La funzione di un libro

per Luigi Altea
Autore originale del testo: Luigi Altea

di Luigi Altea 10 maggio 2019

Ero ancora un ragazzino e percepivo uno stipendio di 43 mila lire, delle quali tremila erano destinate al pagamento dei libri.

Puntualissimo, l’agente della Einaudi, alla fine di ogni mese veniva a trovarmi negli uffici dell’azienda milanese dove lavoravo.

Riscuoteva la rata, mi lasciava il nuovo catalogo, scambiavamo qualche parola e se ne andava.

Il tutto frettolosamente, sia perché avveniva in orario lavorativo, sia perché Einaudi era considerato un editore comunista, e il suo “esattore” non voleva crearmi problemi nell’ambiente del mio lavoro.

Dopo qualche mese fui io a dirgli di non preoccuparsi e che, anzi, poteva chiamarmi apertamente “compagno”.

Pensavo allora, e continuo a pensare adesso, che in democrazia non ci sia nulla di meglio che dichiararsi per quello che si è, senza infingimenti, senza trucchi e senza inganni.

Sono convinto che una delle cause dei guai che angustiano la nostra vita, in questi disgraziatissimi anni, sia la propensione al mascheramento, alla finzione, alla simulazione.

C’è chi scrive articoli fascistissimi e si ripara dietro l’etichetta di giornalista liberale.

C’è chi è liberale e vuole apparire di sinistra fregiandosi del simbolo del PSE.

Ognuno dovrebbe sempre mostrarsi per quello che è, e accettarne le conseguenze…

La foto che ho postato raffigura due “colleghi” editori.

Uno ha pubblicato l’opera completa di Antonio Gramsci, l’altro ha pubblicato il libro di Matteo Salvini.

Chiunque ha diritto, liberamente, di farsi un’opinione e di scegliere.

Io conservo gelosamente le vecchie ricevute dei pagamenti rateali alla Einaudi.

Sono come delle reliquie: un pensiero di Gramsci, una poesia di Pavese, un racconto di Calvino…

In ogni caso un libro può aiutarci ad interpretare in modo non banale ciò che avviene attorno a noi, può stimolarci ad interrogare noi stessi, può suggerirci il modo di stare al mondo, e in relazione con gli altri.

Può ricordarci chi era Antonio Gramsci e chi è Matteo Salvini.

L’editore Polacchi ha detto di essere fascista e, bisogna ammetterlo, ha detto una cosa esatta.

Quando riuscirà a far capire agli italiani chi è veramente il ministro dell’Interno, avrà fatto anche una cosa giusta.

 

 

 

 

 

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