LA GUERRA COME LA FANNO I RUSSI

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Gilbert Doctorow

LA GUERRA COME LA FANNO I RUSSI

Quello che sto per dire dovrebbe essere evidente a chiunque segua da vicino il trasferimento delle forze russe in Ucraina e abbia un ricordo di ciò che lo stesso stato maggiore russo aveva fatto in Crimea e poi ripetuto nella campagna siriana. Purtroppo, il pubblico occidentale non trova queste osservazioni su CNN, BBC, The Financial Times e New York Times, per non parlare dei meno rinomati canali televisivi e della carta stampata che forniscono il 99% delle (dis)informazioni che il pubblico riceve quotidianamente sul conflitto ucraino e molto altro. I loro produttori, i comitati editoriali, il loro staff giornalistico si guardano l’un l’altro o si limitano a contemplare i loro ombelichi. Da alcuni anni vivono in un mondo virtuale e prestano poca attenzione al mondo reale. Posso solo essere sorpreso dal fatto che un attento osservatore alle opportunità commerciali come Zuckerberg abbia impiegato così tanto tempo per lanciare Meta.

Oggi vorrei sottolineare tre punti su come i Russi stanno conducendo la loro campagna militare in Ucraina.

Il primo punto è una generalizzazione delle osservazioni di ieri sul trattamento umano riservato ai militari nemici. Questo tipo approccio alla pratica bellica deriva dalla consapevolezza che i soldati sono un’ancella della diplomazia e della politica, non viceversa, come è avvenuto in ognuna delle grandi guerre che gli Stati Uniti hanno combattuto e poi perso negli ultimi trent’anni. Questo è il motivo per cui i Russi non praticano lo “shock and awe”, che è lo stile di guerra americano.

Il secondo punto è strettamente legato al primo. L’ascesa della capacità militare russa nell’ultimo decennio non è stata definita dalla loro celebre tecnologia missilistica ipersonica all’avanguardia o dal drone nucleare sottomarino Poseidon. Dopotutto, in ultima analisi, una volta stabilita la parità nei mezzi di deterrenza nucleare, queste armi [ultrasofisticate] diventano inutili nei comuni conflitti che vediamo dovunque e in ogni epoca. In definitiva, ciò che conta per proiettare la forza a livello regionale, il campo operativo della Russia, sono le armi convenzionali, che possono essere e vengono utilizzate nel tentativo di risolvere conflitti irrisolvibili se non con la forza delle armi. Questo è esattamente il campo in cui i Russi hanno sorprendentemente raggiunto [e superato, n.d.t.] gli Stati Uniti, sorpassando, per inciso, tutta l’industria delle armi dell’Europa Occidentale in termini di qualità e quantità.

Quindi, ora i Russi hanno i loro “giocattoli da ragazzi grandi”, che hanno progettato, prodotto e distribuito alle loro forze di terra, di aria e di mare. Lo hanno fatto a prezzi stracciati. Ma li usano con parsimonia e in modo dimostrativo, piuttosto che come brutali strumenti di distruzione di massa. Questa è una differenza fondamentale rispetto allo stile di guerra americano.

Il terzo punto è che c’è continuità nel comportamento militare russo, e questo lo rende prevedibile. Nell’acquisizione della Crimea, il punto di svolta a favore della PsyOp russa era stata la loro capacità di interrompere completamente le comunicazioni militari del nemico ucraino, così che le unità sul campo avevano perso i contatti con i loro comandanti e si erano trovate a dover scegliere tra resa o diserzione, opzione quest’ultima a cui aveva subito aderito la vasta maggioranza della truppa, demoralizzata e confusa. Ci sono prove che la stessa tecnica venga praticata oggi dalla Russia in Ucraina.

Ieri, chiunque avesse visto Euronews su uno schermo e la televisione di Stato russa su un altro sarebbe rimasto perplesso di fronte alla copertura totalmente contraddittoria da parte di entrambe riguardo alla sorte di un distaccamento armato delle guardie di frontiera ucraine di stanza su un’isola nel sud-est dell’Ucraina. Euronews aveva riportato il discorso del presidente Zelensky, che aveva conferito l’onorificenza postuma di Eroi dell’Ucraina all’intero distaccamento, che, secondo quanto riferito, aveva resistito alle forze russe attaccanti ed era stato massacrato. Nel frattempo, il notiziario russo stava mostrando quelle stesse guardie di frontiera sedute ai tavoli a firmare dichiarazioni giurate per la deposizione volontaria delle armi, in attesa del rimpatrio verso casa.

Zelensky era impegnato in una propaganda sfacciata? No, era semplicemente disinformato perché il distaccamento aveva completamente perso i contatti con il comando di Kiev e le truppe avevano temuto il peggio. Questo è ciò che i Russi avevano praticato con tanto successo nella loro campagna in Crimea nel 2014.

Infine, desidero condividere un altro modello che definisce il comportamento militare russo di oggi, che deriva dalle operazioni della campagna siriana per distruggere i gruppi terroristici sostenuti dagli Stati Uniti in quel Paese. In Siria, l’esercito russo aveva istituito unità speciali per separare sul campo i terroristi non buoni da quelli veramente molto cattivi. I primi potevano deporre le armi e tornare a casa dalle loro famiglie. Gli ultimi erano stati combattuti fino all’ultimo e “neutralizzati”.

Questo sforzo lento e scrupoloso per distinguere i nemici che possono essere riportati nella società civile da quelli che non possono è tipico dell’attuale modo russo di condurre una guerra e merita molta più attenzione di quella che riceve dai nostri media. È sicuramente il risultato dalla formazione psicologica avanzata degli ufficiali incaricati. Ed è una mentalità completamente diversa dalle tecniche di “controinsurrezione” che David Petraeus aveva reso popolari e famose nella guerra in Iraq.

Gilbert Doctorow

Fonte: gilbertdoctorow.com
Link: https://gilbertdoctorow.com/2022/02/26/the-russian-way-of-war/
26.02.2022
Tradotto da Papaconscio per comedonchisciotte.org

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