura relazione dell’essere umano con le Stelle. Scrivo Stelle in maiuscolo perchè a mio avviso non sono solamente astri rotolanti né sfere di ghiaccio o plasmi in esplosione.
Col passo degli anni, ho realizzato che ogni rappresentazione del mondo materiale con formule, diagrammi e immagini strabilianti ed ogni ardita teoria non è che una visione unilaterale. Oggi mi creano disagio perchè una concezione del mondo deve prendere le mosse dall’essere umano. Al cuore del mistero c’è la consapevolezza che non ho bisogno solo di una descrizione e spiegazione dell’Universo materiale ma di una nuova connessione del mio sentire e del mio volere con il Cosmo.
Mi crea disagio quell’insistere sulla nebbia primordiale, perchè mi interessa cominciare dall’ultimo elemento sorto, mentre è nella logica della scienza svilupparsi in senso contrario allo scorrere del tempo. L’essere umano invece deve capire da se stesso il proprio essere, e ciò avviene in contrapposizione al mondo circostante. La coscienza dell’essere umano attuale, mutuata dal modello scientifico, si basa sul fatto che egli si pone di fronte alla Natura con la propria individualità. È la forza della scienza naturale e delle sue conquiste, ma è anche il suo limite. La realtà propria di colui che conosce viene tacitamente premessa nell’indagine.
Poi la scienza commette l’errore di voler spiegare l’essere umano partendo dalla Natura e da ciò che ha indagato. Ma solo dalla premessa della propria entità umana segue la possibilità di conoscere la Natura. Infatti, sperimentare l’essenza propria dell’Io non avviene secondo leggi naturali ma secondo leggi morali, spirituali. Di fronte alla Natura sperimentiamo il nostro essere che sa studiarla e descriverne aspetti materiali. Ma sperimentiamo l’essenza della Natura in noi stessi.
In altre parole. Vuoi capire realmente il mondo? Guarda nelle profondità dell’anima tua. Vuoi conoscere l’essere tuo proprio? Guarda per tutti i versi il mondo.
Aggiungo che la Creazione si cela dietro le apparenze che fotografiamo e diagrammiamo. Dapprima ci fu una lenta discesa di forze cosmiche spirituali nella realtà fisica, esse modellarono la Natura e l’essere umano a partire da Realtà superiori. Poi è avvenuta la separazione progressiva da queste forze di origine, ed è cominciato lo sforzo dell’essere umano per affermarsi e fortificarsi nel mondo esterno senza più il sostegno iniziale. E qui si origina il nostro anelito a risalire, a ritrovare le Stelle, attraverso il nostro impegno interiore per stabilire una nuova armonia col Divino. Ecco in poche parole l’interpretazione che do della nostalgia delle Stelle.
Collocato nel mondo dei sensi, l’abitante terrestre è certamente capace di contemplare il mondo esteriore di forma beatificante, osservando immagini spettacolari di onde gravitazionali, galassie lontanissime, stelle in formazione, neutrini elusivi ed altre meraviglie. Ma è prevalsa una visione esterna, di superficie. Questi mondi in movimento si considerano come un immenso meccanismo. La Terra, un modesto pianeta. Elevando lo sguardo alle meraviglie del mondo stellare, siamo sicuri del significato del cosmo quando esso si rispecchia in un umano che lo contempla. Ne sorge il sentimento che l’essere umano è edificato dal vasto mondo circondante e ne è l’abitante culmine in continua evoluzione.
Certo, può sorgere, nelle anime più sensibili, un sentimento di inadeguatezza di fronte agli ideali morali raggiunti dalla Umanità. Quanto è distante l’umano dagli elevati ideali morali che pure può albergare nella sua anima! Perché una cosa è così lontana dall’altra? Perché tra la contemplazione del mondo esteriore facilitata dalla scienza e quella dell’anima nostra c’è questa profonda frattura? Perché ci sembra di trovare significato nelle meraviglie esterne e non riusciamo a trovarne in noi stessi? Non sarà che il nostro pensare non è decisivo, non è un buon giudice di fronte alla realtà? Non sarà che abituati e svegli come siamo alle impressioni dei sensi, siamo addormentati per tutto ciò che sarebbe riconosciuto come spirituale se fosse accolto?
Nella epoca anteriore a Cristo non si osservavano i cieli nella forma prosaica ed astratta di oggi. I saggi parlavano delle Stelle come se fossero degli Esseri viventi, e ciò non era dovuto a fantasia o a una scienza allo stato primitivo, ma alla percezione spirituale delle vastità stellate. Non vedevano una superficie con dei punti di luce come adesso, ma qualcosa di spirituale che li faceva parlare degli astri come di esseri animati e vivi. Essi vedevano i cieli stellati, come pure i regni minerali e vegetali della Terra, nella loro realtà spirituale, dotati di anima.
Dobbiamo riandare nel nostro cammino per trovare un punto di appoggio in questo enigma.
FILOTEO NICOLINI
Immagine: REMEDIOS VARO, Sin Tìtulo.