La green economy come ideologia

per mafalda conti
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La green economy come ideologia
Quando sento parlare di green economy metto mano alla pistola. E non perché io sia un No-Eco, tutt’altro. Penso che la salvaguardia dell’ambiente, della natura (e con essa della vita umana e delle altre specie viventi) debba essere un nostro obbligo di condotta, direi un pezzo consistente del nostro ethos. In realtà, il termine “green economy” sta lì a indicare che si possono (anzi devono) fare soldi con l’ambiente, e che quella è soltanto un nuovo pezzo di mercato, una sua estensione. È come se dicessimo: se non si facessero soldi con l’ambiente, al diavolo il pianeta.
Ora, io penso che non ci sarà salvezza se non cambieranno molte cose, a partire dai nostri comportamenti, dalle nostre condotte, dai nostri cosiddetti stili di vita. Non è che l’elettrico o le energie rinnovabili da sole possano bastare a cambiare il mondo (nonostante le campagne pubblicitarie ci inducano a ritenerlo). Questa illusione è solo un sogno “tecnico” direi, uno dei tanti. Anzi: il giorno in cui ci diranno che la soglia del CO2 si è abbassata al punto tale da stare tranquilli per ancora qualche anno, da quel giorno stesso il nostro stile di vita consumista, caotico, affollato, i nostri assembramenti, il nostro usare e gettare tutto quel che abbiamo, pur se ancora integro o funzionante (anzi tanto più!), questo nostro stile di vita ne risulterà rafforzato, confermato, legittimato. E sarà, perciò, il trionfo della nostra attuale condotta, dei nostri sperperi, del nostro gozzovigliare mentre c’è mezzo pianeta che muore di fame o sopravvive appena.
Dietro la green economy vedo il trucco ideologico, vedo un progetto di conservazione del mondo attuale ancor più saldo di quello che ci propongono oggi. Sono fermamente convinto, invece, che solo una cosa ci salverà davvero, o potrebbe salvarci: il cambiamento radicale delle nostre attuali condotte, quelle fondate sul consumo di tutto e tutti (cose e persone, quasi più le persone), e che sono basate sul superfluo, sull’indifferente, sull’insensato, sul marginale, rispetto a ciò che conta di più, ossia il rispetto e la cura dell’Altro. Se non cambierà questo modo di vivere, che oggi è dominante e contrassegna profondamente i nostri destini individuali e di specie, temo proprio che i nostri figli e nipoti avranno vita dura. Durissima.
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