di Luigi Altea 19 gennaio 2019
Finché c’è insoddisfazione c’è speranza.
Nessun cambiamento, nessun progresso è possibile senza gli insoddisfatti, senza coloro che osano accarezzare il mondo contropelo, che sanno sottrarsi all’omologazione, e che rifiutano il pensiero dominante.
Dall’insoddisfazione nasce il desiderio, che è la spinta verso qualcosa che ci manca, di cui avvertiamo l’assenza, e di cui sentiamo il bisogno.
Anche nella vita politica ci muoviamo inseguendo un desiderio…
Io non ho alcun desiderio di Calenda, di Pisapia, di Bonino, di Giachetti, perché non sento la mancanza di chi vuole salire, comandare, prendere.
Ho un gran desiderio, invece, di una Sinistra, perché sento il bisogno di persone che sappiano scendere, servire, condividere.
La Sinistra è la grande assente in questo momento in Italia.
La Sinistra senza aggettivi. Né plurale, né aperta, né larga.
Sinistra, e basta.
Chi aggiunge un aggettivo sta pensando ad altro.
Chi la vuole plurale immagina che possa fare anche il centro e magari anche un po’ la destra.
Chi la vuole aperta spera di farci entrare anche persone che, invece, dovrebbero uscire.
Chi la vuole larga pensa di farci stare anche il Jobs Act, la Buona scuola e il decreto Minniti.
La Sinistra deve prima decidere di essere Sinistra.
Poi, se saprà piantare le tende nello sconfinato accampamento degli uomini, scoprirà anche che cosa dovrà fare.
Ri-scoprirà che i cittadini non sono numeri da affidare alla Ragioneria dello Stato, ma sono persone di carne, di testa, di cuore, di passioni, di bisogni, di lacrime.
So bene che occorre essere realisti e restare con i piedi per terra.
Credo anche, però, che senza un sogno che ci faccia vedere la vita non per come si presenta, ma per come potrà essere, nulla cambierà.
Nella ridotta della Sinistra c’è ancora un po’ di fumo.
Lasciar morire i sogni vuol dire prepararsi a raccogliere la cenere, anziché affrettarsi per ravvivare il fuoco.