La migrazione degli staff

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 16 marzo 2017

A me questa cosa dei retroscena giornalistici, dove c’è sempre un capo politico che parla con i suoi, si confida, sottolinea, si apre con loro, sbotta, e non fa altro che puntualizzare ed esternare, parlando a nuora (i ‘suoi’) perché suocera (i lettori) intenda, mi sembra una cosa dell’altro mondo. Io, nel mio piccolo, di qualche staff ho fatto parte negli anni trascorsi. E non è che lavorassi con persone sempre pronte a confessarsi e a spiegare. Il dovuto, insomma, l’essenziale, niente più. Non quanto ci raccontano la Meli e De Marchis, che testimoniano di un profluvio di parole che, ogni giorno, inonderebbe i collaboratori i quali, poverini, li immagino sempre più inermi e inebetiti da cotanto ciarlare. Ce li vedo i politici, mentre prendono da parte quelli dello staff che si occupano di comunicazione o della corrispondenza, li mettono in un angolo o li fanno sedere sul divano, e poi confessano tattiche e strategie come se fossero Orazio Nelson prima della battaglia di Trafalgar. Io credo che più di qualcuno di questi poveri collaboratori ne esca alla fine distrutto, e stufo di quello che tutti i santi giorni si confessa coi ‘suoi’, come davanti alla mamma o all’analista, e spiega cose o si sfoga preoccupato. Avete presente la scena di Troisi sugli uccellini di San Francesco? Proprio quella: “Steve continuamente int’ ‘e recchie ‘e sti’ poveri bestie ca si chelle vulevano essere ‘nu poco tranquille, no? non lo so, secondo me gli uccelli nun ‘o suppurtavano cchiù a San Francesco. Appena ‘o vedevano arriva’, qualcuno: «Sta arrivando San Francesco…» E ciù ciù ciù! Tutte quante ca fujeveno ‘a copp’ a ll’alberi…secondo me, è colpa ‘e San Francesco, si è nata ‘a migrazione ‘e gli uccelli…”. Ecco. Dalla migrazione degli uccelli a quella degli staff, se continuano con le chiacchiere a schiovere e i retroscena, il passo sarà molto breve. Vedrete.

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