Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La guerra e il mare
Siamo tra l’incudine e il martello, la nostra coscienza lo è. L’incudine della guerra e il martello delle stragi in mare. In entrambi i casi, sono i poveri disgraziati a subirne le più tragiche conseguenze. Da una parte, popoli interi sotto le bombe, mentre le classi dirigenti disegnano sorde e cieche improbabili strategie belliche. Dall’altra fiumi di persone che affrontano il mare per cercare un’altra vita. Ai primi, lor signori rispondono dicendo: grazie del vostro eroismo patriottico, combatteremo fino alla vittoria. Alle seconde, invece, l’unica cosa che i governi sanno dire è: fermiamo le partenze. Non una parola di pietà, ma solo una sorda chiusura, la stessa che non serve a evitare le stragi.
I corpi che galleggiano in mare sono lo specchio dei civili che subiscono i bombardamenti e il gelo. Un destino comune di sofferenze indicibili per chi non conta nulla, non decide nulla, ma ne subisce le conseguenze – e per chi vede il proprio destino mal riposto nelle mani di ceto politico, governi, potenti e potentati, lobby e lobbisti attenti solo ai propri vantaggi. Sono fratelli quelli che muoiono in guerra e quelli che affogano in mare – sono carnefici quelli che antepongono le proprie ambizioni personali e gli interessi che rappresentano alla vita e alla pace di ultimi e penultimi. A oriente come a occidente, perché il male e il torto sono ovunque.
Oggi è un altro giorno triste. Difficile cavare, dalla rappresentazione della morte e dalle ingiustizie profonde che segnano la nostra vita, buoni auspici.