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di Gustavo Piga 2 agosto 2015
Il commento di Gustavo Piga all’intervista rilasciata dal filosofo tedesco Habermas.
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“È difficile fare più danni di così. Eppure il governo tedesco ha fatto questo quando il ministro delle Finanze Schäuble ha minacciato l’uscita della Grecia dall’euro, rivelandosi quindi spudoratamente come il supremo rigorista europeo. In quell’occasione, il governo tedesco ha per la prima volta affermato manifestamente la sua egemonia in Europa – è comunque così che è stato percepito nel resto d’Europa, e questa percezione definisce la realtà che conta. Temo che il governo tedesco, compresa la sua fazione socialdemocratica, si sia giocato in una notte tutto il capitale politico che una Germania migliore aveva accumulato in mezzo secolo – e per “migliore” intendo una Germania caratterizzata da una maggiore sensibilità politica e mentalità post- nazionalista“.
Concordo con questa frase del filosofo tedesco. Il passaggio sottolineato: perché Habermas ha sentito la necessità di aggiungerlo? E’ fondamentale quel passaggio.
E’ possibile infatti che Merkel e Schäuble abbiano intenzioni e siano in procinto di attuare strategie verso la Grecia solidari. E’ molto possibile che abbiano ragionato tenendo conto della necessità di fare la faccia cattiva per ottenere l’ok del Bundestag, del Parlamento tedesco, e convincere un’opinione pubblica nazionale oggi avversa ad un accordo e favorevole piuttosto ad un Grexit. Per poi passare invece a deliberare il riscadenziamento del debito greco, su cui le 7 pagine del documento dell’eurogruppo erano rimaste non a caso particolarmente vaghe.
http://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2015/07/12-euro-summit-statement-greece/
Ma, come dice Habermas, quello che conta è la percezione, colei “che definisce la realtà”. La percezione che rimane è quella di una Germania onnipotente e onnivora, e nessun accordo “sotterraneo”, per quanto solidale, per esempio sul debito, rimuoverà facilmente questa visione.
E’ questa visione che conta, che ispira i movimenti nazionalisti e populisti a soffiare sul fuoco dell’anti-europeismo e a raccogliere consenso. Essa prefigura la fine, domani, tramite l’unico canale rilevante, quello delle elezioni nazionali, di un’Europa Unita che pare sempre più un miraggio prima ancora che un sogno.
Ed è vero che le responsabilità dei leader tedeschi a riguardo di questa “percezione” sono enormi. Ricordiamo ben altri leader, come Kohl, che con opposizioni nei sondaggi e istituzionali (vedi Bundesbank) ancora più feroci e diffuse di quelle odierne seppero imporre la loro volontà esplicitamente e convincere un elettorato confuso e sospettoso (quello della Germania dell’Ovest) dei vantaggi della solidarietà verso la parte più bisognosa (quella dell’Est).
E a poco serve dire che la Grecia non è la Germania dell’Est: se la Germania vuole l’Unione monetaria non può adoperarsi per metterla a rischio. Altrimenti si decida ed esca essa stessa dall’Unione dell’euro: cosa che evidentemente non vuole fare. Ma nessuno può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Se la Germania vuole l’Unione deve, come per ogni unione, simbolicamente accettarla, abbracciarla.
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“Io non capisco come un ritorno agli Stati-nazione da gestire come grandi società di capitali in un mercato globale possa contrastare la tendenza alla de-democratizzazione e alla crescente diseguaglianza sociale, a cui, appunto, assistiamo anche in Gran Bretagna.”
E’ un punto importante, questo di Habermas, una risposta ovvia a chi oggi dice, con ancora più forza di prima dopo la drammatica escalation greco-tedesca, che “euro=austerità” e che il trilemma “euro-democrazia-austerità” da noi forgiato su questo blog (con il quale intendiamo che delle tre cose solo due sono capaci di sopravvivere insieme) è sbagliato. Che bisogna dunque uscire dall’euro per far smettere l’austerità.
http://www.gustavopiga.it/2012/il-vero-trilemma-europeo/
Chi dice questo si illude di trovare al di fuori dell’euro un mondo miracolosamente “democratizzato”, privo di “disuguaglianze sociali”. E come avverrebbe questa magica trasformazione del ranocchio in principe? Non è dato sapere: è ovvio che se non la si sconfigge prima, l’ideologia che impone austerità e liberismo standardizzato, essa permarrebbe pure fuori dall’euro. E che, altra faccia della stessa medaglia, se vi è la forza politica di uscire dall’euro vi è ancor prima quella di liberarsi dall’austerità.
La battaglia è una sola: via dall’austerità tramite l’azione politica, altro che via dall’euro. Vincendo la prima, ti tieni la forza globale unificante di una moneta comune e ridai sviluppo equo ovunque.
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“Tali tendenze possono essere contrastate, semmai, solo con un cambio di orientamento politico, portato avanti dalle maggioranze democratiche in un “nucleo europeo” più fortemente integrato. L’unione monetaria deve acquisire la capacità di operare a livello sovranazionale. Alla luce del caotico processo politico innescato dalla crisi greca non possiamo più permetterci di ignorare i limiti del metodo attuale di compromesso intergovernativo“.
Da tempo Habermas fa questo salto illogico, pericoloso, sospetto: che facendo fare un passo ancora più in alto all’Europa si risolvano i problemi in basso. Non è così: la foresta è fatta di alberi, se mancano questi la foresta sparisce. L’Europa politica nascerà solo dalla disponibilità unanime dei singoli Stati a cedere sovranità fiscale. E questo avverrà solo quando ci si sentirà “protetti” maggiormente dall’Europa che non al proprio interno, ovvero quando vi sarà la certezza in ogni Stato che la solidarietà che si è sempre avuta nazionalmente sarà ancora presente a livello europeo. A sua volta questo potrà avvenire solo quando l’Europa si sarà mostrata generosa, in maniera esplicita e convinta. Fino a quando ciò non avverrà, la proposta di Habermas equivale a cedere controllo politico globale a un’entità oggi già dominante, onnipotente e omnivora: la Germania o perlomeno quella che essa è divenuta nell’immaginario collettivo, un orco che mangia la democrazia.